Dal 28 settembre al 1° ottobre nelle vie del centro storico di Palermo è andato in scena Sherbeth 2017.
L’entusiasmo dei residenti per il festival internazionale del gelato artigianale –edizione numero 9– ha preso corpo con il passare dei giorni. L’apertura di giovedì sera sembrava non avere scaldato più di tanto il cuore di palermitani e turisti.
Finirà con un vero bagno di folla nel fine settimana, le presenze sono state 400mila.
Cose da sapere prima di andare a Sherbeth Festival 2017
Domenica pomeriggio, in ognuno degli stand, le file di persone in attesa di provare i 45 gusti proposti dai gelatieri erano impressionanti.
Atmosfera generalizzata di festa, chioschetti, sorbetti e granite, laboratori, cooking show, incontri e spettacoli in giro per le strade e le piazze di Palermo.
Caos calmo, divertimento, passeggiate, famiglie, moltissimi giovani. E ancora, assaggi appassionati, chiacchiere, molti apprezzamenti, qualche bocciatura.
L’evidenza è che i palermitani desiderano una città pulsante, ad accontentarli questa volta sono stati alcuni tra i migliori gelatieri artigianali italiani felici di essere la vera attrazione della festa.
Allo Sherbeth hanno portato sapore e piacere, euforia e impegno, al diavolo la stanchezza!
Ma se permettete ora veniamo a noi. Quali sono stati i gusti presentati a Sherbeth 2017 che si sono stampati nei nostri palati e che ci piacerebbe riprovare subito?
ASSOLUTO DI ZENZERO – STEFANO FERRARA
Equilibrato, calmo, sorridente, sincero. Da Stefano Ferrara (Il Pinguino di Roma) non ti aspetti un gelato intransigente che va dritto al punto. Invece.
“Assoluto di zenzero”: non poteva che chiamarsi così il gusto di zenzero in purezza che stuzzicava il palato spingendo sul piccante e lo rinfrescava a lungo. Bello a vedersi, dal colore solare, è rimasto impresso a lungo.
Gradevolmente eccessivo anche “Stragianduia”, in concorso, premiato dalla giuria tecnica dello Sherbeth con la terza posizione.
RESPIRO D’ESTATE – TAIZO SHIBANO
Forse il presidente della giuria tecnica con un verdetto discusso ha voluto scuotere i gelatieri italiani. Forse, invece, è solo meritocrazia, fatto sta che la vittoria di due giapponesi al festival del gelato artigianale italiano ha lasciato di stucco.
Ex aequo al concorso Procopio Cutò, Taizo Shibano, considerato un fuoriclasse in Giappone, ha convinto anche noi con “Respiro d’estate”, sorbetto di ananas, sedano e mela. Un gelato non creato a immagine di quello nostrano, ma che lo ha rispettosamente interpretato, sentendolo proprio.
E se la struttura sembrava un po’ sabbiosa, il sapore riusciva a sorprendere. Spiazzante quanto volete ma buono.
NOCE E ZENZERO CANDITO – GIANFRANCESCO CUTELLI
Insomma, l’aspetto nel gelato, conta o non conta?
Per l’uomo di sostanza Gianfrancesco Cutelli (De Coltelli, a Pisa e Lucca), l’aspetto del gelato non conta più di tanto. Del resto lui studia la struttura ma punta tutto sul sapore.
Un Babbo Natale chic, pigro, schietto ma abbastanza impenetrabile, molto interessato ai migliori spaghetti ai ricci di mare di Palermo.
Il suo gusto, “Zenzero candito e noci”, era tecnico, malizioso e pungente, pizzicava con accortezza poi ammiccava alla dolcezza.
AMARETTO DI MOMBARUZZO – VINCENZO PACE
Vincenzo Pace (Il Pinguino di Torino), riservato e mite, ha proposto un gelato all’amaretto di Mombaruzzo (provincia di Asti) che si è scoperto una grande rivelazione.
Amaro ma non troppo, dolce ma non troppo, ha rapito gourmet e golosi, ecumenico, veniva apprezzato da giovani e meno. Lodato persino da chi non ama l’amaretto (sentito con queste orecchie) forse per l’uso delle armelline, gli amari semi di albicocca che mitigavano la dolcezza dell’amaretto.
ORZO ANTICO – SIMONE DE FEO
Tirato, meno giocoso del solito, Simone De Feo non è l’orso che poteva sembrare allo Sherbeth. E per convincersi della sua bontà bastava provare il gusto portato a Palermo: orzo antico.
Modernità scritta a chiare lettere che affonda nella nostalgia da ex bambini capricciosi come noi, cresciuti a orzo perché il caffè, a quell’età, non si poteva.
Un gelato dalla struttura soave, la migliore.
COFFE BREAK – ANTONIO MEZZALIRA
Gusto tecnico e ruffiano per Antonio Mezzalira (Golosi di Natura a Gazzo Padovano).
Pronto, capace, disponibile, il gelatiere veneto ci tiene a piacere, questa volta c’è riuscito con un gelato dalla struttura leggera ma intenso nel sapore di caffè tostato macinato a freddo.
INGAUNO – ROBERTO GALLIGANI
Il nome del gusto è dedicato agli abitanti di Albenga, in provincia di Savona, dove Roberto Galliani (Casa del Gelato) ha la sua gelateria.
Curioso l’uso della noce di Macadamia, ingrediente dolce e sensuale, abbinato alla più consueta nocciola, contrappuntati dall’acidità dei frutti di bosco.
PANE BURRO E MARMELLATA – SIMONA CARMAGNOLA
Capelli rasati, piercing e tatuaggi. Eppure l’aspetto di Simona Carmagnola (Pavè, Milano), allieva di Gianfracesco Cutelli, fa a cazzotti con la ragazza timida che è.
Se l’aspetto inganna, il gusto rivela. Dolce, poco interessato ai richiami salutisti presenti ormai anche nel mondo del gelato, “pane, burro e marmellata” riesciva non si sa come a far sentire ognuno dei 3 ingredienti, e persino la giusta croccantezza del pane in mezzo al gelato.
FIOR DI LAVANDA – ALFANI, BALERNA, BERNARDINI e NANETTI
Chiunque sia stato almeno una volta nella piccola gelateria di Valerio Alfani, Jacopo Balerna, Maurizio Bernardini e Fabio Ninetti, sa che i 4 bolognesi, gelatieri molto amati in città (Galliera 49), conoscono l’importanza, anche promozionale, dei gusti “diversi” e sperimentali.
“Fior di Lavanda”, quello proposto allo Sherbeth, era in realtà meno eccentrico del loro aspetto, colpiva per freschezza e leggiadria, e per il bel colore tenue.
SORBETTO DI SENAPE DI DIGIONE – OSVALDO PALERMO
Il gelato gastronomico non è precisamente la nostra passione, difficile capire quel sottile desiderio di mettere ingredienti salati nel gelato, probabilmente perché d’impeto ordiniamo nocciola e pistacchio.
Riconosciamo però nel gelato alla senape di Digione ideato da Osvaldo Palermo (Fiordipanna a Cornaredo, Milano) per accompagnare l’hamburger di asina con formaggio Piacentinu di Enna e maionese d’acciuga di un locale molto amato a Palermo, Fud di Andrea Graziano, un collante fresco e piacevole per legare tutti gli ingredienti.
Operazione, credeteci sulla parola, tutt’altro che facile.
[CREDITI: FOTO ALFIO BONINA]