In collaborazione con Ooni.
Nell’ormai vasto mercato dedicato alla panificazione domestica, si è aggiunto un nuovo ed ambizioso protagonista: il forno Ooni Volt 12. Ennesimo figlio della celebre azienda Ooni, è il primo della casa ad essere esclusivamente elettrico.
Per chiunque non bazzichi il settore, Ooni (precedentemente “uuni”) è una realtà fondata nel 2012 dalla coppia Kristian Tapaninaho e Darina Garland, con sede a Edimburgo in Scozia, e che da sempre ha avuto un focus ben preciso e distintivo: la realizzazione di forni portatili per la cottura della pizza, veloci e convenienti.
Negli ultimi anni, l’azienda si è espansa velocemente, aumentando copertura, servizio e ridimensionando il portfolio prodotti.
Nata con forni prevalentemente a pellet, sono stati aggiunti ottimi modelli a gas e multi-combustibile, rigorosamente da utilizzo esterno.
Con il nuovo Ooni Volt 12 (che ha prezzo di listino pari a 899 euro), l’obiettivo è probabilmente quello di avvicinarsi anche a tutti coloro che non hanno possibilità di posizionare un forno in giardino o sul balcone.
Lo abbiamo provato in anteprima per voi.
Caratteristiche estetiche e materiale
Il Volt 12 mantiene esteriormente il look peculiare che ha contraddistinto gli altri forni più celebri; il rivestimento è in solido acciaio al carbonio verniciato a polvere, il classico nero elegante con forma slanciata; la calotta interna è in acciaio inossidabile e l’isolamento resistente al calore è in fibra ceramica.
Logicamente, trattandosi di un modello elettrico a dispersione maggiore, il forno è dotato di una porta con maniglia in acciaio inossidabile con vetro borosilicato.
La pietra rettangolare è cordierite di 33.7 x 33.7 cm, spessa 1 cm ed utilizzabile da entrambi i lati; una scelta che accomuna tutti gli altri modelli della casa, e che come vedremo si porta dietro sia pregi che difetti.
Le resistenze riscaldanti sono due, a spirale: la prima sotto la pietra, la seconda nella parte superiore della calotta, dove è presente anche una lampadina per illuminare l’interno della camera e una sonda per la misurazione della temperatura.
A differenza dei suoi fratelli, non ci sono gambe retraibili, ma solo qualche piccolo piedistallo per evitare l’appoggio diretto sul bancone.
Sull’estetica e sulla qualità dei materiali nulla si può recriminare. Il Volt 12 è compatto, elegante, dalle linee pulite e precise; la porta trasmette resistenza e sicurezza, così come la guarnizione posizionata tra vetro e camera.
Specifiche tecniche
Le dimensioni esterne sono bene o male in linea con il resto del portfolio: 61.7 cm x 52.9 cm x 27.9 cm, con soli 17.8 kg di peso.
Inevitabilmente, circa 20 cm laterali sono necessari all’isolamento e alle parti meccaniche; nonostante le dimensioni siano quindi simili a quelle di un Ooni Koda 16, sarà possibile cucinare pizze da un massimo di 12 pollici (come suggerisce da sempre il nome dei forni dell’azienda), ovvero 30 cm circa.
A onor del vero, noi abbiamo utilizzato senza problemi una pala da 33 cm di larghezza, quindi tenete questa misura come riferimento definitivo, perfetta per le dimensioni della pietra.
Il modello europeo del Volt 12 ha una potenza di 1600 W, e lavora ovviamente nel range 220-240 V; i consumi sono indicativamente 0.95 kW per 1 ora di lavoro, incluso il preriscaldamento.
E a tal proposito, il forno permette di cuocere tra i 150 e i 450 °C, impiegando 20 minuti per raggiungere i 450 °C (misurati sulla pietra con termometro a infrarossi); ciò significa che internamente il forno arriverà a temperatura massima in minor tempo, e che sarà necessario tuttavia qualche minuto in più per poter cominciare a cuocere in serie.
Premesse ottime insomma, specialmente riguardo ai rapidissimi tempi di riscaldamento.
Funzionalità
Il Volt 12 è dotato di tre manopole, posizionate sotto la porta in acciaio.
La prima è un timer, che permette un’impostazione fino a 20 minuti, con scatti di 30 secondi sotto i 5 minuti, e di 2 minuti dai 5 ai 20; al termine del tempo fissato viene emesso ovviamente un segnale acustico.
La seconda permette di impostare la temperatura dai 150 ai 450 °C, con scatti di 25 °C; un range un po’ troppo elevato a parer nostro, e che limita troppo le possibilità di gestione e modulazione del forno.
Anche in questo caso, al raggiungimento della temperatura prefissata verrà emesso un segnale acustico.
La terza è il cosiddetto bilanciamento tra la potenza delle resistenze inferiore e superiore, che permette di regolare il lavoro di entrambe per gestire preparazioni differenti, oppure correggendo in corsa le cotture qualora dovesse essere necessario. A seconda della temperatura viene preimpostata su un carico definito, ma è possibile variarla a piacere, tranne durante il riscaldamento dove risulta spenta.
I simboli a sinistra e a destra della manopola indicano proprio le cosiddette platea (parte bassa) e cielo (parte alta); girando la manopola è possibile tenere in equilibrio il carico, spostarlo verso la platea o il cielo.
Inoltre, ruotando completamente la manopola in senso anti-orario il simbolo della platea inizierà a lampeggiare, indicando la presenza di un boost di 45 secondi, utile a dare una rapida spinta alla pietra nei casi in cui la base della pizza non dovesse cuocere di pari passo con la parte superiore; una volta terminato il tempo utile il bilanciamento tornerà all’impostazione automatica.
Ma bando alle ciance, è giunto il momento di testare con mano e verificare come lavora l’Ooni Volt 12.
Lo stress test
Abbiamo deciso di concentrarci su due prove, al fine di poter giudicare due differenti tipologie di impostazione:
- La pizza napoletana, imprescindibile, la cosiddetta “prova del 9”, utile a determinare la qualità della pietra, la distribuzione del calore e la dispersione termica, che a temperature più elevate deve essere oggetto di importante valutazione.
- La pizza al padellino, che ci ha permesso di verificare al meglio il funzionamento del bilanciamento e la cottura in teglia.
Prima prova: la pizza napoletana
Abbiamo portato il forno a temperatura massima, constatando la veridicità di quanto affermato su manuale: in 15 minuti il Volt era a 450 °C, e nei successivi 5 la pietra aveva raggiunto al centro i 450 °C.
In tutta onestà però, 450 °C su pietra sono tantini per cuocere una napoletana, specialmente su una cordierite, la cui inerzia termica è buona ma non ottimale, e il rischio di mandare troppo avanti la base è dietro l’angolo.
Il consiglio, con un forno impostato a 450, è di tenere la pietra a 420-430 massimo per permettere una cottura uniforme di base e parte superiore.
Considerando l’idratazione leggermente più alta dei nostri impasti (68% di acqua sul peso della farina) abbiamo cotto ogni pizza per circa 120 secondi, anziché i 90 consigliati, al fine di ottenere un prodotto più asciutto.
Neanche a farlo apposta, abbiamo constatato quanto specificato sopra dopo la prima infornata; materiale e spessore contenuto della pietra permettono un riscaldamento rapido, ma trasmettono anche il calore e lo disperdono in maniera altrettanto rapida. La prima pizza l’abbiamo quindi ultimata tenendola sollevata sul palino, spostando il carico sulla resistenza superiore (a dimostrazione dell’utilità del bilanciamento).
Dopo alcune prove, questo è il consiglio per uno sfruttamento migliore dello strumento: mantenete la temperatura a 425 °C, il bilanciamento in equilibrio, e una volta infornato spostate su 450 °C, portando il bilanciamento verso il cielo negli ultimi 30 secondi se necessario. Fate però attenzione che a queste temperature è un attimo bruciare la parte sopra, bastano pochi secondi di disattenzione.
Di fatto, sulla napoletana il boost alla platea è di utilità pressoché ridotta, in quanto tra una pizza e l’altra la pietra torna a temperatura abbastanza velocemente, e con 12 pizze sfornate non ci è mai capitato di dover soppesare il calore alla base.
Una volta presa la mano, il forno lavora in maniera abbastanza regolare. I difetti principali riscontrati sono i seguenti:
- La resistenza superiore è leggermente meno ampia di quanto sarebbe necessario; il risultato è che il cornicione colora con più fatica se le pizze raggiungono i 32-33 cm di diametro, e l’irraggiamento colpisce per lo più la parte interna.
- La distribuzione di calore ai lati non è proprio ottimale, e la pizza fatica spesso a imbrunire bene ai fianchi del bordo; con prove a testimonianza, non ci sentiamo di consigliarlo per la cottura di pizza contemporanea (dove il cornicione è più esplosivo), mentre si presta benissimo per tipologie tra il verace e il moderno, con un bordo presente ma più contenuto. In questo modo vi sarà possibile ottenere una doratura uniforme senza problemi.
- Il forno ha un gradiente di temperatura molto più elevato sul fondo, e rende obbligatoria la rotazione della pizza anche più di una volta; sebbene sia canonico e consigliabile, ci saremmo aspettati una maggior uniformità.
Seconda prova: la pizza al padellino
Terminata la prima prova, abbiamo lasciato il forno leggermente aperto per far scendere la temperatura della cordierite, posizionando la manopola della temperatura su 275 °C; non è passato molto tempo perché la pietra scendesse a 300 °C, e abbiamo quindi infornato il nostro padellino da 28 cm, posizionando il bilanciamento verso la platea (seppur non completamente).
Abbiamo impostato il timer a 5 minuti, poi girato il padellino e infornato nuovamente per altri 3.
La cottura ci ha sorpreso positivamente: uniforme, base bruna e croccante, e crosta ben colorata senza bruciature localizzate.
Di fatto, ciò testimonia quanto già visto con la napoletana: il forno lavora meglio con panetti più piccoli, in modo che la resistenza possa coprirne sufficientemente la superficie.
Tuttavia, se è vero che il consiglio “da manuale” è lavorare con pizze da 30 cm e siamo noi ad esserci spinti oltre, c’è da dire che la resistenza superiore avrebbe potuto coprire un’area maggiore senza problemi, permettendo di sfruttare al meglio la superficie.
Il nostro padellino era rotondo, ma con teglie quadrate che coprono l’intera camera potrebbero esserci non pochi inconvenienti di uniformità.
Conclusioni
L‘Ooni Volt 12 è un forno rivoluzionario per i canoni dell’azienda, ma che deve essere ben posizionato nel settore di appartenenza.
Chiariamoci, nel nostro stress test siamo stati molto puntigliosi, al fine da comprenderne tutte le possibilità ed i limiti.
E’ un modello leggero, comodo, trasportabile, utilizzabile sia all’interno che all’esterno con una semplice presa di corrente; consuma davvero poco, e raggiunge alte temperature in tempi davvero record.
La cottura in teglia è la vera sorpresa, perfetta e ben gestibile, sebbene le dimensioni del forno e la forma della resistenza obblighino quasi ad utilizzare teglie tonde per non peccare di uniformità.
Di contro, alcuni difetti rischiano di risultare più marcati se comparati al prezzo di listino; non poter lavorare in maniera ottimale con cornicioni esplosivi, data la tendenza odierna, è un vero peccato.
Il bilanciamento inoltre si è rivelato molto comodo in alcune occasioni, meno in altre; sulla napoletana richiede qualche giro di prova per evitare di spostare eccessivamente il carico e ribaltare gli effetti, in quanto a 450 °C rischia in pochissimo tempo di provocare bruciature, soprattutto verso il fondo del forno, dove la quantità di calore è davvero troppo diversa dalla parte anteriore.