Questo non vuole essere un articolo nostalgico sulle ricette vintage, bensì una distrazione per questo Natale 2020 molto solingo e presumibilmente triste: se il pensiero di queste Feste vi rende mesti, pensate a quando le penne alla vodka ci rendevano felici, tra panna e pomodoro, astici squartati e serviti su tagliolini, immangiabili aspic dolci e salati, paté pesantissimi avvolti in quella maledetta gelatina ciccosa incubo di ogni commensale, crostini con sottaceti e salse non ben identificate, gamberi ovunque.
Dopo avervi strappato una tenera risata, la nostra mission è compiuta: farvi vivere meglio, e con ciò che c’è a disposizione, l’imminente Natale da soli a casa e le ricette veloci che intendete prepararvi senza troppe remore.
Eccovi un’istantanea delle ricette di Natale vintage… dite la verità: quante volte avete preparato/dovuto mangiare queste pietanze? Scommettiamo moltissime, anche perché – alla fine, e tranne proprio un paio – sono sempre strepitose!
Cocktail di gamberi con salsa rosa e lattuga
E diciamocelo, che il cocktail di gamberi è protagonista di ogni ristorante di pesce vecchio stampo e di ogni Natale degli scorsi decenni. Ed è giusto che sia così, fa parte della nostra tradizione evergreen insieme all’insalata russa (ovviamente presente in questa lista). Ci piace ricordarlo in coppe lussuose, col contrasto della lattuga o radicchio e della salsa rosa confezionata per far ballare l’Alligalli allo stomaco.
Tronchetto di Natale
Ultimamente fa di nuovo capolino come dolce di Natale super ambito – e sui social vi si cimentano anche pasticceri professionisti, oltre alle centinaia di foodblogger – ma il tronchetto di Natale è retaggio del secolo scorso. Le origini non sono italiane, eppure era un classico: pasta biscotto per rotolo, cremona spalmabile al cacao o mascarpone, e poi la glassa spessa rigata con i rebbi della forchetta per renderla effetto legno. Alcuni erano (restano) veramente bruttissimi.
Canapé (ovvero crostini con la qualunque)
Chiamateli vol au vent, crostini di polenta, bruschette tostate, pane in cassetta coppato, mini cestini di sfoglia… insomma come volete: serviti con maionese, creme di prosciutto, pesti, paté, uova sode, cetriolini invadevano buffet natalizi e antipasti ed erano bocconi terribili ma cheap estremamente pretenziosi. Ora li chiamano “fingerfood”.
La “frutta esotica” con qualunque cosa
Ananas, kiwi, lichis, alchechengi, mango, vasche di datteri: erano tutti presenti sulla tavola di Natale, a fine pasto insieme a noci e mandarini, oppure inseriti negli antipasti con risultati davvero fuori di testa.
Le pennette alla vodka
Scacciate, disprezzate dal food e dall’arte culinaria, le pennette alla vodka sono state buone buone (per dire…) in silenzio per anni per tornare di recente alla ribalta. Ne abbiamo parlato in un articolo interamente dedicato a loro, con somma gioia.
Chili di insalata russa
Si chiama insalata russa e sa di Paradiso. Soprattutto se fatta bene, ovvero con maionese home made e verdurine regolari e cotte a puntino (eh già, gli errori per renderla un orrore sono parecchi). Lei è anche in grado di salvare antipasti e contorni, e compensare la tristezza di un pranzo scarso. Come non citare, poi, la cugina capricciosa?
Paté in gelatina
Il paté in sé, oggettivamente, non è mai passato di moda… ma la mattonella o il medaglione di paté in mezzo a un kg di gelatina gommosa lo è eccome, per fortuna. C’era chi scavava la crema lasciando intatta la gelatina intorno, chi non voleva rischiare di ingerirne nemmeno un frammento e la faceva rimuovere chirurgicamente dalla mamma, e poi c’erano padri e nonni che mangiavano pure la gelatina avanzata dagli altri commensali. Del paté non si butta via alcunché. Vi abbiamo fatto anche la rima.
Aspic traballanti
E a proposito di gelatina, ecco l’aspic. Che non ha bisogno di presentazioni sinceramente, né nella versione salata come in foto (ovvero con legumi, e brandelli di lesso o pesce) né nella versione dolce che vedeva spesso moscato e fragoline o arance. Che dire, non ci mancherà.
Filetto al pepe
Ah che buono, peccato che ora si faccia di rado qui da noi, con quella salsina pesantissima ma deliziosa, e il pepe in grani che se ne mangiavi più di uno alla volta ti lacrimava l’anima. Dalla Francia, con (immutato) amore, ecco la ricetta.
Profiterole
Il profiterole può piacere tantissimo o non piacere affatto, resta innegabile la sua presenza scenica. Come si potrebbe non notarlo, con quei ciuffi di panna e la colata di cioccolato? Noi lo adoriamo nella versione al caffè.