Matteo Salvini cuoco ad honorem (e milanese doc): “Non so fare il risotto”

L'iscrizione nell'Albo d'onore di Federcuochi per Matteo Salvini ci dà l'occasione di ripercorrere lo sfaccettato rapporto del leader della Lega con il mondo del cibo (risotto a parte).

Matteo Salvini cuoco ad honorem (e milanese doc): “Non so fare il risotto”

Matteo Salvini, milanese doc, ammette: “Non so fare il risotto“. Eppure, nonostante (o grazie a) questo, viene iscritto all’Albo d’onore della Federazione italiana cuochi. Il rapporto del leader della Lega con il mondo del cibo è sfaccettato: dai selfie con junk food ai proclami in difesa del made in Italy, dal tradizionalismo a oltranza all’ambigua vicinanza a movimenti come “Io apro”. Per quale di questi aspetti avrà ricevuto il premio? La consegna è avvenuta al termine della cerimonia dei collari “Collegium Cocorum” che si è tenuta ieri a Roma; la parte con l’intervento di Salvini è andata in onda in diretta sulla sua pagina Facebook.

https://www.facebook.com/salviniofficial/videos/456259412757164

L’inizio è surreale: “Vediamo se riusciamo a riconoscerlo…”, dice la presentatrice senza aver annunciato il nome. Segue pausa: “…arriva? Seduti che poi finiamo!”. In effetti per lunghi minuti si vede solo un muro di schiene in divisa bianca e di cappelli da chef.

Intanto la motivazione: “A lei viene consegnata l’iscrizione all’Albo d’onore di Federcuochi, encomio conferito a personalità della cultura delle istituzioni e dell’informazione per la sensibilità e la vicinanza dimostrata alla categoria professionale dei cuochi e alla promozione dell’alimentazione nel nostro paese, complimenti applauso!”.

Finalmente i cuochi si siedono e Salvini si vede. La presentatrice parte con una domanda temeraria, se non involontariamente ironica, dato che il leader leghista non è noto per l’estetica impeccabile delle sue foto food su Instagram: “Lei cucina? L’abbiamo vista spesso con dei piatti meravigliosi, ma cucina?”.

Salvini: “Devo dire che come chef è un premio totalmente immeritato, perché come padre separato so fare la cotoletta col burro, le uova al tegamino, e da milanese – mi autodenuncio – non so fare il risotto. Però con questa tenuta proverò a cucina domani sera a casa della mia fidanzata e sicuramente mi perdonerà tutti gli errori che potrò fare”. Messo da parte il siparietto familiare (registriamo con divertita perplessità l’avvenuto sdoganamento nel discorso pubblico di una famiglia tutt’altro che monolitica…), l’ex Ministro dell’Interno parla di pandemia.

“Grazie per quello che avete fatto in questo anno e mezzo di sofferenza… vi ringrazio perla funzione non solo economica ma anche sociale”, e qui siamo al punto, perché Salvini in più di una occasione dall’inizio dell’epidemia di Covid e delle conseguenti restrizioni, si è fatto portavoce di un elettorato composto da piccoli imprenditori e artigiani, battendosi per le riaperture, per l’alleggerimento delle misure sui ristoranti, contro il Green pass, fino a fiancheggiare il movimento “Io apro” con i suoi atteggiamenti estremi.

È quindi passato ai cavalli di battaglia sovranisti: “Come possiamo ripagare? Difendendo la dieta mediterranea, il made in Italy e combattendo contro follie contro il Nutriscore… ci lasciassero mangiare come i nostri nonni ci hanno insegnato a mangiare!”. Ma la zappa sui piedi è dietro l’angolo: “Ovunque io vada in Europa e nel mondo c’è uno chef che ci rappresenta meglio della politica e delle istituzioni”, lui compreso insomma. 

Infine, la posizione di retroguardia, con facili battute: “Il vino senza uva, il cioccolato senza cacao, la carne senza carne… mangiatevele voi! Agli esperimenti da laboratorio preferisco gli esperimenti in cucina”. Il vero colpo di scena però arriva alla fine, quando la presentatrice nel salutare Salvini e chiudere l’incontro, ricorda che “prima il ministro Brunetta ci ha dato la ricetta della pasta e fagioli”. Come sarà? Non essendo stata ripresa dalle telecamere della Lega, non lo sapremo mai. (A meno che non sia la stessa di tredici anni fa.)