“Signore guarda giù, Amen“: ecco cosa pensano tutti i fedeli celiaci ogni volta che si trovano sull’altare per l’Eucaristia, visto che il rito prevede l’assunzione del Corpo di Cristo fatto con olio, farina e acqua. Sì perché l’ostia senza glutine non esiste, e non tanto perché nessuno l’ha ancora inventata bensì perché non è ammessa dalla Chiesa.
Le regole sono ferree e non ammettono varianti, nemmeno di fronte a una vera e propria malattia: la celiachia è infatti una patologia cronica autoimmune che provoca una reazione all’assunzione di glutine. Non è un’intolleranza, non è una sensibilità che varia nel tempo. Chi soffre di celiachia deve vivere nell’attenzione costante, e a quanto pare persino durante la messa domenicale. Insomma, la litania che recita “questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi“, per i celiaci dovrebbe cambiare in “offerto in vostro sacrificio“.
Le ostie senza frumento snaturano il pane sacro
In Nome del Pane, del Figlio e dello Spirito Santo. L’ostia canonica è realizzata con farina di frumento, acqua e una parte di olio: una versione senza glutine sarebbe prodotta letteralmente in un batter d’occhio e sarebbero centinaia di migliaia i fedeli felici di poter accedere ad essa in sicurezza e in pieno sentimento. Purtroppo, però, non è una cosa che la Chiesa prende in considerazione. Una circolare ai Vescovi risalente al 2017 riporta infatti che il frumento è l’unico cereale ammesso per la produzione della particola sacra.
Nella sezione dedicata alle norme circa la materia eucaristica è scritto chiaramente che: “il pane utilizzato nella celebrazione del santo Sacrificio eucaristico deve essere azzimo, esclusivamente di frumento (…). Quello preparato con altra materia, anche se cereale, o quello a cui sia stata mescolata materia diversa dal frumento, in quantità tale da non potersi dire, secondo la comune estimazione, pane di frumento, non costituisce materia valida per la celebrazione del sacrificio e del sacramento eucaristico“.
I celiaci all’Ultima Cena
La circolare specifica ulteriormente: “Le ostie completamente prive di glutine sono materia invalida per l’Eucaristia. Sono materia valida le ostie tali che sia in esse presente una quantità di glutine sufficiente per ottenere la panificazione senza aggiunta di sostanze estranee e senza ricorrere a procedimenti tali da snaturare il pane». Come in politica c’è chi lotta per non chiamare “pane” le alternative, anche in Chiesa mantengono intolleranza nei confronti di tutto ciò che non è frumento.
Dall’Arcidiocesi di Milano, interpellata sull’argomento, mi arriva la conferma: “Si tratta di una norma prevista a livello vaticano, dunque per tutta la Chiesa, introdotta diversi anni fa dall’allora Congregazione per la dottrina della fede (oggi Dicastero). Per essere consacrate le ostie devono contenere almeno una piccolissima quantità di farina di frumento, in ricordo del gesto di Gesù che durante l’Ultima Cena usò appunto del pane”. Ai tempi, in Palestina, le alternative erano frumento e orzo: è la sola ragione per cui il pane sacro fosse di frumento e non di altro. Comunque, se il rischio è altissimo, il fedele può rinunciare alla particola e puntare solo sul vino consacrato.
Esistono le ostie senza glutine, contenenti glutine
Assodato che le ostie “completamente prive di glutine” non sono materia valida per ricevere l’Eucaristia, ci si chiede quindi cosa possano assumere, di grazia, i celiaci. Ebbene, esistono le “ostie per la comunione dei celiaci” realizzate con farina Cerestar ovvero amido di frumento. Queste, si legge su uno degli shop online, sono “a bassissimo contenuto di glutine, contengono glutine al di sotto dei 20 ppm“. Quel ppm significa “parti per milione” ed è sinonimo di “accettato per la celiachia” – adatte, in teoria, anche le ostie contenenti glutine fino a 100 ppm.
Una delle confezioni che ho trovato parla di particole “confezionate con amido di frumento Cerestar, come prescrive la normativa ufficiale“. La normativa ufficiale è appunto quella ecclesiastica sopra riportata, che anche nelle ostie per celiaci impone una minima parte di frumento.
AIC tranquillizza tutti
L’Associazione Italiana Celiachia si è già pronunciata in merito, riferendo che una minima parte di glutine è tollerata da un celiaco. Un articolo di La Repubblica risalente al 2017 riporta infatti che “tali quantità – rassicura l’AIC – sono assolutamente idonee per i pazienti celiaci, tenendo conto che anche gli alimenti acquistati con la dicitura Senza Glutine, regolamentata da norme europee, possono contenere quantità minime della proteina. Questo perché è sempre possibile che un alimento prodotto come gluten-free, durante la lavorazione, entri in contatto con tracce della proteina“. E, fin qui, è tutto chiaro: è difficile che un fedele celiaco e attento possa stare male assumendo una particola durante la messa. Il punto però è un altro: che differenza può mai fare, a chi di dovere, un’ostia fatta con riso o un’alternativa completamente gluten free (soprattutto se c’è di mezzo una malattia)? Nessuna. Per un celiaco, invece, la differenza ci sarebbe eccome.