Momento di raccoglimento: apri il frigorifero di casa concentrati e rispondi. Sicuri che quel sedano rapa avvizzito ti doni gioia? E quella pasta d’acciughe col residuo secco sul tappino, quella ti dona gioia?
No, non mi è scattata la follia dell’animismo delle radici, ho solo letto il bestseller del momento: “Il Magico potere del riordino“(256 pag. € 13.90) di Marie Kondo, la nuova guru giapponese del “Banzai, tutto in ordine”. Mica pizza e fichi, è stata inserita dal Time nella classifica delle 100 persone più influenti del pianeta, non so se mi spiego.
La faccio breve: ero single e mi sono comprata un bilocale da Barbie; nel giro di poco sono arrivati un cane e un uomo di due metri i cui pantaloni da soli occupano come il mio guardaroba da sci. Stiamo stretti, tutto è sempre un grande casino, e quando mia madre suona il campanello uso quei pochi minuti dell’ascensore per gettare negli armadi un variegato magma di cose in disordine.
La cucina, manco a dirlo, soffre dello stesso problema: sembra costantemente invasa dagli Unni. Vogliamo parlare del frigorifero? Per me non esiste un criterio logico, stipo come capita, se sono fortunata ritrovo reperti organici ampiamente scaduti che per settimane sono stati nascosti da tubetti variegati che mi provocano feticismo.
La Kondo e il suo libro mi servono, con tutto il loro carico zen e i dictat da maestrina. A leggerla distrattamente, l’autrice parrebbe affetta da una rarissima forma di nippomalattia dell’ordine, e forse è così. Ma nella speranza di rimettere una volta per tutte in ordine il mio frigorifero e la cucina tutta, ci ho provato.
Innanzitutto bisogna buttare: se alla domanda “questo carciofo ti dona gioia?“, la risposta è un no, allora via, diretto nel pattume. Senza rimpianti.
Però, prima di buttare, bisogna dire grazie al carciofo che ci ha fatto compagnia nella sportina della spesa durante il tragitto dal supermercato al frigo (lo dice la Kondo, non io). E poi la logica geometrica del frigorifero: impilare le carote in verticale, ad esempio, in modo che trovino il loro posto nel mondo.
Momento di terrore quale sarebbe il luogo cosmico per le patate?
Altro step: i piatti vanno lasciati asciugare in terrazza. La Kondo non sente ragioni, ragazzi: niente scolapiatti in cucina, che mettono disordine, e tutto lo scodellame deve essere messo fuori dal vostro campo visivo. Non gliene frega niente se sotto casa passa il bus 35 e scarica come un ossesso: ha detto fuori.
Questo è troppo, ho deciso: prendo ispirazioni da questa cintura nera di ordine, ma mi scrivo le regole dell’ordine in cucina da sola. Sarò durissima con me stessa, lo giuro.
1) Prima di sbattere nell’umido gli alimenti da buttare non saluterò nessuno di loro. Al massimo mi concederò un auto-schiaffo morale per aver, al solito, fatto male i conti durante la spesa. Perché, vogliamo dirlo, quello che mi frega è riempire il frigo e poi riempire l’agenda della settimana tanto da mangiare una sola volta a casa. Non si fa, non si fa!
2) Le verdure vanno in fondo, rigorosamente in fondo e non dove capita: lo so che è una regola base e che la sa anche mio nonno in carriola, ma quando vengo sopraffatta da mancanza di spazio tendo a stipare alla rinfusa.
3) Ripetete con me: non aprirò mai più di 4 salse per volta, non aprirò mai più di 4 salse per volta, non aprirò mai più di 4 salse per volta. (Vale anche per i formati di pasta: in dispensa ne avrò 12 diversi aperti, il che mi provoca frustrazione volumetrica).
4) Il forno serve a cuocere, non a convogliare terrine, pirofile, tortiere che si usano solo a Natale. Per quelle, eventualmente, ci sarebbe sempre la cantina. Di buttarle non ci penso nemmeno: meglio incasinata che senza pirofila.
Dai che lo so che anche voi non siete dei mandrake dell’ordine da cucina. Datemi una mano con la stesura dei comandamenti, altrimenti ci tocca dar retta alla Kondo.
Ho detto Kondo? Tutti sull’attenti!
[Crediti | Link: Vallardi, Corriere, La Stampa, Dissapore. Immagine: Food 52]