Tra le novità presentate al Sigep di Rimini, una in particolare, avulsa dai prodotti e dai macchinari messi in vetrina alla muscolare fiera, ha attirato l’attenzione di tutti: la legge Massari proposta dal ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, ovvero il ddl per istituire un premio speciale destinato a chi – tra pasticcieri, chef e artigiani – rappresenta meglio l’italianità alimentare. Il vincitore sarà infatti insignito del titolo di “Maestro dell’arte della cucina italiana” e il nome della legge è tale perché Iginio Massari ne è il promotore. Sarà il noto pasticciere e imprenditore, inoltre, a dirigere la commissione incaricata di giudicare tecnicamente la qualità dei candidati.
Non si tratta di una legge proposta dal nulla: sembra proprio che il Maestro Massari stia proponendo ai vari governi questa iniziativa dagli anni 90, ispirato dall’analogo premio in Francia. E con Meloni ce l’ha fatta. Il provvedimento è approdato alla Camera nei giorni scorsi: contestualizziamo la Legge Massari, cercando di capire come ci si è arrivati.
Dalla Venere a Iginio: Open to Vaniglia
Sono passati pochi mesi e la Venere dell’Open to Meraviglia – campagna discutibile e alquanto fallimentare istituita da questo Governo, sempre per promuovere le eccellenze gastronomiche Italiane – è cambiata giusto un po’: niente più forme burrose, boccoli ramati e conchiglia bensì capelli canuti, physique du rôle e vaniglia.
Francesco Lollobrigida deve aver tirato le somme, ammesso il fallimento e optato per una strategia differente: dargli ascolto e accontentare Iginio Massari. Dopotutto parliamo di un amico di casa Meloni e, anche se il Maestro dichiara sempre di non voler fare politica, è irrealistico pretendere che non si ipotizzi il lapalissiano 2+2.
Cosa si sa della Legge Massari
Emblematico il fatto che la legge Massari sia descritta proprio presso il Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria, Panificazione – Sigep – contesto ideale per dar rilievo al Maestro. Tuttavia, i dettagli tecnici e pragmatici della legge non sono ancora chiari, e non li conosce nemmeno Iginio Massari stesso.
Si parla appunto di un premio con a capo il Maestro, e dello scopo promotore dell’eccellenza culinaria italiana. Sul come, sul chi e sul quando (da quando partirà l’iniziativa, e se sarà annuale per esempio) per il momento brancolano tutti nel buio. Si spera che almeno Francesco Lollobrigida abbia già le idee precise e chiarissime.
Massari e Meloni best friend
Beninteso, è chiaro che che Iginio Massari abbia le carte in regola per assolvere egregiamente il nuovo incarico assegnatogli dal ministro Lollobrigida. Ma è d’uopo che sia un imprenditore della gastronomia (con tutte le collaborazioni economiche e non che ciò legittimamente comporta) a ricoprire un ruolo, con tanto di cappello statale, che dovrebbe essere del tutto super partes?
Non stupisce che il Maestro, dopo “30 anni di tentativi e governi che non hanno accolto la sua proposta” (Iginio Massari lo ha riferito al Gambero Rosso, in una lunga intervista), abbia trovato il consenso auspicato proprio nello staff di Meloni, senza dubbio il più sovranista da ottant’anni a questa parte: quello che, con il ministro dell’Agricoltura rinominatosi patron della “Sovranità alimentare”, ha fatto del food un’arma di propaganda che parla alla pancia della Nazione.
Vero è che Iginio Massari appoggia da sempre Meloni, e viceversa. L’attuale Presidente del Consiglio frequenta la storica Pasticceria Veneto, a Brescia, e nel 2022 si ricordò di fargli pubblicamente gli auguri per i suoi 80 anni. Ma è ancora più palese che questa Legge Massari caschi a fagiolo, facendosi partigiana (in senso lato, si intende) di una auto-celebrazione del cibo italiano indefessa.