Questa settimana voglio concluderla in dolcezza: tra cronaca nera e campagna elettorale, ce n’è tanto bisogno.
Lo faccio consigliandovi un libro che di dolci parla e dolce, etereo, evanescente è: “Le ricette della signora Tokue” di Durian Sukegawa, uscito l’altroieri per Einaudi.
Chi ami le storie calme e garbate, ne avrà magari già vista la versione cinematografica che era transitata da Cannes nel 2015.
Ma il libro, come spesso capita, è meglio.
C’è la cucina. C’è una bottega. Ci sono i dorayaki, i dolcetti di pandispagna. C’è il Giappone quello dei ciliegi e della saggezza.
[Parlando all’analista del tuo radicato odio per la pasticceria giapponese]
E c’è soprattutto la signora Tokue, che ha una ricetta segreta per confezionare i dolcetti. Una ricetta fatta di amore e lentezza.
La sua formula ha un segreto: “Si tratta di osservare bene l’aspetto degli azuki (i fagioli con cui si fa la confettura della farcia, ndr). Di aprirsi a ciò che hanno da dirci.
Significa, per esempio, immaginare i giorni di pioggia e i giorni di sole che hanno vissuto. Ascoltare la storia del loro viaggio, dei venti che li hanno portati fino a noi.”
[La cucina livello pro dei ristoranti giapponesi]
Se questo fine settimana, o i prossimi, sarete sotto le coperte, magari in montagna, al calduccio, non c’è lettura più giusta.
Un tocco di grazia contro il logorio della vita moderna.