Ammettiamolo. Per noi, appassionati lettori e scrittori di cibo, estimatori della buona tavola in tutte le forme, uno dei punti più graditi durante la lettura di un libro è quando il narratore si perde nella descrizione dei momenti conviviali attorno a tavole imbandite, o quando descrive i piatti amati dai personaggi con doviziosa elencazione di ingredienti e sensazioni personali.
E se non tutti abbiamo avuto la (s)ventura di sciropparci l’intera “A la recherche du temps perdu” di Proust, conosciamo a menadito il popolare passaggio riguardante i dolcetti della sua infanzia, le madeleine, per i languori nostalgici dello scrittore.
Anche il fotografo francese Charles Roux dev’essersi soffermato spesso a immaginare questi “pasti letterari”, tanto da aver deciso di passare dalla semplice immaginazione alla più concreta raffigurazione materiale, predisponendo set fotografici che riproducono i cibi più famosi della letteratura mondiale, ma soprattutto, cercando di instillarvi atmosfera e ambientazione, per trasportarci con una semplice immagine nel cuore dell’opera.
Le immagini sono quindi sono state raccolte nel libro “Fictitious Feasts”, ve le proponiamo di seguito certi che basterà un colpo d’occhio per sentirvi trasportati nelle magiche atmosfere letterarie, pur non avendo magari mai (per fortuna) letto né Proust né tantomeno Joyce
Il tè di Alice ne Alice nel paese delle meraviglie, di Lewis Carroll.
“E’ sempre l’ora del tè!”
Quella sopra riportata è probabilmente una tra le è tra le citazioni più celebri delle peripezie dell’ingenua Alice nel Paese delle meraviglie, l’opera più popolare dello scrittore di Lewis Carrol.
Nel passaggio in questione, Alice degusta il suo tè in compagnia del Cappellaio Matto e della Lepre Marzolina, e il fotografo ricrea lo scenario da favola con una ambientazione tra lo shabby chic del servizio da tè e della tovaglia e il food porn dei dolcetti glassati e caramellati.
Delizia Turca da Il leone, la strega e l’armadio (Le cronache di Narnia) di CS Lewis
“Ognuno di quei dolci era semplicemente perfetto: chiaro e trasparente sotto il velo di zucchero, leggero, gommoso il giusto e dolcissimo”. La meraviglia di cui si sta parlando ne “Le cronache di Narnia”, di CS Lewis, è il lokum, un tipico dolce arabo composto da zucchero reso solido da un po’ di amido con una gradevole aromatizzazione a base di vaniglia, zenzero o pistacchio. Roux lo interpreta in questo modo
Pappa acquosa di Oliver Twist, Charles Dickens
La reale, triste condizione dei bambini orfani nell’Inghilterra narrata da Dickens nei suoi libri è sintetizzata perfettamente dai pasti destinati agli stessi negli istituti ove erano alloggiati, con razioni misere preparate con ingredienti ancor più miseri, assolutamente non sufficienti per un piccolo ospite “con una fame grande quanto la sua miseria”. La “pappa acquosa” – un semplice miscuglio di farina e acqua di dubbia provenienza- è resa in magistralmente da Roux con immagini essenziali e ampio ricorso a tonalità scure.
Sanchocho, L’amore ai tempi del colera, Gabriel Garçia Marquez
Il rito del sanchocho, piatto tipico del Sudamerica e soprattutto domenicano, porta con sé un’aura salvifica: nel romanzo di Marquez il pentolone ribolle di pollo disossato, carne di maiale, carne bovina, platani (frutti brasiliani simili a banane) a rondelle, patate bollite e granturco. Una pasto sostanzioso per rimettersi perfettamente in forma.
Le madeleine de Alla ricerca del tempo perduto, Marcel Proust
Ed eccolo, il cibo più famoso e popolare di tutta la letteratura mondiale d’ogni tempo: le celeberrime madeleines dell’infazia di Proust, che l’autore si gusta placidamente mentre, sorseggiando p il suo tè, ripensa ai tempi in cui, ancora ragazzetto, degustava i ghiotti dolcetti la domenica dopo la messa. In realtà, nella prima stesura, l’autore parlava di un semplice “pain grillè”, una sorta di semplice pane tostato, sostituito nella seconda stesura con una sorta di biscotto per approdare poi, nella terza revisione, alle celeberrime madeleines, che devono la maggior parte della loro diffusione e popolarità proprio a quest’ultima stesura.
Avocado ripieno di insalata di granchio, La campana di vetro di Sylvia Plath
Il cibo come evasione. Ne “La campana di vetro”, di Sylvia Plath, la protagonista, evade dal soffocante clima borghese in cui si trova immersa anche grazie ai ricordi d’infanzia che la semplice vista di un avocado è capace di procurarle , richiamando alla mente il caro nonno che le insegnò ad assaporare il ricco frutto con la delicata polpa di granchio.
La tazza di latte di Shirley Temple ne L’occhio più azzurro di Toni Morrison
La piccola Shirley Temple, con i suoi boccoli dorati ed i suoi occhi azzurro-mare che fanno capolino da una grossa tazza di bianco latte è, per la protagonista del romanzo di Toni Morrison “L’occhio più azzurro”, l’afroamericana Pecola Breedlove, il simbolo di ciò che di più puro e socialmente accettabile esista nell’immaginario collettivo nel Canada degli anni ’70; un simbolo di normalità e di accettazione sociale a cui essa anela con tutte le sue forze.
Il porridge di Riccioli d’oro e i tre orsi, dei fratelli Grimm
Quanti di noi si sono chiesti a cosa corrispondesse esattamente il porridge che Riccioli d’oro, nella fiaba dei fratelli Grimm, aveva trovato nelle tre ciotole nella casetta nel bosco? Bene, per chi non avesse ancora imparato che il famoso porridge altro non è che un tipico piatto anglosassone, dolce o salato, a base di farina, Charles Roux ne dà una chiara ed esaustiva rappresentazione.
Frattaglie e pane imburrato in Ulisse, James Joyce
Fegato, rognone, salsicce, sanguinacci, cipolle e soprattutto le amate interiora di volatili: Mr. Bloom, il protagonista del più famoso romanzo di Joyce, Ulisse, si sollazzava con pantagrueliche cene accompagnate , per alleggerire il tutto, da caldo tè e fragrante pane imburrato. Magistralmente rappresentate da Roux.
Il pasticcio di carne e verdure di Jane Eyre, Charlotte Bronte
Il pessimo sapore del pasticcio di carne mangiato in collegio dalla piccola Jane Eyre nell’ omonimo romanzo di Charlotte Bronte è impresso indelebilmente nella memoria della protagonista, che lo ricorda con immutato disgusto. Roux edulcora questi ricordi con una immagine gradevole e rassicurante.
Il pane secco de I Miserabili, Victor Hugo
Nessun cibo meglio si coniuga col titolo del celeberrimo romanzo di Victor Hugo che il classico tozzo di pane secco, rare volte innaffiato da un sorso di rancida acquavite.
Daube alla provenzale, Gita al faro, Virginia Woolf
Il cibo costituisce una costante nella produzione letteraria di Virginia Woolf. In “Gita al faro”, il daube preparato da Mrs. Ramsay è un tipico, saporito stufato a base di manzo e verdure.
Cibo andato a male ne La metamorfosi, Franz Kafka
Il cibo lanciato dai familiari nella squallida stanza di Gregor Samsa, svegliatosi scarafaggio da un giorno all’altro e simbolo evidente di malessere e rifiuto verso l’ottuso ambiente circostante, è un cibo stantio, marcio, andato a male. Come l’ambiente da cui proviene.
Clam chovder o zuppa di vongole di Moby Dick, Herman Melville
Anche mentre si inseguono i propri ideali occorre comunque nutrirsi. Il Capitano Achab, protagonista del romanzo di Melville, mentre dà la caccia alla sua balena bianca si nutre di un classico tra i marinai delle città costiere degli USA: il “clam chovder”, un’ottima zuppa di cozze fresche.
Il paniere di Cappuccetto Rosso
Cosa mai ci potrà essere nel cestino di Cappuccetto Rosso mentre va a far visita alla nonna, se non il classico pane tostato e marmellata? Roux interpreta in questo modo il cibo della più classica delle fiabe.
Il formaggio di Heidi, Johanna Spyri
Una casetta nel bosco, una bimba, suo nonno. E del buon, fresco latte di capra che il caro vecchio nonno trasforma con amore in buon formaggio per la vivace nipotina. Chi non vorrebbe assaggiare un cibo preparato con così tanto amore?