Qualche anno fa a un certo punto è partita la moda di fare tutto in casa: di piantare i pomodori sul balcone, di lasciare fermentare robe marroni in serre domestiche, di produrre, soprattutto, il pane.
Ricordate? Ci fu un boom di panificazione domestica.
A Natale tutti si regalavano macchine per fare le pagnotte che ora, in prevalenza, riposano in un mobile assieme alla macchina per i pop corn e al pentolino per la bourguignonne.
[Come si riconosce il pane fatto bene prima di comprarlo]
Il fai da te alimentare —che ancora ha successo se qui su Dissapore parliamo di macchine per spremersi l’olio in casa— ha un doppio aspetto a seconda di chi lo pratica: in alcuni esprime una sana voglia di fare, un po’ come il bricolage; in altri è sintomo di una diffidenza verso la società piuttosto preoccupante.
Ciò detto, mi sembra che la produzione di pane domestico sia in diminuzione.
E credo sia dovuto al fatto che le panetterie hanno raccolto le istanze di chi ama il lievito madre, le farine non raffinate eccetera e ora hanno un’offerta molto più ricca e articolata.
Io ne sono felice.
[Pane fatto in casa con il metodo Renato Bosco, alla portata di chiunque]
Sarò all’antica, ma ancora credo nella competenza: nessuno fa il pane meglio di un panettiere, nessuno fa il vino meglio di un viticoltore, nessuno fa l’olio meglio di un frantoio.
La cosa che personalmente faccio meglio è mangiare. Mi sono specializzato in questo.