Questo articolo è scritto da una persona non vegana e nemmeno vegetariana, ma che parlerà comunque di accanimento e crociate, nonché di etichette molto superficiali legate a un credo o a uno stile alimentare. Etichette che nell’anti-veganismo assumono una retorica machista che spesso rasenta quasi il comico. Cosa intendo? Mi riferisco alla cosa della carne che rappresenta il vero uomo, forte e virile, cacciatore. Anche chi crede e segue un’alimentazione vegana al 100% ha spesso un atteggiamento crudo e crudele nei confronti di chi non la pensa allo stesso modo, ma è raro che si esca dal tema alludendo alla sfera sessuale.
Eppure, il carnivoro che non vuole sentire ragioni (e la carnivora, parimenti) attacca spesso escludendo argomentazioni razionali per aggrapparsi proprio alla sessualità: esalta la propria “voglia di carne” – sana e primordiale – e svilisce quella altrui. Se poi l’altrui è vegano apriti cielo, la castrazione è servita. E non è una teoria campata in aria: nel 2023 una ricerca di mercato attestò come l’alimentazione vegetale avesse ancora poca presa sugli uomini, perché considerata poco testosteronica da questi ultimi. Al punto che pensarono di puntare su descrizioni più accattivanti e maschie per il cibo vegano: aggettivi come “affumicato” e “resistente” ebbero presa. Insomma, l’uomo della bistecca potrebbe accettare il tofu solamente se cotto in reverse searing come le costine di maiale.
Merito di Clerici e Crepet
Grazie ad Antonella Clerici, insospettabile Musa, ora cogliamo l’occasione per discutere apertamente della questione: è stata lei a sdoganare in diretta nazionale questo tema che – evidentemente – abbraccia l’opinione popolare. Lei, chioma leonina in perfetto mood “Belve”, durante la trasmissione su Rai2 si è consacrata come regina della cucina italiana, tra lasagne e sugo-gate. Tra una domanda e l’altra, tuttavia, ha anche insultato il maschio vegano con quella self confidence che solo chi sa esattamente cosa sta dicendo e che non subirà conseguenze può avere. Anzi, forse forse avrà anche una standing ovation dal pubblico a casa.
“Io un vegano no! Ma è uno noioso, dai… così, poco fantasioso. Poi tutto molto blando, molto… cosa te ne fai di un uomo che mangia l’insalatina?“. Cosa te ne fai di un vegano mangiainsalata, alludendo alla sfera intima. Si sa, l’uomo a letto deve ruggire e battersi i pugni sul petto, possedere con la forza di un toro, cosa che per Clerici e moltissime persone chi è vegano non può certamente fare. Ed eccola qui l’esatta coincidenza tra carne e sesso, dell’uomo che “ha da puzzà” di barbecue e fiorentina, e che dopo aver procacciato cibo in Alaska usando solamente muscoli e coltello torna a casa e ti fa sciogliere tutta. Cade a fagiuolo la geniale metafora che fece Mary Gordon: “Maneggiò il mio seno come se ne stesse facendo una polpetta“.
La carne che “fa sangue”
Ovviamente, è automatica l’antitesi con il magrolino tutto orto e stream of consciousness che ha giusto la forza per ruminare ravanelli e lattuga. Altro che gli antenati raccoglitori menzionati da Harari… l’Italia in fin dei conti pensa ai Flintstones e alla clava. Medici e marketing ci bombardano da generazioni spiegandoci che mangiare carne fa buon sangue: eviti l’anemia e, in più, cresci sano e vigoroso. E l’uomo della carne, sul ring insieme al vegano, sa di essere il più forte di tutti – proteine, proteine, proteine!
Le donne della carne, invece, solitamente sono quelle che sanno ciò che vogliono, quelle che prendono senza chiedere, e che considerano noiose e bacchettone le rivali vegane che pensano solo a fermentare il cavolo. Anzi, che “mangiano solo miglio condito con aceto di mele“, giusto per citare un altissimo Paolo Crepet, quando disse che con una vegana sia impossibile fare l’amore. Farebbe faville con Antonella Clerici! Cosa avete capito? Mi riferisco al fatto che entrambi adorano i cliché.