Mai sentito parlare di un App? (Applicazione detto confidenzialmente). Capita se la vostra dotazione di tecnologia non include un iPhone o un iPod Touch. Ma se ne avete uno scaricate 20 Minute Meals, l’applicazione con ricette e video per pasti accrocchiabili in 20 minuti firmata Jamie Oliver. Pur costando 5 euro e 99 l’applicazione dello spaghetti-jesus britannico (leggi: cuoco-celebrità) è un successo strepitoso. Quindici giorni dopo l’uscita è al numero uno in Inghilterra con vendite superiori alle 100.000 copie (in poco più di un anno sono oltre due miliardi le applicazioni scaricate dal negozio Apple).
Non sono sicuro che questa applicazione sia adatta a me. Per sapere come si taglia una cipolla non ho bisogno di vedere un video, almeno credo. Ma il numero di persone che possiede un iPhone aumenta ogni giorno, e gli esperti dicono che sono professionisti di età compresa tra i 25 e 45 anni. Forse qualcuno di loro ama cucinare. Qualcun altro vuole farlo ma non sa come. Altri ancora non pensano di avere il tempo. Ora, cari editori italiani: guardiamoci negli occhi. Non credete che queste perone potrebbero comprare l’applicazione del vostro autore vip di riferimento? Chessò: “Le 10 ricette che hanno fatto innamorare Elisa Isoardi e Simone Ruggiati”. Oppure “5 piatti avvelenati per i dirigenti RAI” con Antonella Clerici. No, seriamente.
L’iPhone è uno strumento brillante che tra le altre cose, può aiutarci a cucinare. E le applicazioni, un geniale pezzo di software. Per decidere cosa mangiare stasera. Per ricordarci gli ingredienti quando facciamo la spesa. Per darci istruzioni passo-dopo-passo proprio mentre cuciniamo. E se i consigli arrivassero da Padma Lakshmi, non vi dico.
Recepito il messaggio?
Ma a parte gli editori, voi, cari piccoli lettori di Dissapore, siete pronti a farvi dire cosa cucinare da un telefono?