Attenzione: questo contenuto non è adatto ai moralisti, a quelli che commenteranno “grande pezzo di giornalismo” (sì, lo so che ci saranno), e a quelli che sono rimasti indignati dai poster della terza stagione della serie diffusi a Milano, tipo Barbara Mazzali, consigliera di Fratelli d’Italia che in merito a Sex Education e alle sue ostriche in odor di vagina aveva scritto: “Per l’amministrazione Sala è normale tutto questo? È accettabile che simili poster siano sotto gli occhi di tutti, bambini e ragazzini compresi? L’educazione sessuale deve essere in capo alla famiglia”. “Tutto questo” erano alcune immagini di ostriche e arance che avrebbero richiamato anatomicamente i genitali femminili con lo slogan “Se la vediamo in forma diverse, è perché non ce n’è una sola”.
Proprio dalla passione per le forme femminili e per la pasticceria prendono spunto i cupcakes di Aimee Gibbs, in assoluto uno dei personaggi più adorabili della serie. Nella seconda stagione comincia a girare con libri di cucina, poi nella terza mette in pratica le sue ricette distribuendo gratuitamente cupcakes-vagina (o vulva cupcakes come li chiama lei) all’interno della sua scuola. I cupcakes sono decorati con le diverse forme genitali femminili proprio come è stato mostrato ad Aimee dalla sua sessuologa, la terapista Jean Milburn. “Ogni vulva è unica e bella” dice Aimee ai suoi compagni che schifano le sue creazioni per via della forma.
In occasione del lancio della terza serie di Netflix, oltre all’advertising di cui sopra, è successo qualcosa di più. Infatti per due giorni, il 17 e il 18 Settembre, la storica Patti Bakery & Bistrot di Milano in Piazzale Cadorna si è trasformata nella Sex Education Pop Up Bakery. Indovinate chi non poteva mancare? Esatto, proprio loro: i vagina cupcakes. Oltre all’evidente obiettivo pubblicitario, la campagna che è stata ripetuta in altre città era tutta mirata a lanciare messaggi di body positivity e accettazione, anche attraverso un semplice cupcakes dalla forma poco comune.
Su Netflix la foto dei dolci fa da copertina alla serie, e a giudicare dall’hype (su un sito spagnolo c’è una ricetta per prepararli) sembra proprio che siano divenuti un elemento iconico di Sex Education.
Ma, c’è un ma. In realtà questi dolcetti giravano da molto prima di Sex Education, ed è lecito pensare che i produttori della serie ne abbiano colto le potenzialità narrative, oltre che provocatorie per farne un cavallo di battaglia. Su Etsy ad esempio, si possono trovare diversi stampi per lavorare la pasta di zucchero a mo’ di vulva. Già nel 2009 cupcakes con forme falliche e anatomiche venivano suggeriti per feste di addio al nubilato. Nel 2018 il Daily Mail aveva raccontato di una pasticceria in Arizona, lo Shot in the Dark Cafe, posto abbastanza assurdo, oggi non più operativo, che aveva venduto ai suoi clienti cupcakes a forma di vagina e di fallo. Non più tardi di un anno fa, a Gennaio 2020, a Londra per San Valentino si poteva frequentare un corso per imparare a decorare i cupcakes come delle vagine. A Novembre 2020, la youtuber Hannah Witton insegnava in un video di 16 minuti, sponsorizzato da Durex, a preparare i vulva cupcakes.
Tutto questo per dire che quello che sembra un fenomeno dell’ultima ora, o una semplice trovata pubblicitaria, ha qualche ragione in più d’esistere. Cercando su Instagram, ormai sono tantissime le pasticcerie e i pastry chef che si sono cimentati in questo tipo di creazioni. Che sia un trend in partenza? Ci abitueremo a vederli anche sugli scaffali delle nostre pasticcerie?