“Ma è di Lercio o è vera?”. Quante volte di fronte a una notizia stravagante vi siete chiesti se fosse vera o frutto della fertile fantasia del sito Lercio.it. In questo caso non abbiamo dubbi, la notizia è di Lercio, o meglio di uno dei suoi autori, il foggiano Adelmo Monachese, per l’esattezza del suo libro, appena uscito per i tipi di Rogas Edizioni, dal titolo diretto e chiaro: “I cuochi tv sono puttane” .
Satira spinta, quella di Monachese, su un mondo che conosciamo da vicino. I più cattivi lo definiscono il mondo di chi la cucina non la fa e si riempie la bocca, e quello di chi la cucina la faceva ma davanti al primo ingrediente industriale da pubblicizzare si tura il naso.
Insomma, è il mondo dei cuochi tv.
Su cui l’autore del libro aggiunge ironia a ironia: “Il titolo scelto è molto esplicito: è stata una scelta dell’editore. Fosse stato per me non avrei mai usato un’espressione così volgare come cuochi tv”.
Monachese non risparmia nessuno dei cuochi star testimonial di prodotti distanti dalle loro cucine. Primo fra tutti Carlo Cracco. Chi non ha storto il naso vedendo i cartelloni pubblicitari con il suo volto e le patatine San Carlo?
“Il blocco etico-intestinale è arrivato quando questi cuochi-star hanno iniziato a fare da testimonial a prodotti così lontani dalla concezione di buona cucina da meritare la cancellazione dall’albo dei cuochi, se ne esistesse uno, ma, se ci fosse, passerebbe il suo tempo a polemizzare con Benedetta Parodi perché esercita la professione in televisione senza averne i titoli“.
E ancora:
“Cracco, uno chef talmente quotato che per permettersi una cena al suo ristorante bisognerebbe mettere insieme tutti i bonus da 80 euro di Renzi, ha associato il suo faccione azzimo alle 82 patatine San Carlo, promuovendone un uso creativo e ricercato come sicuramente lui stesso faceva nella sua cucina prima della firma sul contratto di sponsorizzazione, sia nel formato convenienza che nei singoli ingredienti: glutammato monosodico, antiossidante, oleina di palma, tutta roba da cucina di alta qualità“.
Altro cuoco tv a essere bacchettato è Simone Rugiati.
“Dimenticate il sacro momento dell’abbinamento tra il piatto e il vino. Tra il rosso e il bianco. Tra le bollicine e il fermo. Simone su quello che cucina beve Coca Cola. Domanda che sorge spontanea, ma la Coca Cola aveva davvero bisogno del presentatore di Cuochi e fiamme come testimonial? Nel dubbio Rugiati consiglia a tutte le famiglie italiane di innaffiare i piatti con colorante e acido fosforico, ingredienti imprescindibili per esaltare il gusto dei piatti“.
Come dimenticare Alessandro Borghese nello spot di Activia: “Lo yogurt non proprio yogurt ma latte fermentato, in quanto contiene, oltre a due fermenti presenti anche nei normali yogurt, il Bifidus Actiregularis che favorisce l’equilibrio della flora intestinale. Perché uno chef dovrebbe preoccuparsi più della nostra flora intestinale che del nostro palato“?
Ce n’è anche per i parvenu della gastronomia, gastrofighetti vecchi e nuovi: “Fate un giro per pizzerie e ristoranti: sono tutti diventati dei cazzo di recensori, disquisiscono di cene a menù fisso da 5 euro quando a pranzo hanno mangiato il tonno in scatola direttamente dalla scatola. Tutti frequentatori di Trip Advisor, parlano una lingua solo loro. Se dici a uno di loro: “Visto oggi che cielo stellato?”, ti chiede: “Stellato Michelin?“.
Gran finale per il morbo dell’impiattamento creativo che sembra aver contagiato gli chef della penisola, grandi e piccini, famosi o sconosciuti:
“Così può capitarvi di ordinare una zuppa e vedersela servita in un elegante flûte. La zuppiera? Nonostante il termine indichi una certa propedeuticità al contenimento delle zuppe, la potrete trovare all’ingresso del locale, colma di fiori finti. Prima c’erano quelli veri ma i clienti li mangiavano all’uscita per saziarsi“.
[Crediti | Link: Dissapore, Facebook]