Eccosì il minestrone è il cibo più odiato dagli italiani. Volevo prendere il muro a capocciate negli spigoli dopo averlo scoperto nella ricerca ics del sito ipsilon. Ora, datemi delle buone ragioni per odiare il minestrone, e cercate di essere convincenti. Okay, è sexy quanto l’osteoporosi. Okay, non ha il pedigree del salmone selvaggio, maggesù, è dannatamente low-carb e fa fare tanta plin-plin. Gli altri alimenti che gli italiani sembrano detestare sono una scoperta che se non ti cambia la vita poco ci manca.
I molluschi (maccome?, i polpi, le seppie, i calamari sono molluschi) e le verdure di ogni genere e specie: lesse e in padella.
Decido di giocarmi l’arma definitiva e di scrivere io la lista dei cibi che odio, voi siete tenuti a fare altrettanto.
1 – I cavoli | No dico, ma li avete mai cotti i cavoli? Poi dice che scatta la carogna. Altro che Ogm, è questo il vero cibo del demonio, così ricco di zolfo da impestare anche l’anima. Capisco, sono antiossidanti e fanno bene ma non posso dire a cuor leggero che farei dei bambini con una mangiatrice di cavoli. Bambini che poi, ci pensi?, potrebbero nascere sotto un cavolo. Puah!
2 – Il fegato | Una cosa atavica. Per debellare lo spauracchio della fame, all’epoca ancora forte, ogni mamma degli anni ’60 ricorreva al magico ingrediente. Cucinato in padella era duro, pieno di nervi, immangiabile. Non c’era scampo, prendevo tempo, chiudevo gli occhi, masticavo e rimasticavo ma potevo alzarmi solo dopo l’ultimo boccone, marcato a vista dall’implacabile aguzzino di turno. Una tortura.
3 – La scaloppina dell’ultimo minuto | Cosa cucini stasera? Em… ecco…um massì, una scaloppina! Evvai con il più banale, rutinario, frettoloso pezzo di carne della storia. Sapori annebbiati, fumosi, tipo un viso di donna con su un quintale di cerone. Meglio il digiuno.
4 – La lingua | Mi sembra di sentirli i gastrofanatici: “la lingua è una delizia sei tu che non capisci niente”. La lingua è una delizia? Quell’enorme tocco di materia viscida e porosa che fino all’altro giorno leccava di tutto, chissà cosa, sarebbe una delizia? No perché ci sono quelli che vedendone un pezzetto acconciato in modo presentabile pensano che “lingua” sia una parola astratta. Macché, “lingua” sta per lingua, la gigantesca, anguillesca lingua di una vacca, per dire.
5 – Carote bollite | Bagnate, sfrangiate, scolorite tendenti al beige. Bleah e aribleah. Ogni volta che le vedo nel mio piatto penso all’ospedale: niente fa più mensa ospedaliera delle carote bollite. Con quell’aspetto ributtante non oso pensare a dove sono state cucinate, l’ultima cosa che direi è una padella. Ospedale per ospedale: meglio una flebo.
[Fonti: La Stampa, Melarossa, immagine: Foodbank]