Si può vivere un’ora in più senza Zoku? La risposta è no, non si può. Maledetto il giorno in cui Spigoloso, il foodblog del Dissapore network, facendosi prendere dalla voglia di ghiaccio(lo) fai-da-te ha piazzato la foto della ghiaccioliera definitiva. Si conserva in freezer, quando deflagra la voglia basta prenderla, riempirla con i sapori prediletti e tempo 10 minuti, piovono ghiaccioli perfettamente spendibili. Poi è venuto L’Espresso Food&Wine con “Ghiacciolo mon amour“, guida al ghiacciolo autarchico: stampi monodose e formato famiglia, congelatori di succhi, calippi fai-da-te e compagnia raggelante. Non basta.
E’ seguita la scoperta della lista di stampi per cubetti di ghiaccio che ha gettato una luce sinistra sulle nostre esistenze. Dopo averla vista chi può affermare in piena coscienza che una vita vissuta ignorando l’esistenza di stampi a forma di moai dell’Isola di Pasqua, sia degna di questo nome?
A scanso, ci sono anche stampi a forma di mattoncini della Lego, pinne di pescecane, diamanti 24 carati… S-P-E-T-T-A-C-O-L-O.
Ma la tendenza imprescindibile dell’estate 2010, come notato dal New York Times, è la granita gourmet. Niente a che vedere con la granita come la conosciamo, cioè un agglomerato di ghiaccio così compresso che i brividi raggiungono direttamente il cervello, sistemato su una pozza di sciroppo sintetico zuccherato, il cui aroma non ha nessuna possibilità di essere assorbito.
La granita gourmet è fatta raschiando il ghiaccio in modo che cada nella coppetta dolcemente, come una nevicata di gennaio, e che lo sciroppo sia assorbito gradualmente tipo acquazzone di luglio. Tutto deve essere artigianale per i gastrofanatici, compresi gli snack, e possibilmente fai-da-te, da qui, l’abbandono dei finti sapori con i quali sono cresciuti in favore della vera frutta estiva. I nuovi gusti sono rosa, cardamomo arancia e zafferano, spesso provenienti da sciroppi di frutta biologica e a chilometri zero.
Nella granità gourmet il ghiaccio è soffice, nevoso sulla lingua, e sparisce immediatamente se premuto contro il palato. Perché sia tritato nella maniera adeguata si sono evolute anche le macchine tritaghiaccio. Ne esistono per tutte le tasche e ognuna svolge egregiamente il suo lavoro. Sia (1) il modello manuale in plastica con finiture cromate (34.44 euro), che (3) quello elettrico praticamente monodose (27,90 euro). E naturalmente, (2) il tritaghiaccio professionale monofase in alluminio (522 euro).
E’ così che si raggiunge il grado zero del gusto.
[Fonti: Spigoloso, L’Espresso Food&Wine, One more gadget, New York Times, Ristoservice, ePlaza, Centro Arredo, immagini: L’Espresso Food & Wine, New York Times]