Giovani Nonne, ovvero ricette vecchie e plumbee cucinate da una gggiovane che tramanda la tradizione: è il nuovo programma di cucina di Discovery +, disponibile anche su Food Network, che mi fa elucubrare sulle elucubrazioni probabili degli autori tv che, con la mente fissa sulla vecchia regola “format che vince, non si cambia”, si saranno detti che rendere vecchia un’idea già vecchia non può che essere una buona idea.
Se ci sono 15 trasmissioni dedicate alle polpette col sugo, è il caso di farne un’altra. Se le “nonne” funzionano, togliamo loro le rughe e saranno perfette.
Sempre le stesse ricette
Precedenza assoluta – ancora e ancora e ancora – alle ricette tradizionali del BelPaese, sempre le stesse e sempre perlopiù tipiche del Sud Italia, perché sembra che la cucina da Roma in su non esista a parte pesto genovese e ragù bolognese – ancora e ancora e ancora.
La cucina mediterranea, la pasta e il pane, il pane vecchio, la cucina povera della Guerra, fritto, pesce e trallallà. Ho visto una puntata di “Giovani nonne” dedicata alle melanzane ripiene e, poche ore dopo, sullo stesso canale, a Fatto in casa da Benedetta (con Benedetta Rossi) – o era Giusina in cucina… vabeh, poco importa – ho intercettato esattamente la stessa ricetta. Cosa cambia tra “Giovani nonne” e altre trasmissioni, a parità di contenuto? Il volto protagonista, il vero catalizzatore della trasmissione che conquista ben al di là della validità e originalità delle pietanze. Che tristezza, però.
Le nonne delle famiglie che ci piacciono (cit.)
Vittoria, la giovane nonna ai fornelli, in un incipit di puntata pronuncia esattamente queste parole: qui si fanno ricette solo tradizionali, quelle veraci, delle nonne, della domenica a pranzo, delle famiglie che ci piacciono. Ho due perplessità a riguardo.
Primeggiano le parole “autentico”, “domenica”, “famiglia”, “buon cibo”… come una litania che non ammette interpretazione personali o estro e nemmeno uno sguardo estero, ma che al contrario inchioda alla nostalgia gastronomica delle vecchie generazioni. Al di là del cliché e della cacofonia di tutto questo amore italiano per il cibo della nonna, penso all’ipocrisia di fondo: se c’è un tema su cui noi italiani siamo intolleranti è la ricetta della tradizione di casa propria: ci scanniamo e ci insultiamo a vicenda per un cappero e una testa d’aglio, dacché la ricetta autentica è quella di (nostra) nonna e non di quella del vicino. La ricetta della nonna non esiste, semmai esistono le ricette delle nonne. Poi se il minimo comun denominatore è mettere molto grasso in padella, alzo le mani.
Caro influencer, una nonna ti salverà dall’oblio
Le nonne in cucina stanno diventando veramente famosissime – ma nessuno aveva un nonno che cucinasse, o una nonna che cucinasse male?? – e anche una garanzia. Non importa quale sia il tuo talento, una nonna ti amplierà il target. O ti salverà dall’incubo peggiore di qualunque influencer: diventare una meteora.
C’è riuscita persino Clio Zammatteo, (aka, Clio Make Up, ricordate?) che recentemente è passata da make up a bake up sponsorizzando Tescoma a suon di ragù di sua nonna e non mi stupirebbe un libro di ricette per il pubblico USA con le italian recipe; il giovane e simpaticissimo Emanuele Ferrari (Emilife) è diventato virale con la parodia degli outfit più celebri del fashion, ma con la collaborazione della sua – adorabile – “bis” ha scritto un libro di ricette della generazione che fu; i protagonisti de Il boss delle cerimonie (poi Castello delle cerimonie) hanno fatto uno spin off dedicato alle ricette della nonna, ovvero la compianta moglie del boss; i Casa Surace si sono fatti largo con la comicità contagiosa, ma sono andati in tv con nonna Rosetta a gareggiare in Cortesie per gli Ospiti (su Real Time); il portale Al.ta Cucina ha recentemente annunciato di cercare nonne disposte a combattere i piatti tradizionali “sbagliati”.
Questa cosa sta sfuggendo di mano: in Italia, sul cibo, non ci sono vie di mezzo e si passa dallo stravolgimento assoluto come la carbonara liquida di Valerio Boschi, all’ossessione per le nonne in cucina. Nessuna delle due sfaccettature è perfetta, e non si può dire quale delle due sia migliore di altre, ma resta il fatto che non possono escludersi a vicenda. Nel mezzo e in ombra c’è tanto ma tanto sapore cui si dovrebbe dare più valore, ma soprattutto, milioni di spettatori. Il grande pubblico che vuole (vuole?) la “cucina di nonna”.