Gino Sorbillo ha finalmente capito che sfottere la tradizione fa ottenere like

Proponendo la pizza con l'ananas in meni, Gino Sorbillo è l'ultimo ad aver capito che provocare sulla tradizione fa guadagnare in termini di attenzioni.

Gino Sorbillo ha finalmente capito che sfottere la tradizione fa ottenere like

Niente fa ottenere like quanto sfottere la tradizione culinaria italiana. C’è chi ci è arrivato da eoni – come chef Bruno Barbieri per esempio, che ha di recente messo il burro nella pasta con le vongole – e chi ha impiegato più tempo. Caro Gino Sorbillo, siamo felici che anche tu sia finalmente entrato nel novero dei creator che hanno compreso come gira la vita. L’aria è cambiata, per tutti, e immolarsi per la Pasta Madre Patria fa ottenere giusto giusto la simpatia di generazioni nostalgiche e poco altro. In particolare, però, l’aria è cambiata per Gino, che è passato dall’autoproclamarsi Artista della Pizza Napoletana nonché re indiscusso del lievitato discoidale partenopeo al pubblicizzare la pizza con ananas. Insomma, l’Uomo del Monte (Vesuvio) ha detto sì all’hawaiian style che fa tanto arrabbiare (in maniera prevedibilissima) gli italiani fedeli.

Parliamoci chiaro, le pizze paraculo fanno parte già da tempo del menu personale di Gino Sorbillo e la sua capacità di cogliere l’attimo e abbracciare i trend – vedasi la pizza con il granchio blu, giusto per fare un esempio recente – è ormai celebre. In questo ultimo caso qualcosa è mutato, in quanto non c’è alcun trend a riguardo, non c’è una ragione sociale/economica/politica per esporsi con tale scelta di ricetta: Gino Sorbillo ha esaltato la pizza con ananas con il preciso scopo di provocare e ottenere reazioni. Come lo deduciamo? Ha taggato l’azienda Del Monte senza inserire alcun #adv, e ha taggato persino testate giornalistiche locali come Corriere Mezzogiorno, GrandeNapoli.it, Repubblica Napoli e Napoli Today. Perché, così, la ruota gira benissimo e gira subito.

Pizza con ananas: il problema non è l’ananas, ma gli italiani Pizza con ananas: il problema non è l’ananas, ma gli italiani

In tutto ciò, però, è doveroso fare dei distinguo: la provocazione funziona sempre ma c’è chi lo fa a ragion veduta e pronto ad accettare le (spesso pesanti) conseguenze – come lo storico gastronomico Luca Cesari, che ha vivisezionato le origine ben poco italiche della carbonara attraendo suo malgrado minacce di morte e insulti di ogni genere – e chi lo fa per vanagloria.

Provocare la tradizione è un goal a porta vuota

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Un saggio scrive sovente che la tradizione è un concetto effimero ed estremamente contemporaneo. Sembra paradossale, ma ha perfettamente senso: ciò che noi contemporanei consideriamo “tradizionale”, “sacro”, “inviolabile” è il frutto di tante generazioni e di tante manipolazioni. Poche cose, almeno in cucina, nascono esattamente come le conosciamo ora e comprendo che sia difficile accettarlo. Ce ne ha dato prova Alberto Grandi – docente all’Università di Parma – con il suo compendio “Denominazione di Origine Inventata“, e fu Pellegrino Artusi in persona ad annoverare nella propria antologia culinaria gli spaghetti con telline, formaggio parmigiano e burro (e non si parla di cinquecento anni fa). E ci arrabbiamo. Chi ha deciso, riferendomi l’ultimo esempio, che sia immorale mettere il burro nella pasta con le vongole?

Bruno Barbieri mette il burro negli spaghetti con le vongole e scatena il panico Bruno Barbieri mette il burro negli spaghetti con le vongole e scatena il panico

Lo ha deciso il pubblico virtuale, la vera economia odierna, miniera d’oro tangibile e reattiva (altro che bitcoin!). Lui giudica, lui decreta, lui condanna, senza comprendere che il web non è come la piazza del paese in cui esporre qualcuno al ludibrio per demolirlo: il web è come il migliore degli allibratori, che guadagna a prescindere dall’andamento delle scommesse. E se è vero che la penna ferisce più della spada (e lo stesso vale per la scrittura digitale) è facile comprendere il motivo per cui, oggigiorno, ci si compromette accettando se non provocando volontariamente gli insulti alla propria persona (Gino Sorbillo che si mette a esaltare la pizza con ananas, invitando i followers a dar sfogo alla fantasia commentando). Perché fa guadagnare.

Fa più gioco il burro con le vongole o la pizza con l’ananas?

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Domanda legittima, date le premesse: il livello di provocazione consapevole è il medesimo. Tanto che è lo stesso chef Bruno Barbieri ad anticipare i propri follower dichiarando che non gli interessano eventuali attacchi o giudizi. Perché, quindi, distinguere il caso delle vongole imburrate da quello della pizza che ci dovrebbe “ananastesizzare“? Dobbiamo farlo, per la fonte da cui parte il gioco: da una parte uno chef pluristellato, dall’altra un pizzaiolo esperto che ha sempre manipolato la tradizione a proprio piacimento e per propri tornaconti. Difendendola a spada tratta un giorno, prendendosi gioco di lei il giorno dopo.

Il microonde fa male? Antonino Cannavacciuolo vs. Dario Bressanini Il microonde fa male? Antonino Cannavacciuolo vs. Dario Bressanini

Anche il sopracitato Luca Cesari rappresenta una fonte di provocazione a sé: non è uno chef che manipola la materia, ma è uno storico che ne studia ogni sfaccettatura in maniera disinteressata. Provocare, rompere schemi e sfatare dogmi radicati sono tutti risultati probabili di questo tipo di lavoro. Un po’ come quando il chimico Dario Bressanini ha distrutto la certezza di più generazioni spiegando che montare gli albumi aggiungendo il famoso pizzico di sale è un errore, o perché il microonde non è un elettrodomestico da temere (andando contro il parere contrario di chef Antonino Cannavacciuolo). Piuttosto chiara la differenza, no?