Sentivamo il bisogno dei dolci fit? Evidentemente sì: crescono come funghi i profili social dedicati a questa tipologia di dessert, sia su Instagram sia su Tik tok (sì, quello dei balletti, come direbbe Brunori Sas). Decine e decine di contenuti di persone – istruite nella nutrizione, o appassionate amatoriali – che suggeriscono palate di ricette dolci senza sensi di colpa. Puntando sempre (e, a volte, solo) sull’apparenza “golosa” degli stessi: “vedete questi giganteschi muffin al cioccolato con crema fondente e cuore scioglievole al pistacchio?? Non ci crederete ma sono fit, fatti solo con albumi e crema proteica“… ecco, a grandi linee, la questione.
Questo universo nasconde tuttavia molte nebulose, anche pericolose soprattutto per i giovani che hanno il peso e il dimagrire come primo chiodo in testa. Parliamo di conseguenze potenzialmente gravi, come l’aver paura dei carboidrati, dar la precedenza alla quantità e non alla qualità, un’assunzione esagerata e non adatta di proteine, una diseducazione alimentare.
Fit come sinonimo di healthy
Cominciamo con il definire questa tendenza: qualunque nome di pietanza seguita da “fit” (pancakes fit, torta fit, cioccolata fit, Bounty fit…) fa pensare a “light“, o peggio a “healthy” ovvero “(più) buono per la salute“. Ridurre ove possibile l’apporto calorico, sacrificando in parte carboidrati (zuccheri) e grassi è spesso cosa buona e giusta, ma il fit di per sé nasce per uno stile di vita ben preciso: la vita di uno sportivo, tant’è che il termine significa “in forma” ed è la radice di fitness. La vita di uno sportivo è tendenzialmente seguita da esperti, che consigliano tanto sugli allenamenti quanto sull’alimentazione, settati entrambi sul bisogno del singolo. Non è affatto detto che uno sportivo segua un’alimentazione “fit” come la si intende adesso, e non è detto che la dieta di uno sportivo escluda grassi e zuccheri… e nemmeno che tagli il fabbisogno calorico, anzi.
Se non è fit, è fat
Il fit è al momento quasi un’ossessione, che si insinua nella vita di tutti i giorni di persone anche giovanissime, con una vita normale non sportiva, che fan di testa propria, e che seguono come guru i pastry fit per risolvere problemi molto delicati. Grassezza, magrezza, massa, non massa, colpa, non colpa, paura del cibo e delle calorie: attenzione, con quei chili di albume.
Fit or fat: l’apparenza è tutto
A proposito dell’assonanza fit&fat, sapete qual è a mio parere l’aspetto più indigesto di questi dolci? Che una buona percentuale dei profili che propongono dolci fit li presenta come una bomba calorica, strapiena di creme spalmabili, strati di barrette, panna, salse filanti, cuori fondenti, fedeli riproduzioni delle merendine più peccaminose ma in versione fit. Figata, nevvero? Mh, ni: sicuramente una bella sorpresa l’idea di poter provare meno sensi di colpa (se di “colpa” è il caso di parlare), ma è un’illusione che rende l’approccio con il cibo davvero distorto, alla lunga.
Tradire le tradizioni sacre? Il fit, può
Il mondo dei dolci fit ha anche un vantaggio, una protezione tacita dagli attacchi di chi punta il dito sulle blasfemie food. Dopo mesi di accurata esplorazione, posso garantirvelo: gli stessi che sotto la pagina di Massari gli danno dell’inetto traditore per aver messo la panna nel tiramisù, sarebbero capaci di accogliere a braccia aperte un tiramisù fit.
Perché questa cosa? Perché il primo caso offende la patria e l’orgoglio endemico, mentre il secondo risponde ad un bisogno personale che punta sulla presunta salute, sull’eliminare i chili in eccesso, o sul non prenderne. E, se mi rende magr*, chissenefrega della patria.
I preparati proteici, e l’healthy va a farsi benedire
Non è mia intenzione fare di tutta l’erba un fascio: un impasto fatto con albumi, agave, cacao e farina di ceci non è da demonizzare – per carità – ma laddove leggo “crostata fit” e scopro che si tratta di una frolla classica con dolcificante (aspartame o stevia solitamente, o eritritolo) e una valangata di crema al cioccolato proteica all’interno allora mi sale un po’ la carogna.
Nutelle fit
Le simil Nutelle fit piovono dal cielo, attraverso infiniti banner commerciali, sponsor di blogger e influencer (uno dei re dei brand è, al momento, Foodspring). Possono essere anche deliziose, ma leggete le etichette: vi faranno restare in forma, potrete mangiarne di più rispetto alle creme tradizionali, e tutto perché sono un concentrato di soia e/o latte in polvere. Ecco, sono queste le super proteine né più né meno. E potete mettercene quante ne volete nella crema spalmabile al cocco super peccaminosa, ma il fit in questo caso non sarà MAI sinonimo di healthy. Né di dietetico.
La morale non richiesta
Tutte queste parole servono non a demonizzare bensì a invitare al ragionamento: non è tutto oro quello quello che luccica, non cadete nel loop da soli ma chiedete a uno specialista, lasciatevi cullare sporadicamente da un dolce low carb o sugarless da gustare senza colpa ma non perdeteci la ragione, leggete le etichette di ciò che state per mangiare, i dolci fit e proteici non sono adatti a tutti, ridurre con regolarità lo zucchero e aumentare chissà quale parte proteica può essere più dannoso di quel che si pensa.
Infine: non per forza è fat tutto ciò che non è fit.