Cucinare non è una passione priva di adrenalina. Nell’intimità del nostro angolo cottura, o nella sontuosità dell’isola attrezzata con cucina a vista, quando gli ospiti sono già seduti e va in scena lo spettacolo della cena perfetta, ognuno di noi ha una sua personalissima paura.
Si perché anche i più skillati ai fornelli malcelano almeno una, tremenda, bizzarra, inconfessabile angoscia che si ripropone ogni volta. Non serve cimentarsi nei nostri piatti forti, sfoggiare menu collaudatissimi, non basta avere padronanza di forni, fornelli e ingredienti, o invitare solo ospiti selezionati: il tic nervoso in cucina fa parte di noi.
Abbiamo imparato a conviverci, alcuni li abbiamo sconfitti, alcuni si sono presentati inaspettatamente con l’evolversi della nostra tecnica culinaria. Il problema è che tutti abbiamo paura di qualcosa, basta osservarci:
— paura di sbagliare,
— che qualcosa vada storto,
— di fare una figuraccia irrimediabile.
— Paura che non basti,
— paura che sia troppo cotto,
— poco cotto,
— troppo al dente
— o poco al sangue.
— Paura che sia troppo salato,
— poco pepato,
— paura di non fare in tempo.
— Paura degli ospiti: la mamma, la nonna, il capo, il collega, l’amico che sa cucinare.
— Paura dei bambini, a cui non piace nulla.
— Paura del forno a microonde,
— paura della pentola a pressione.
— Paura dei volatili.
— Paura degli altri.
— Paura di Benedetta Parodi.
Paura di noi stessi, di dimenticare qualcosa, paura che se credi di aver considerato tutte le variabili, una sicuramente ti è sfuggita. Paura che il raviolo si spappoli nell’acqua bollente, che la frittata rovini al suolo, che la crostata cuocia troppo, che il risotto passi di cottura, che il krapfen non si gonfi, che la marinatura non marini.
Paura di cuocere il cavolo, di servire cipolla. E controlliamo con manie ossessivo compulsive la focaccia dentro al forno (e anche quando usciamo di casa, non siamo certi di averlo spento), verifichiamo i minuti che passano, le temperature che si alzano. E se fino a qualche decennio fa, cucinare era una faccenda da desperate housewife, e i protagonisti delle piccole tragedie erano i grumi del purè, la maionese impazzita o lo sformato che non si stacca dallo stampo, oggi queste angosce quotidiane lasciano il posto ad altre nuove, più evolute, odierne, più subdole ossessioni.
Fateci caso.
Paura di sbagliare, paura di stappare, paura di perdere il controllo, paura di perdere la ricetta, di perdere quel foglietto su cui avevamo appuntato quella revisione alla ricetta. Paura del lievito di birra, paura di fare il pane, paura dei germogli, della pasta fillo. E la pressione aumenta: paura di sbagliare l’annata del vino, sbagliare il bicchiere del vino. Paura di cucinare il pesce, di tagliare il pesce, paura della colla di pesce. Paura di cucinare qualcosa di troppo grasso, troppo rosso, troppo pesante, troppo anni ottanta, troppo junk food. Paura del blu. Paura di cucinare dolci. Paura delle dosi.
Io? Bè io ho paura delle ricette. Si, mi mettono un’ansia tremenda. Preferisco fare “a occhio” o affidarmi alla memoria. Si badi bene, non è una questione di coraggio, mi capita anche con i bugiardini e i manuali delle istruzioni, è che ho deciso di non combattere questa mia paura, bensì di coltivarla..
Ansie, ossessioni, tic nervosi, sindromi ossessivo-compulsive culinarie si possono debellare ma anche coltivare portandole all’esasperazione (degli altri che ci guardano cucinare).
E voi? Quali sono le vostre FAF, fobie ai fornelli, e come le combattete, sempre che abbiate deciso di combatterle? Parliamone.
[Crediti | Martina Liverani è l’autrice del blog Curvy Foodie Hungry. Immagine: Getty Images, Illustrazione di Lauren Cattermole]