Ma secondo voi, un teenager che in piena metà degli anni ’90 incontra sulla propria strada il cibo, ci fa caso? Se ne accorge? Sì, mentre mastica (poco), subito dopo tutto svanisce. Passa qualche anno, quel ragazzo cresce, ormai ha 20 anni e ora, direte voi, qualcosa si muove. No no, neanche a 20 anni succede nulla. Mangi, ti nutri, hai le tue preferenze ma nulla di più. Verso la fine degli anni ’90 internet è ancora poca roba, gli stimoli non accendono la lampadina (a meno che tu non sia figlio di qualche cuoco/critico/amatore). Se vado indietro nel tempo cercando di pensare a qualche esperienza positiva che ho avuto con il cibo, non ne ricordo una. Ma conservo le peggiori:
1996: I Sottotono escono con il loro secondo disco, e il pezzo dal titolo “Succo alla pera col gin” rovina una volta per tutte la mia adolescenza. La notte del 31 dicembre prima del pantagruelico cenone, io e i miei amici abbiamo la geniale idea di acquistare una bottiglia di gin e due cartoni di succo alla pera e fare questo aperitivo di nascosto dai nostri genitori. Risultato: Uno degli amici si addormenta sul pianerottolo di casa e io chiamo la mia ragazza, non conoscendo i sintomi della sbronza penso di stare per morire.
1997: Estate, i miei genitori sono fuori per le vacanze, io resto a Roma con due amici. Una sera uno di loro si offre volontario per preparare “qualcosa da mettere sotto i denti”: la cena consisteva in due barattoli di fagioli e due scatolette di tonno aperte e, senza scolare niente, via tutto nei piatti. Dalla fame che avevo, quella roba credo di averla anche mangiata (oggi quel ragazzo fa il cuoco, ed è pure bravo).
1998: Una sera a casa di un mio amico ci ritroviamo a cucinare pasta fredda in dosi abbondanti e a fumare erba, anche quella in quantità industriali. Andiamo avanti fino all’alba e ricordo che due di noi, completamente rincoglioniti, fanno colazione con della pasta fredda avanzata. Buona, peccato che la sera prima avevamo usato quell’insalatiera come posacenere.
1999: Facevo il dj in un gruppo crossover/numetal, unica preoccupazione: suonare come i Rage against the machine. Ci ritrovammo in studio per registrare il nostro primo demo, ore e ore di prove, sala registrazione prenotata mesi prima. Ci diamo appuntamento nel pomeriggio sapendo che saremo rimasti lì fino a tarda notte. Ricordo un bellissimo gattone nero che girava per la sala. Di cinque persone solo una si ricorda di portare del cibo. Trapizzini? Pizza di Bonci? Niente macchina del tempo, solo semplici e tristissime scatolette di tonno. Non avevamo né pane, né posate, né tovaglioli: abbiamo mangiato il tonno con le mani e poi fatto tante carezze a quel bellissimo gattone nero.
[Fonte: SingRing, foto: Francesca Barreca]