Nel 1979 il professor dell’Università di Agraria di Anhui Chuan Chen propose una revisione della classificazione delle sei tipologie di tè cinesi che avesse validità non solo in Cina, ma in tutto il mondo. L’obiettivo fu raggiunto e tra gli appassionati di tè il documento, che raccoglie anche note di colore sulle posizioni del professore (“siccome la Cina ha scoperto i sviluppato le sei categorie di tè, dovrebbe essere la Cina a stabilire i principi di classificazione del tè. Le persone di origine non-cinese non riescono a distinguere i nomi dei tè, possiamo aspettarci che distinguano le tipologie?”) è ampiamente conosciuto. La classificazione giungeva assolutamente necessaria per mettere in ordine i presupposti in base ai quali si parla di un tè bianco o di un tè nero, di un tè rosso o di un tè blu.
Una delle parti più interessanti di questo documento riguarda la nomenclatura che, scrive il professore, è uno dei passaggi più importanti nella classificazione dei tè. In poche parole non si tratta di una mera questione di linguaggio, ma di una scelta organizzata e sensata delle parole che descrive una realtà o un’altra. Nella nomenclatura dei tè ci sono sostantivi che hanno propositi descrittivi e che servono ad evidenziare una specifica caratteristica di un tè. Possono descrivere la forma della foglia, il colore, il profumo, il sapore, oppure la varietà della pianta. Ma nella nomenclatura subentrano anche altre parole che hanno a che fare con le zone di coltivazione, i tempi di raccolta, le tecniche di produzione, perfino i nomi delle rotte commerciali.
Tuttavia nella nomenclatura la caratteristica più frequentemente indicata è la forma della foglia, come nel caso del “gua pian” (a forma di melone) o del “mao feng” (punte di capelli o capelli fini). Chiaramente parliamo di nomi cinesi, assegnati nel tempo, tradotti in altre lingue, con parole originariamente cinesi. In alcuni casi di tè estremamente pregiati ed unici, a precedere i vari nomi c’è la zona di provenienza. È il caso di tè entrati nella storia (forse non nella nostra, ma sicuramente in quella cinese) di cui purtroppo scarseggiano esempi in tempi moderni.
Nel caso dei tè a cui viene dato un nome in base al periodo della raccolta, alcune volte si possono raggruppare nelle quattro categorie delle stagioni di riferimento: estate, primavera, autunno, inverno, che corrispondono ai periodi duranti i quali le foglie vengono raccolte. Come abbiamo anticipato, ci sono poi i tè chiamati dal nome delle varietà delle piante o dei metodi di lavorazione.
Insomma, scrive il professor Chen, le tipologie di tè sono tante almeno quanto i loro nomi, un’abitudine che nel tempo ha creato moltissima confusione. Succede quindi che un singolo tè abbia fino a 10 nomi diversi. A seconda delle province di provenienza, non è raro che tè molto simili siano chiamati con nomi diversi, oppure l’esatto contrario, ovvero che a tè molto diversi tra loro vengano dati nomi simili. Ad esempio il nome “stame di loto” viene affibbiato sia a un tè blu che rosso, lo “ying zhen”, conosciuto con il nome di Silver Needle (ago d’argento) indica sia un tè verde che un tè bianco.
Come sottolinea il professore, il mondo dei nomi dei tè è vastissimo e complicatissimo, ma molto affascinante. In parte la nostra comprensione si ferma dove si ferma la nostra conoscenza della lingua cinese (al termine “cha” ad esempio, le basi). Nei nomi “propri” dei tè non è comune trovare la descrizione della tipologia (se trattasi di tè bianco o blu) ma si tratta di un’ulteriore caratteristica che si apprende nell’acquisto. Questo aspetto si perde parzialmente nell’acquisto di tè da scaffale, dove è più facile trovare nomi commerciali come “Earl Grey” e “English Breakfast” invece che i nomi originali dei singoli tè cinesi in purezza, che scarseggiano in quei canali commerciali. Chiaro è che questi nomi sono significativi, perché rappresentano la storia del tè stesso e vengono maggiormente compresi in due modi: avvicinandosi alla lingua cinese, o almeno al linguaggio originale cinese usato per i tè, e facendo acquisti in negozi specializzati nei tè di alta qualità. Solo a quel punto si apre un mondo, quello di cui parla il professor Chen, che ci fa comprendere meglio non solo il nome ma la complessa e affascinante cultura del tè.