Tempo fa ho fatto una brutta caduta in bicicletta. Risultato? Avambraccio rotto, operazione, gesso e riabilitazione di almeno tre mesi. E poi: senso di impotenza, perdita di autonomia, frustrazione nel non riuscire a fare nemmeno le cose più elementari, dallo scrivere al lavarsi i capelli. Tuttavia, se è vero che dall’avversità nasce la virtù, qualche lezione l’ho imparata: a stare più attenta sulla pista ciclabile, ok, ma anche come cucinare con una mano sola.
Nel momento in cui ci si ritrova ad affrontare un infortunio degli arti superiori, ci si rende conto di quante azioni si diano per scontate: afferrare, svitare, sollevare, aprire, chiudere, tagliare, affettare, spremere. Anche farsi un caffè diventa un’impresa impossibile. I casi sono due: o si ha qualcuno sempre a disposizione, oppure bisogna ingegnarsi. Vista la mia esperienza, ho pensato di condividere con voi alcuni trucchi e attrezzi di uso quotidiano, dalla schiumarola allo schiaccianoci, casomai (toccando ferro) ne aveste bisogno.
Questo pezzo è dedicato a chi si trova in un momento di difficoltà e sofferenza, credetemi vi capisco. Fra di voi c’è sicuramente chi ama cucinare, chi non comprerebbe mai pasti pronti e, in generale, chi odia non poter essere indipendente. Soprattutto, questo pezzo è dedicato a coloro che non hanno il privilegio di avere un aiuto stabile in casa. Sappiate che a fronte della perdita un guadagno c’è: cambiare prospettiva può far nascere qualche buona abitudine in termini di risparmio. Riutilizzo di acqua, meno rifiuti e meno sprechi ad esempio. In cucina si può fare tanto e meglio, perfino con una mano sola.
DISCLAIMER: questi consigli sono pensati per chi si trova in stato di convalescenza temporanea. Non mi permetterei mai di rivolgermi a chi convive da una vita con la mobilità limitata degli arti superiori, che sia per difetti congeniti o danni permanenti. Credo a ragione che costoro sappiano perfettamente come rendersi autonomi con gadget specializzati (ne esistono liste su liste) e con molta più disinvoltura e resilienza di me. Pertanto la leggerezza con cui affronto questo argomento non vuole in nessun modo mancare di rispetto a persone con disabilità, ma rispecchia esclusivamente la mia esperienza.
Cose da sapere
Vi siete rotti il braccio, magari pure quello dominante come la sottoscritta. Inutile piangere e strapparsi i capelli (tanto non ci riuscireste). Ripigliatevi perché non c’è tempo da perdere: avete spazi da riorganizzare, attrezzi e ingredienti da procurarvi, azioni pratiche da compiere. La missione è quella di conquistare la (parziale) indipendenza in cucina e qui non si molla un centimetro.
Ecco alcune cose da sapere prima di cominciare a cucinare con una mano sola:
- L’importante è nutrirsi: a meno che non abbiate un personal chef a disposizione, non aspettatevi una convalescenza fatta di pasti gourmet. Cereali, zuppe e casseruole faranno più spesso parte della vostra quotidianità. In una parola, il trionfo del comfort food. Ma ehi, a rendere deliziosi questi piatti è la soddisfazione di averli portati a termine con successo nonostante le abilità più che dimezzate.
- Non ce la farete da soli: chiedete aiuto quando serve. Non fate i supereroi, specialmente se rischiate di aggravare l’infortunio. Affidatevi a parenti, amici, vicini di casa per un check saltuario, ad esempio lavare i piatti o pulire e tagliare le verdure. Approfittate della generosità e disponibilità altrui senza farvi problemi.
- Giocate di anticipo: per viaggiare in autonomia c’è bisogno di un supporto iniziale, niente scuse. Ecco alcune azioni pratiche da delegare a inizio convalescenza: fare una spesa consistente; meal prep (taglio verdure/frutta/pane) da tenere in frigo o congelatore; allentare tappi e coperchi particolarmente ostici; spostare tutto il necessario a portata di mano; aprire confezioni; travasare alimenti non deperibili (riso/pasta/farina) in contenitori facilmente apribili.
- A mali estremi, compromessi: no agli estremi rimedi, che nel terzo millennio le soluzioni pratiche abbondano e ogni tanto va bene usufruirne. Anche se normalmente non approvereste, scendete a patti con la vostra coscienza: chiamate quel delivery, scaldate il pasto pronto, acquistate la verdura surgelata o già porzionata. Ve lo dice una talebana del cibo che piuttosto si farebbe tagliare una mano (salvo poi rendersi conto di come si vive, e allora subito marcia indietro).
Via i coperchi (dove si può)
Il tappo a vite è il vostro acerrimo nemico. Meglio farlo fuori subito, specialmente nel caso di ingredienti a uso frequente come sale, zucchero, caffè, spezie, foglie di tè. Ne basta un pizzico o al massimo un cucchiaino e si conservano tranquillamente in contenitori senza coperchio da tenere a portata di mano. Se avete già portaspezie o dispenser dedicati benissimo. Ancora meglio è riutilizzare barattoli di vetro, preferibilmente bassi e larghi a prova di mano tremolante. Se poi ci prendete la suddetta mano, una buona pratica da mantenere è fare la spesa alla spina, ovvero ricaricare i barattoli presso negozi dedicati allo sfuso.
Apologia del tappo meccanico
Il tappo meccanico è il vostro salvavita. Va bene per tutti quegli ingredienti non deperibili ma che comunque hanno bisogno di mantenere un certo grado di fragranza come biscotti e miele. Oppure per travasare facilmente marmellate, salse, succhi da conservare in frigo. Il suo uso più rivoluzionario secondo me è quello all’apparenza più banale: l‘acqua da bere. Siamo primi in Europa per consumo di acqua in bottiglia nonostante quella del rubinetto sia qualitativamente ineccepibile e il nostro sistema di tubature faccia invidia al resto del mondo. A meno che sorgano emergenze o viviate in zone a rischio Pfas, procuratevi bottiglie in vetro con tappo meccanico, riempite di acqua corrente e vivete più leggeri. Meno soldi spesi, meno plastica o vetro nell’ambiente, meno pesi che vi portate dietro dal supermercato. Per quanto riguarda noi compagni di infortunio, meno tappi in plastica o alluminio da svitare: basta un clac e passa la paura.
Di schiaccianoci e quadricipiti
Quando si ha una mano sola aprire le cose diventa un’ossessione. Ci si accorge velocemente che il mondo del cibo confezionato è ermetico e impenetrabile, a prova di bambino ma anche di chi ha un solo arto a disposizione. E non è che tutto può essere conservato senza coperchio o travasato: una birra ad esempio va bevuta subito altrimenti addio effervescenza. Gli esempi sono molteplici e capitano sempre nel momento del bisogno. In questo senso la vita dell’infortunato, per quanto tragicomica, è un ottimo esercizio di problem solving. Ecco alcuni attrezzi per scassinature non programmate:
- Apriscatole o apribarattoli prensile: facile da impugnare, a più dimensioni, per svitare o sbloccare ma anche afferrare a mo’ di pinza
- Apribottiglie per tappo a corona: per chi era abituato a usare l’accendino
- Schiaccianoci: classico o conico per tappi a vite di diametro limitato (es. bottiglie) in plastica o alluminio
Il minimo comun denominatore di tutti questi gadget è la forza che avete nei quadricipiti. Perché barattoli e tappi da svitare cari miei vanno tenuti fermi in qualche modo: seduti, gambe strette e in mezzo quel tubetto che volete aprire a tutti i costi. A fine convalescenza avrete cosce d’acciaio, e magari mi ringrazierete.
La brocca sia con te (sempre)
È arrivato il momento vintage, quello in cui andiamo ad aprire la polverosa cristalliera di famiglia. La brocca è uno di quei pezzi da natura morta che ci si aspetta di scorgere in un Vermeer o un Caravaggio. Ci si versava latte, vino, acqua calda per fare il bagno. Ed è precisamente questa la sua utilità: ha manico prensile, si usa per versare e ci permette di non sollevare pesi. Ecco come usarla per risolvere ostacoli pratici:
- Riempire la pentola: semplicissimo quando si hanno due mani, basta metterla sotto il rubinetto, sollevare e accendere il fuoco. Con una mano sola però anche la pastasciutta diventa un bel problema. La soluzione è posizionare la pentola direttamente sul fornello e versare con la brocca, più capiente di una bottiglia e più pratica di un bicchiere. Accettate il consiglio anche se vi sembra banale: prima di arrivarci potreste fare un disastro o peggio farvi male.
- Bollire l’acqua: elettricità vince su gas e io non posso più vivere senza bollitore elettrico. Che guarda caso è a forma di brocca, maneggevole ed ergonomica per scaldare l’acqua in tempi brevissimi. Si risparmia energia e la pasta a fuoco spento esce una meraviglia.
- Fare il caffè: avvitare e svitare la moka non s’ha da fare. È qui che torna utile la brocca in vetro per il caffè filtro. Anche chi non rinuncerebbe mai all’espresso potrebbe ricredersi. Basta una sola preparazione giornaliera, il caffè non rischia di bruciarsi e l’estrazione delicata permette una degustazione più attenta e piacevole.
Mai più senza schiumarola
Il problema del sollevamento pesi si ripresenta al momento di scolare. Pasta, riso, cereali, verdure sbollentate che poi vanno in padella. In tutti questi e molti altri casi vi dico: mai più senza schiumarola. Questo attrezzo permette A) di non sollevare B) scolare e trasferire cibo facilmente e in sicurezza C) riutilizzare l’acqua di cottura. Evidenzio quest’ultima come buona abitudine da mantenere per risparmio, sostenibilità e valore nutritivo. Una sola dose di acqua vi basta tre volte per, ad esempio, cavolfiore intero al forno e cous cous di verdure. Oppure pasta coi broccoli e vellutata di verdure. Meno sbatti di così non si può, anche con una mano sola.
Le forbici di Ned Flanders
Se il braccio fuori uso è quello dominante, le insidie in cucina si moltiplicano. Confezioni di biscotti, surgelati in busta e ortaggi in rete costituiscono improvvisamente un ostacolo insormontabile. Quasi al pari dei tappi a vite, con la differenza che la giusta dose di violenza a suon di morsi o coltellate potrebbe funzionare. Perché però darsi tanto affanno quando potreste usare le forbici al contrario? In questo universo parallelo il Mancinorium di Ned Flanders avrebbe fatto fortuna. Per avvalorare la mia tesi mi sono recata da un arrotino vecchio stampo e ho testato le forbici per mancini (lo stesso naturalmente vale per chi non usa la destra). Responso: funzionano alla perfezione. Aprire buste, tagliare la pizza, la bistecchina o il seitan non sarà più un problema, a patto che siano ben affilate.
Cucinare per due
Il segreto per non affaticare più del dovuto l’unico braccio a disposizione è cucinare per due. Ovvero, una porzione per te e una per il te stesso del futuro. Che, ne sono certa, ti ringrazierà. Occorre ottimizzare tempi e usi dei fornelli: un giorno si cucina, il giorno dopo si scalda in padella o al microonde. Al contempo tupperware e schiscette diventano contenitori di emozioni. Piatti preparati con amore dalla mamma, avanzi del take away che scaldati sono sempre più buoni. Più di tutte però a uscire fumante e appetitosa è l’aspettativa, densa di soddisfazione, di qualcosa di buono fatto con la propria mano. Una sola, funzionante e infinitamente preziosa.