Con tutti i cocomeri che ho mangiato negli ultimi giorni sto caloricamente a posto per tutta l’estate. Ma se non mi giudicate troppo severamente, vorrei confessare la mia totale incapacità di scegliere quelli buoni.
Sapevo o meglio, credevo di sapere che il cocomero dovesse essere bello sodo e possibilmente pesante. Però un paio di volte mi è andata buca.
Nel deserto di consigli attendibili ho finito per dar credito alla leggenda metropolitana (magari non lo è) della macchia chiara provocata dalla maturazione al suolo. Diceva l’Internet — se non trovate una macchia chiara il cocomero è stato raccolto prima del tempo. Credetemi sulla parola: mai trovata! Nè nei cocomeri gagliardi tantomeno negli altri. Boh, sarò io.
Su Instagram dovrebbe impazzire il genere fotografico “compratore di cocomero che accosta l’orecchio per sentire un suono sordo dopo aver picchiato la scorza con il palmo della mano”. E forse comparirei anch’io, magari mentre chiedo con espressione ebete: “ma come cavolo è un fottuto suono sordo”?
Poi c’è la faccenda dei frutti non maturi o troppo maturi. I primi li riconosci dalle setole visibili sul peduncolo, gli altri dalla buccia che vira al giallo.
Una volta tagliato –diciamolo– il cocomero può diventare la porta d’accesso all’inferno. Come dev’essere il colore? Squillante o è solo uno specchietto per le allodole? Uniforme o vogliamo accreditare il club “strenui difensori delle striature bianche”? E la consistenza? Boh.
In ultima analisi ci sarebbe l’assaggio al coltello, vero punto di non ritorno per cocomeri flosci, friabili e pieni di filamenti. Nemmeno questa è una prova attendibile secondo gli esperti, un cocomero perfetto in un pezzo potrebbe essere un cocomero perfetto en travesti in un altro.
In mio soccorso, e dei tanti che come me non sanno che cocomeri pigliare, arriva il New York Times. Cosa credevate, mica è una faccenda di poco conto scegliere bene il cocomero.
L’attacco mi piace: “I cocomeri sono imprevedibili come le relazioni, non offrono garanzie”. E però, prosegue il quotidiano americano, con la saggezza degli esperti possiamo evitare che la spesa dal verduraio si trasformi un una Waterloo.
Regole
1. Cerchiamo un cocomero opaco, o insomma, con la scorza non lucida e possibilmente uniforme. Bitorzoli e altre stranezze possono dipendere da esposizioni irregolari all’acqua o al sole.
2. Ecco la storia della macchia chiara causata dalla maturazione al suolo, che se manca allora il cocomero è stato raccolto prima del tempo. Uhm, dunque non era una bufala.
3. Soppesatelo: il cocomero deve risultare pesante in rapporto alla sua dimensione.
4. Lo sapevo: il suono sordo provocato dal palmo della mano, ne abbiamo già parlato. Ma sono troppe le variabili del fantomatico suono per giudicarlo un parametro attendibile.
Il New York Times insiste: cercate un cocomero dal suono pieno, più simile a un tenore che a un basso (!?). Un suono più profondo può significare che non è maturo e c’è troppa acqua. Può voler dire che il centro del frutto è diviso in pezzi, problema causato da un eccesso di fretta nella raccolta da parte del coltivatore o da un eccesso di fertilizzante.
Qualunque sia la causa, il difetto viene chiamato “cuore vuoto”, condizione davvero triste per un cocomero.
[Crediti | Link: New York Times]