Più che una Belva, Antonella Clerici si sente un piatto. E che piatto. “Una roba unta e bella carica”, dice. “Una lasagna con tanta besciamella e tanto ragù”, spiega, con tanto di gestualità dell’abbondanza all’italiana, a una divertita Francesca Fagnani nella sua intervista a Belve. Ed è qui, quasi all’inizio dell’attesissima puntata (la cui eco è pari forse solo a quella con Fedez), che Antonella Clerici si mostra esattamente come quella che è ed è sempre stata, la regina della cucina televisiva italiana.
È inutile che storciate il naso, voialtri che, come Ligabue (anzi no, lui ha smentito) pensate che Antonella Clerici sappia troppo di sugo per essere brava davvero. Lei, della vostra opinione supponente e altezzosa, se ne sbatte altamente, come di chi non l’ha ancora chiamata per sondare la sua disponibilità per Sanremo 2025, nonostante gli ottimi risultati ottenuti nel 2010. “Peggio per loro”, dice Antonella. “Io ho i miei programmi, le mie cose, non me ne frega niente”. Figurarsi quindi cosa gliene può fregare, ad Antonella Clerici, di voi che la guardate dall’alto in basso, fingendo di ignorare il fatto che, se l’ondata di popolarità della cucina ha avuto un inizio, quello è stato probabilmente con La Prova del Cuoco, in onda dal 2000, dieci anni prima che arrivasse Masterchef con i suoi giudici dell’alta cucina.
Insomma, ad Antonella Clerici andrebbe riconosciuto, una volta per tutte, di aver fatto scuola, nella cucina televisiva, e di averla fatta con coerenza, rimanendo sempre una “lasagna con tanta besciamella e tanto ragù” e senza trasformarsi mai e poi mai in un sushi, che è quanto più lontano da lei si possa immaginare in termini di cibo.
Il segreto del successo di Antonella Clerici
Ed è esattamente questo il segreto del successo (grandissimo) di Antonella Clerici, il motivo per cui da più di vent’anni è amatissima dal suo pubblico, fatto di nonni, di madri (non solo casalinghe) ma anche di bambini, che cantano con lei l’inno alle tagliatelle di nonna Pina.
Antonella è una lasagna, ed è orgogliosa di esserlo. E a tutti, proprio a tutti, piacciono le lasagne. Lei non ha mai provato a essere un sushi, un amuse bouche, un piatto di cucina d’autore. Lei è sempre stata la cucina di casa, rassicurante e buona, comprensibile e vicina. E questo l’ha premiata, forse come a pochi altri era mai successo in tv. Dimostrazione ne fu l’improvviso e quanto mai ardito cambio di rotta della Rai, quando dopo diciotto edizioni di successo sostituì Antonella Clerici con Elisa Isoardi, ai tempi fidanzata di Matteo Salvini. A Belve, Clerici spiega che la sostituzione avvenne perché lei era incinta, nella peggiore delle storie professionali che si possono raccontare (sarebbe forse stato meglio una sostituzione per fare un favore alla first lady, che un licenziamento a una donna di talento causa maternità). “Nella fase più importante e delicata della mia vita tutti i dirigenti Rai sono spariti”, racconta Clerici a Fagnani. “Non avevano però fatto i conti con il mio pubblico”. Che infatti boicottò la nuova conduzione e chiese a gran voce il ritorno di Antonella Clerici al suo posto.
Come si racconta Antonella Clerici a Belve
Le motivazioni di un’affezione così grande da parte del pubblico sono le stesse, identiche, che si ritrovano nei piatti della tradizione culinaria italiana. E le stesse che portano alla diffidenza verso il fine dining. “Ok, la pasta è cotta, ora potete calarla”, pensa l’italiano medio quando si immagina un piatto dell’alta cucina. E lo pensa anche Antonella Clerici, che dice che non uscirebbe mai con un vegano, perché come un uomo fa l’amore lo si vede a tavola, e “che te ne fai di un uomo che mangia l’insalatina e toglie il grasso dal prosciutto?”. Il pubblico può anche incuriosirsi per l’haute cuisine, ma alla fine vuole la lasagna, sempre.
Come una lasagna, Antonella Clerici è immediata, diretta, vera, verace, abbondante, goduriosa. “Un po’ squinzia, un po’ basica”, come lei stessa si definisce sullo sgabello di Belve. Una che ama fare l’amore e ama la buona tavola (“sono i piaceri della vita, non ne abbiamo tanti in fondo”). Una donna fumantina, gelosissima (al punto di aver pedinato Eddy con una parrucca in testa, per essere sicura dei suoi numerosi tradimenti – e questa è l’unica pecca di un’intervista effettivamente pulita, perché non vorremmo sentire nessuno parlare così in pubblico dell’altro genitore della propria figlia adolescente). Una donna piena, “con il fisico della Sandrelli ne La Chiave di Tinto Brass”. Orgogliosamente “terrona dentro”, nonostante sia nata a Legnano, la città del Carroccio.
Rock, lei che preferiva le moto ai macchinoni degli industrialotti danarosi delll’hinterland milanese che tutte le mamme volevano per le loro figlie. Fedele nei secoli (“io sto alla Rai come Totti alla Roma”), umile (“ho tutto, mi sembrerebbe irriverente chiedere qualcosa”), empatica (“quando incontro una persona, la sento”), fumantina ma comunque, alla fine, sempre buona, al punto da spendere parole gentili sia per Elisa Isoardi (che comunque in quel periodo aveva “approfittato della situaizone”, dice Clerici forse senza dar peso al senso di questa frase, o forse sì) che per Barbara d’Urso, una “bravissima professionista” rea di aver voluto fare uno scoop a tutti i costi andando a intervistare l’amante dell’allora suo compagno.
Il ritratto dell’italianità, verrebbe da dire. Ma anche la storia di una donna di successo, che probabilmente aspetta ancora che quel successo le venga pienamente riconosciuto. Ma in fondo, una lasagna, ha davvero bisogno di sentirsi dire quanto è buona?