Ci siamo quasi. Questione di giorni. Tra poco più di una settimana, in Italia, comincia la raccolta del tartufo bianco, il Tuber Magnatum Pico.
Fremo. Trepido.
Il fatto è che l’anno scorso è stato il più avaro di trifole di cui abbia memoria. C’è n’era zero, costavano carissime: non aveva piovuto, non aveva fatto freddo nei periodi giusti. Dunque ce n’era nulla e rimasi -come tutti gli appassionati- totalmente a bocca asciutta.
Che autunno difficile.
[Dov’eravamo rimasti con il tartufo? Bianco rigorosamente a crudo, nero soprattutto cotto]
[L’Alba dei tartufi viventi: Il buonappetito]
[2017, l’anno nero del tartufo bianco: Il buonappetito]
La delusione era stata ancor più cocente visto che venivamo da un anno fantastico: gli appassionati lo ricorderanno, il 2016 fu un momento eccezionale. C’era tartufo ovunque, costava poco, si poteva grattare senza (troppe) remore, su una fonduta, un risotto, una carne cruda, un tajarin, un ovetto.
Ieri a pranzo ero in un famoso ristorante di Langa e gli albesi mi hanno confortato: le condizioni climatiche di quest’anno dovrebbero essere state propizie, trifola ce ne sarà. Sicuramente più del 2017. Quindi affilate le mandoline, cominciate a mettere da parte i soldi (per quanto sia “economico” si parla sempre di 150/200 euro l’etto).
E soprattutto non raccoglietelo ora, anche se già c’è: ieri per fare un bel gesto il ristoratore ce ne ha servito un poco, il primo raccolto anche se non ancora nel periodo autorizzato. Capisco le buone intenzioni, ma è sbagliato prendere il tartufo quando non si può, dove non si può: è un bene prezioso e va preservato, se vogliamo continuare a mangiarlo.
In più l’attesa verrà ripagata: come si sa, la trifola migliore è quella che arriva col freddo, a novembre, a dicembre. Aspettate, ne varrà la pena.