Intanto senza guscio, che deve essere divelto con una tecnica specifica e nient’affatto semplice. Se volete saperne di più, leggete qui. Esistono diversi modi per gustare la regina dei molluschi e siamo giusto in tempo per parlarne, visto che l’inverno è il momento più adatto per il consumo. I bretoni avevano una regola semplice per indicare i mesi migliori nei quali gustare le ostriche, ossia quelli con la R, quindi: settembre, ottobre, novembre, dicembre, gennaio (janvier, in lingua), febbraio, marzo e aprile.
Ma come mangiarle?
Come mamma le ha fatte.
Se aprite il mollusco nel modo giusto si staccherà dal fondo. Quindi rovesciate la conchiglia tra le vostre fauci spalancate con tutto il liquido interno e assaporate bene. Sfruttando la lingua, schiacciate un pochino il mollusco sul palato e all’occorrenza date una leggera ciancicata, quindi mandate giù. Le ostriche non si masticano, si ingoiano.
Pepe e Limone.
In Italia è il modo più gettonato. Portate in tavola il vostro vassoio di ostriche già aperte, un piattino con le fette di limone tagliate per la lunghezza e non per la larghezza (evitiamo l’effetto fettine da tè, per carità), un bella macina contenente un qualche pepe che valga la pena, mi verrebbe da dire Sichuan. Il rituale è semplice: prendere l’ostrica, spremere all’interno un pochino di limone, aggiungere un giro di pepe, spalancare le fauci e gustare, come sopra.
Alla francese.
Dei cugini francesi possiamo dir tutto, tranne che a tavola non sappiano come godersela. Il metodo è il mio preferito: sminuzzate uno scalogno e fatelo marinare nell’aceto di vino bianco. Bruscate qualche fetta di pane e ricopritela con abbondante burro non salato di qualità. Quindi: prendete l’ostrica, conditela con un pochino di scalogno marinato in aceto e aggiungete un sospetto di pepe. Dopo aver gustato e ingoiato, azzannate un pezzo di pane e burro. Champagne a volontà.
Alla Napoleone.
Napoleone, quando non si trovava in battaglia, usava riempire un vassoio con ghiaccio tritato sul quale sistemava alcune foglie di lattuga. Su di esse, disponeva le ostriche aperte. Intanto emulsionava sale, pepe, Cognac e succo di limone e vi aggiungeva persino un goccio d’olio. Condiva i molluschi con la salsina e serviva direttamente in tavola. Potete provare.
Mangia e bevi.
La morte sua, lo sappiamo, è il Muscadet, vino bianco della Loira sufficientemente acidulo, sapido e fresco. Lo champagne va bene sempre, ma il vero RITUAL, ossia l’azione di mangiare e ingoiare repentinamente con alcolico a seguire, si realizza con la vodka. Ci sono diversi metodi:
– il primo e il più semplice consiste nel bere un’oncia (1 oncia = 28,3495231 gr) di vodka ghiacciata in un sol colpo, appena l’ostrica è stata ingoiata.
– L’altro, più folcloristico, prevede l’inserimento del mollusco direttamente nel bicchierino con la vodka e poi giù attraverso la gola. Rocambolesco.
– L’ultimo, che personalmente trovo un tantino sopra le righe, è un vero e proprio Oyster Martini cocktail: un Vodka Martini agitato, non mescolato, (cit. James Bond), servito in elegante coppa Martini, nel quale si inserisce un ostrica.
Allora cari lettori, quali altri metodi conoscete per divorare ostriche vive? E qual è il vostro preferito?
[Crediti | Immagine: Fancy]