15 regole per scrivere male una ricetta

Se il vostro scopo è scrivere male una ricetta su carta o su web per confondere e deludere chi vi legge, allora seguite queste 15 regole elencate.

15 regole per scrivere male una ricetta

Questa è epoca di inesorabile proliferazione di food blogger, e libri/siti web di ricette. Anche chi solitamente tratta argomenti lontani dalla cucina fa un libro di ricette, o reels su Instagram in cui mostra come fare il porridge o dolci fit. Non se ne esce, non si riesce a evitare il cibo ovunque e per tutti, e la maggior parte delle volte le ricette sono scritte male. Talmente male che sembra che tutti seguano lo stesso schema per ottenere esattamente tale scopo.

Scrivo ricette da oltre dieci anni, a nome mio e a nome di altri, e non scherzo se dico che ne ho lette di tutti i colori. Non mi riferisco solamente all’italiano in generale, bensì soprattutto a dettagli di rilievo, specifiche per gli ingredienti, spiegazioni tecniche, logica nell’esecuzione, scelte che risultano antipatiche o ridicole. Quindi, se volete essere certi di come scrivere male una ricetta, basta seguire le 15 regole che sto per elencare.

1. Evitate di scrivere subito la dimensione dello stampo

tortiera

Giustamente, chi scrive su web da troppe cose per scontate, ad esempio il lettore. Il lettore, per chi scrive su web, è sicuramente un utente abile e navigato, abituato a sfogliare pagine web con disinvoltura e che conosce il concetto di “scrollare” per trovare tutte le info. Quindi, è solo a lui che ci dobbiamo rivolgere: indicazioni primarie come “ingredienti per 3 porzioni” oppure “dosi per uno stampo tondo di 20 cm” devono essere secondarie e mimetizzate a caso nel testo… tanto, l’utente sgamato sa esattamente come trovarle.

2. Scrivete il procedimento a ruota, come fosse un romanzo

cook book

Un procedimento dovrebbe essere sempre prolisso ed è necessario che divaghi per intrattenere emotivamente l’esecutore della ricetta: tutti adorano mettere le mani in pasta costretti a rileggere daccapo il testo ogni volta, per ritrovare il punto. Trooooppo noioso un bell’elenco puntato breve e conciso, e leggere fa sempre bene in questo mondo fatto di troppe immagini e troppe poche parole.

3. Scrivete il procedimento senza seguire l’effettiva logica di esecuzione

libro di ricette

Tenete bene a mente questa espressione: “*fatto* in precedenza”. Deve essere il vostro mantra, perfetto se inserito ad un punto già bello inoltrato del procedimento. Intendo cose come “ora unite il riso che avete cotto precedentemente” o “impastate il burro nella farina e aggiungete le uova sode fatte in precedenza” o “mettete nell’impasto la frutta secca precedentemente tostata”. Oppure suggerite al lettore un procedimento illogico che potrebbe rovinare tutta la ricetta. Per esempio, nel tiramisù indicate di fare la crema delicata a base di uova crude e, solo dopo, il caffè. Che è risaputo ci vada bollente al momento dell’inzuppo dei savoiardi…

4. Scrivete ingredienti approssimativi

purè

Perché scrivere “latte fresco intero” quando è più semplice scrivere “latte”? Oppure “patate gialle vecchie” quando si fa prima a scrivere “patate”? Tanto tra un purè fatto con latte a lunga conservazione o scremato, e un purè fatto con un latte di qualità, non c’è differenza. Perché scrivere “cioccolato fondente al 70%” e non “cioccolato fondente”, e fare i pignoli? Sanno tutti che nessuno vuole cercare di fare una ricetta al massimo delle potenzialità, ma preferisce farne una mediocre come tante altre.

4A. Escludete dal procedimento alcuni ingredienti in elenco, o viceversa

cucinare

Tipico divertissement è lasciare attonito l’esecutore della ricetta: se avevate indicato la menta, non mettetela nel procedimento; se serve il ghiaccio, indicateglielo solo nel procedimento e non prima; se non citate la panna nella panna cotta cosa potrà mai succedere?

5. Dichiarate con leggerezza se una ricetta è vegana o per qualche intolleranza

miele

Il veganismo è molto gettonato adesso, quindi perché non infierire su questa tematica anche sapendone poco? Non fatevi problemi quindi a suggerire pizze margherite vegane anche se tra gli ingredienti c’è il lievito di birra, oppure un dolce vegano anche se dentro prevedete il miele. Basta che non ci siano burro, carni e uova, nevvero? Dichiarate “gluten free” una cosa fatta col kamut, o con l’avena… tanto chi è celiaco sa bene cosa mangiare e cosa no.

6. Abusate di “q.b.” e “a piacere”

quanto basta

La vostra arma segreta in casi di incertezza e/o pigrizia sarà il “q.b.“, un acronimo affascinante e romantico che ora ha il potere di fare da aggettivo a moltissimi ingredienti. Non siate antichi usandolo solo per sale e pepe, fate i moderni e mettetelo anche accanto a ingredienti cardine della ricetta come il cacao nella frolla al cacao, o il curry nel riso al curry, o il colorante nella red velvet. Se il q.b. vi lascia troppo i sensi di colpa, allontanateli tutti con il “a piacere“: così la palla passa a chi sta seguendo la ricetta… lasciate dunque “peperoncino a piacere”, cavoli suoi se ne mette tre cucchiai.

7. Non indicate mai se il forno debba essere statico o ventilato

cinnamon rolls

Il forno è il forno, stop. Bastano i gradi mica ci vuole una scienza, mia nonna cuoceva tutto nel forno a gas e le veniva tutto bene. Vi esorto a omettere modalità o ripiano nell’abitacolo, che tanto un pan di Spagna crudo al centro è una leccornia, così come le meringhe che essiccano male e sanno di albume.

8. Usate termini tecnici senza spiegarli

impasto

Se indicate negli ingredienti acqua e zucchero, nel procedimento riferitevi tranquillamente a loro come “sciroppo a 121°C” così da farvi capire al volo e lasciare l’utente nel proprio brodo, con encefalogramma piatto. Parlate pure di “chiffonade” se indicate di tagliare il basilico, di “brunoise” se indicate di tagliare i pomodori, di “pirlatura” se siete nelle fasi finali del lievitato, di “rinfresco” se sta per entrare in scena il lievito madre. Esiste Wikipedia, basta tenerla aperta in una tab accanto.

9. Usate ingredienti fuori dal comune anche nelle ricette più semplici

dragon fruit

Se potete complicare una ricetta con elementi che non apportano nulla al suo miglioramento, aggiungeteli. Fiocchi di sale, fava tonka, foglia d’oro sui cookies, formaggio di vacca podolica dop per il toast, burro salato danese per il riso in bianco, dragon fruit per la crostatina destinata alla merenda a scuola dei pargoli. Soprattutto, non suggerite alternative sennò perdete di rilevanza.

10. Scrivete tempistiche che non tengano conto di lievitazioni eterne e/o raffreddamenti decennali

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Viva tutti i “mousse in 2 minuti” e “panettone in 20 minuti” che celano raffreddamenti di una notte e lievitazioni per 24 ore, o le ricette che iniziano il procedimento con “la sera prima preparate…”: bloccare inesorabilmente le intenzioni di qualcuno, o rovinare i piani e il tempo alla gente, non è un vostro problema. Colpa di chi legge, se non legge tutto il testo prima di iniziare.

11. Non badate a dettagli utili per la salute di chi replicherà la ricetta

red velvet

Mi riferisco a cose come la sterilizzazione dei vasetti nel caso di conserve e confetture, o la spiegazione di come pastorizzare le uova quando sono usate a crudo: mai entrare nel dettaglio, mi raccomando. Lasciate che schiaffino nella ricetta litri di salubre colorante alimentare (blu, magari, il più sano di tutti), anziché suggerire un numero specifico di gocce. Ah, e infierite con il suggerire di usare frutti di bosco decongelati anche nelle ricette a crudo, tanto non hanno mai ucciso nessuno. Finora.

12. Suggerite sempre procedimenti senza alternative né vie d’uscita

ricetta

Se nessuno ha l’abbattitore in casa ma io sì, non è colpa mia. E non è colpa mia nemmeno se la gente non sa esattamente cosa significhi cottura a bagnomaria. Se io ti scrivo di sciogliere il cioccolato nel microonde, perché mai dovrei suggerire – a te che non hai il microonde – che si può procedere anche in tot altri modi?

13. Ingannate tutti tramite il titolo acchiappaclick

ricetta perfetta

Che cosa meravigliosa i concetti di “acchiappa click” e di algoritmo, che ci consentono di mentire e ingannare chi ci casca: via libera a tutti i “tortelli proteici” solo perché nel ripieno c’è la ricotta, oppure “tiramisù fit” perché avete sostituito i savoiardi con le crepes di albume. Così come via libera ai vari “ingrediente segreto” o “tecnica infallibile” anche per fare la frittata: mai sopravvalutare l’intelligenza dei lettori.

pesto nel mortaio

Non importa cosa succede, non importa con chi parlate, ma voi nell’introduzione delle trofie al pesto dovete scrivere che il pesto lo fate solo col mortaio di marmo di bisnonna Romismunda, e dovete far sentire delle mer*de i lettori che usano il frullatore o il pesto pronto perché “è così semplice farlo in casa”. Tutto chiaro? Ricordatevi però di non mettere nel testo il link della sponsorizzata fatta l’altro ieri col pesto tigullio, sennò salta la copertura.

15. Una premessa pretenziosa al massimo

Salt Bae

Coinvolgete nonne, ricordi di infanzia, primati personali, sogni premonitori, episodi strappalacrime, tutto quello che volete tranne ciò che davvero potrebbe servire al lettore: origini della ricetta ad esempio, la sua storia, dettagli sulla particolare tecnica usata. Soprattutto, insistete su come la particolare ricetta che state per mostrare sia “di vostra invenzione” perché avete usato 25 g di zucchero anziché i 30 g indicati nelle altre novemila versioni esistenti.