Ci sono due tipi di risposte alla domanda “quanto deve essere lungo il panzerotto fritto perfetto?”, se mai ve la foste posta.
La prima risposta è quella del vostro medico, che vi consiglierebbe di mangiare il fritto il meno possibile, figurarsi un panzerotto lungo più di un mignolino.
Però c’è poi una seconda risposta, ed è quella che vi darebbe chiunque abbia appositamente affrontato mezz’ora di curve e un’interminabile coda per arrivare a Monte Sant’Angelo, paesino arroccato su uno sperone del Gargano, e mangiare il leggendario panzerotto di Sixty Seven.
E la risposta è: non meno di venti-venticinque centimetri.
Monte Sant’Angelo è da sempre meta di pellegrinaggi: d’altronde, il santuario del Paese è Patrimonio dell’Unesco, come forse dovrebbero essere anche i suoi panzerotti.
A salire fin quassù, sono due tipi di pellegrini.
Alcuni sono diretti alla suggestiva grotta-santuario dell’arcangelo Michele; altri, quelli laici, si mettono in coda proprio lì accanto, nella minuscola e del tutto anonima bottega (“pizzeria”, c’è scritto su un’insegna che sarebbe ora di cambiare) di Sixty Seven.
Il locale l’hanno appena restaurato, e un po’ è un peccato: era meravigliosamente in tono con la gestione quella minuscola stanzetta circondata di perlinato, con metà spazio dedicato al bancone e qualche metro quadrato in tutto per i clienti, che si ammassavano nell’attesa.
Da qualche mese è tutto più moderno: lo spazio per chi aspetta di essere servito è aumentato, e il bancone è stato messo strategicamente in fondo alla stanza.
Via la scomodità, via quel fascinoso aspetto demodé.
Ma la sostanza non cambia: qui si sfornano i migliori panzerotti della zona (non diciamo della Puglia solo perché sappiamo che scateneremmo un pandemonio). Uno tra i cibi di strada più amati della regione.
Se così non fosse, non si spiegherebbe l’interminabile fila di persone che attende fuori dal negozio, ogni giorno –tranne il venerdì, turno di chiusura–, per mangiare un panzerotto (sfidiamo chi voglia provare a mangiarne più di uno) appena sfornato.
La fila non è solo una questione di popolarità: è anche che qui la fretta non è ammessa.
Peppino e Donato, panettieri di tradizione, friggono una teglia di sette panzerotti sette per volta, e stop. Un po’ come farebbe una nonna pugliese a casa con la sua padella piena d’olio bollente.
D’altronde, le cose buone hanno bisogno del tempo che ci va. Chi ha pazienza per attendere, attenda. Gli altri, si perderanno una meraviglia calorica.
Una volta terminata la coda, bastano 2,50 euro (per i panzerotti fritti) o 3 euro (per quelli al forno, per i più salutisti) per godere di una gigantesca tasca bollente di pasta cresciuta fritta, ripiena di pomodoro, mozzarella e prosciutto. L’esterno croccante e dorato, il ripieno abbondante e filante.
Roba da professionisti della merenda calorica. Se vi sentite in colpa, potete sempre scendere giù per le curve a piedi.