Duecentosessanta chili di arrosticini abbruzzesi, ottocento di salsiccia, duecento di gnocco fritto e tigelle, oltre seicento di pesce fritto, quattrocento di sarde a beccafico, seicento di ali di pollo e più di 10 mila bottigliette d’acqua.
Sono alcuni numeri della prima edizione di Catania Street Food. Quattro giorni di cibo di strada con 31 pietanze diverse provenienti da tutto il mondo, dalla Sicilia al Messico, dalla Thailandia all’Iran.
Numeri che neanche Davide Alamia di AdMeridiem, la società che ha organizzato l’evento, si aspettava così impressionanti.
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“Abbiamo contato 20.000 kg di cibo e 15.000 litri di bevande distribuite da oltre 150 persone addette alla somministrazione”.
Un successo esagerato che ha visto protagonista via Etnea, salotto buono della città dell’Elefante, invasa a qualunque ora e del giorno e della sera da un pubblico di ogni età e genere curioso di provare le numerose proposte.
Non sono mancati momenti di panico, ma alla fine tutti sono riusciti ad avere l’agognato cibo di strada.
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Tra i più richiesti “u pani cà meusa” (il pane con la milza) di Nino U’ Ballerino, famoso meusaro palermitano evidentemente molto amato anche a Catania, visto che il suo banco è stato tra i più affollati.
Molto richiesta la salsiccia di Palazzolo Acreide, presidio Slow Food, sapida, arricchita nell’impasto con vino rosso e un’avvolgente nota di finocchietto, più conosciuto come finocchio in grani o cumino.
Altra star della rassegna la granita catanese servita con la brioscia ai 5 cereali: impastata con burro e lievito madre, prodotta senza neanche un grammo di semilavorati. Una golosità rara.
Neanche il mal tempo, a tratti inclemente con il centro storico di Catania, ha scoraggiato catanesi e turisti che con pazienza zen si sono messi in fila accettando di aspettare anche un’ora pur di provare il loro piatto preferito.
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Comprensibilmente soddisfatto Piergiorgio Martorana, amministratore di AdMeridiem, per questa prima edizione catanese che ha consolidato un format di successo già sperimentato e amato a Palermo.
Ma Street Food Fest è stato anche altro, con animati incontri gastronomici, spazi per i giovani chef emergenti, degustazioni, educazione alimentare per i più piccoli, tenzoni linguistiche come quella, annosa, tra arancino e arancina, tenuta dall’Accademia della Crusca.
Nonostante molti si aspettassero di veder scorrere il sangue, il dibattito si è concluso con un solomonico “e vissero tutti fritti e contenti”.
[Crediti | immagini: Luca Vitello e Rossana Brancato]