Rio. In questi giorni, l’effervescente metropoli brasiliana è presente nella nostra mente non solo come simbolo di festa ininterrotta e spiagge, ma soprattutto in quanto città che ospita le Olimpiadi.
E a Rio, gli atleti italiani hanno come punto di riferimento Casa Italia (ovviamente), punto ideale di incontro, di condivisione, di contaminazione tra due culture differenti, l’Italia ed il Brasile, e che ora, grazie anche all’evento olimpico, si ritrovano più vicini e un po’ più simili, ognuno mantenendo però le proprie peculiarità e le proprie tradizioni.
Anche nel cibo.
Questo è infatti l’ambizioso obiettivo che si prefigge Davide Oldani, chef stellato già allievo di Marchesi e Ducasse e che a Rio riviste l’incarico di “Sport and Food Ambassador” e che allieta con i suoi piatti i provati atleti italiani e non.
Ambasciatore di sport e cibo, quindi.
Infatti, lo chef del rinnovato ristorante “D’O” di Cornaredo – una stella Michelin – è anche uno sportivo con un passato di tutto rispetto nel mondo del calcio, tant’è che, proprio pensando a un’alimentazione che potesse combinare le esigenze del gusto e quelle del benessere , ha scritto il nuovo libro, “D’O, Eat better, ricette per lo sport”, edito da Mondadori, in cui illustra ricette che siano gradevoli al palato quanto salutari per il nostro organismo.
Una scelta semplice e di buon senso, così come semplici ma innovativi sono i piatti che Oldani propone a Casa Italia, dove mescola, unisce, contamina i sapori tipici dell’Italia, quali pasta, olio o salumi, con quanto di più fresco e caratteristico offra il mercato locale.
Il piatto che ha dedicato a Rio 20016 si chiama Ciaolà (nella foto di copertina), una sintesi fra il “Ciao” italiano e il portoghese “Olá”. Ha la torcia olimpica stilizzata, e tra un rilievo e l’altro lo chef dispone gli ingredienti lavorati in salsa con i colori dell’Italia e del Brasile.
Ma non solo di Oldani vivono le Olimpiadi di Rio.
Anche Massimo Bottura, infatti, chef dell’Osteria Francescana fresco di incoronazione come miglior cuoco del mondo a “ 50 Best Restaurants”, ha inaugurato, poco distante da Casa Italia, il suo “RefettoRio”, sul modello del Refettorio Ambrosiano, la struttura dove, all’insegna della solidarietà, viene riutilizzato il cibo in eccesso a favore dei meno fortunati.
Ma non solo: a Rio infatti “c’è gente che per strada chiede cibo e lavoro. E’ facile, no?”, dice David Hertz, lo chef brasiliano che ha chiesto a Bottura di replicare a Rio l’idea milanese.
E infatti, in quest’ottica, nel brasiliano RefettoRio o RefettoRio Gastromotiva, uno spazio di 300m2 donato dal comune di Rio de Janeiro in Rua de Lapa, 108, l’obiettivo non è solo offrire cibo ai meno abbienti utilizzando risorse in eccesso e che andrebbero distrutte, ma anche creare lavoro e benessere, andando oltre il semplice e immediato momento del riutilizzo del cibo.
Sessanta chef (tra cui Alex Atala, Mauro Colagreco, Virgilio Martínez, Helena Rizzo, Joan Roca e Claude Troisgros) insegneranno infatti ai cuochi brasiliani come riutilizzare al meglio il cibo che altrimenti andrebbe gettato, raggiungendo così il duplice obiettivo del riutilizzo degli eccessi e della creazione di posti di lavoro qualificati, in un’ottica che unisce necessità contingenti e obiettivi di lungo termine.
Al solito l’obiettivo di Bottura non si riduce a un semplice discorso di cibo e ristorazione ad alto livello, ma sconfina nell’etica, nella condivisione, nel benessere, nel rispetto per gli altri e per il pianeta.
Concetti che oggi, grazie alla risonanza delle Olimpiadi, ci suoneranno forse un po’ più vicini e familiari.