Il Buonappetito – Quando volete lusingare uno chef, vi prego, non chiamatelo genio

Quando volete lusingare uno chef, vi prego, non chiamatelo genio. Il termine è abusato, Scabin o Bottura vengono sempre chiamati genio. Ma genio era Leonardo. Allo chef dite invece che è un talento

Il Buonappetito – Quando volete lusingare uno chef, vi prego, non chiamatelo genio

C’è una parola che risuona frequentemente nei grandi ristoranti: non è “champagne”, non è “squisito”, non è “il conto!”.

E’: GENIO.

Appena una groupie o un piccolo fan si avvicina a uno chef siderale, dopo pochi minuti non resiste e, passati i convenevoli, lo dice.

Dice, rivolto ai commensali, indicando il pluridecorato chef premiato dalla Guida Michelin: “perché lui è… un GENIO!”. Ma mica con ironia, mica con il sarcasmo della Donatella Versace imitata da Virginia Raffaele – GENIOOOOO! –, no, no, intendendolo proprio in senso stretto: “quest’uomo è un genio”.

Se Scabin o Bottura, Fulvio Pierangelini o Paolo Lopriore avessero ricevuto un euro per ogni “genio” che è stato rivolto loro, sarebbero più ricchi della signora Ferrero.

Così sono andato a vedermi cosa voglia dire genio sui dizionari. A parte che non c’è parola più duttile –si va dal genio militare a quello della lampada– nel senso che interessa a noi significa pressappoco questo:

«Eccezionale e irripetibile capacità inventiva e interpretativa dello spirito umano, che si manifesta in determinati individui: il g. di Beethoven; la persona che ne è ritenuta in possesso: “Leonardo fu un g. universale”»

Quindi sono andato a verificare chi di solito viene ritenuto un genio in senso stretto: Leonardo e Beethoven a parte, di solito vengono fuori i nomi di Michelangelo, Mozart, Einstein, Fidia, Newton, gente così.

A leggere i libri grossi, già Pitagora mi è bravissimo, ma proprio genio… Giuseppe Verdi? Forte, ma un genio, non esageriamo… Rossini? Talentuoso ma indolente: genio proprio no.

Un genio non è solo uno molto bravo, molto talentuoso: è uno toccato dallo spirito santo, è un eclettico, uno che eccelle in tanti campi della creatività e della conoscenza.

La prossima volta che volete lusingare uno chef –e dio sa quanto gli piace essere lusingati– vi prego, non ditegli che è un genio.

Dite che è un talento.

Che è bravissimo.

Anche che è il migliore: ma genio no.

All’inizio ci rimarrà un po’ male, ma poi si abituerà.

E Mozart riposerà in pace.