25 Giugno 2019, Singapore. Mauro Colagreco sale sul palco avvolto in quattro bandiere, Argentina, Italiana, Francese e Brasiliana: il suo Mirazur è appena stato insignito del titolo di miglior ristorante del mondo dalla giuria della 50 Best. Se avete pensato “eh capirai, aveva davanti Bottura e i Roca e sono finiti fuori classifica, e Redzepi era appena rientrato”, siete delle pessime persone, malelingue che si meritano tutte le contumelie che chef Ruffi vi dedica. Lo chef che presenzierà alla puntata finale della decima edizione di Masterchef Italia è un cuoco di vaglia, cosmopolita e lungimirante, e siamo qui per mettervi in pari.
Mauro Colagreco nasce in Argentina, a La Plata, nel 1976. E se il cognome dello chef a questo punto vi suonasse strano, sappiate che è figlio di un commercialista abruzzese originario di Guardiagrele, suggestivo borgo in provincia di Chieti, di cui il cuoco è anche cittadino onorario. Maturità classica e un breve tentativo di studi di economia, subisce un irresistibile richiamo della cucina: dopo il diploma presso il Colegio de gastronomia Gato Dumas di Buenos Aires parte per la Francia. Ha 25 anni.
In Francia il suo futuro culinario prende forma. Passa dal Plaza Athénée di Alain Ducasse, ad acquisire la disciplina e l’ossessione per il dettaglio propria dei grandi. Da Alain Passard all’Arpège, dove gli si apre il mondo della cucina vegetale. E alla Côte d’Or, dove la sua esperienza europea è cominciata: qui ha appreso le basi tecniche della grande cucina francese e il suo percorso ha incrociato una delle vicende umane più controverse della storia della gastronomia contemporanea. Chef Loiseau si suicidò in seguito al declassamento sulla guida Gault Millau, una vicenda che verrà raccontata nelle pagine del “Il Perfezionista” di Rudolph Chelminski. Era il 2003 e Colagreco era un capopartita.
Nel 2006 lo chef italo-argentina approda fortunosamente a Mentone, nemmeno 200 metri oltre il confine italiano. Qui, accompagnato dall’inseparabile Julia, moglie di origini Brasiliane, inizia l’ascesa stellare: il primo “macaron” Michelin arriva subito, il secondo nel 2012. L’ingresso nell’olimpo dei tristellati avviene nel 2019, pochi mesi prima di essere incoronato miglior ristorante del mondo. Una crescita verticale e costante, in cui -nel 2016- è riuscito a infilare anche una partecipazione come giudice a Top Chef Italia, esperienza non entusiasmante per sua stessa ammissione.
Non sono solo i premi per la cucina ad impreziosire la bacheca dei trofei del nostro: il Mirazur è stato anche insignito del trifoglio (anche se di foglie ne ha cinque) verde della Michelin, per l’impegno verso una gastronomia sostenibile, che lo hanno portato ad essere il primo ristorante del mondo ad essere certificato totalmente “plastic-free”. No, nemmeno uno dei famigerati sacchetti per il sottovuoto, niente.
Vedremo quanto Aquila, Irene, Antonio e Monir, finalisti di Masterchef 10, riusciranno a carpire dalla cucina senza confini di Mauro Colagreco: senza confini tra culture, tra terra e mare e tra localismo e globalismo.