Da alcuni anni Massimo Bottura sale sul palco di Identità Golose avvolto da un palpabile alone di santità.
Pur di vedere e fotografare il Baricco dei cuochi italiani, pur di appuntarsi una delle sue verità assolute, il pubblico del congresso italiano della cucina d’autore è capace di sciropparsi un’ora d’intervento in lingua originale di qualche ignoto cuoco russo. E senza auricolari per la traduzione simultanea.
Il francescano vestito di bianco che i non avvezzi al culto degli chef potrebbero scambiare per il Papa in mezzo alla folla dei fedeli, vive l’apparizione a Identità Golose come il coronamento della religione botturiana, il pensiero gastronomico che esce dall’Osteria Francescana, lo stellatissimo ristorante di Modena, e parte alla conquista del mondo.
Quando scende dal palco di Identità Golose, lo sguardo ancora allucinato, debolissimo, completamente svuotato dalla trance, Bottura non vorrebbe vedere nessuno. A chiunque chieda vedendolo passare il suo pezzo di mito, un selfie, un autografo, anche solo una benedizione, ripete beneducatamente che non è il momento, che magari dopo se ne può parlare ma per favore adesso no.
Figuriamoci le interviste.
Bottura cucina benissimo ma la copertura culturale garantita dai media fa comunque la differenza. Non ora però ragazzi, scusate, sono spossato.
Proprio in una situazione come questa, durante la recente edizione di Identità Golose, siamo riusciti a mettere Bottura di fronte a una telecamera per un’intervista.
Siamo stati invadenti e inopportuni? Probabilmente. Ma almeno direte, vista la temperie, sarà stata un’intervista placida e leccata, piena di domande concordate e funzionali all’incremento del mito?
Ecco, non proprio. Abbiamo cercato tra i commenti di Dissapore quel genere di cattiverie che la gente sente l’irrinunciabile desiderio di scrivere sul web per distinguersi dall’opinione generale, per scorticare i famosi, quelli che vuoi o non vuoi sono diventati autorità nel loro campo.
Questo genere di cattiverie, per la precisione 6, sono diventate i falsi miti su Massimo Bottura che abbiamo chiesto di sfatare a Massimo Bottura medesimo.
Un po’ sconvolto nell’aspetto ma sempre leader carismatico, teologo di vaglia del suo proprio culto.
1. La cucina di Massimo Bottura è troppo cerebrale.
Risposta breve: Non è vero, la mia cucina parte dal cuore.
Risposta lunga: nel video (c’entra anche La Vie en Rose).
2. Menu degustazione a 350 €: mangiare all’Osteria Francescana costa troppo.
Risposta breve: Non è mai costato 350 €.
Risposta lunga: nel video (da poco esiste un Supermenu da 210 €).
3. Massimo Bottura non è compreso dai suoi colleghi.
Risposta breve: Sono stato appena premiato dai miei colleghi dell’Associazione Le Soste.
Risposta lunga: nel video (dove però manca la seconda domanda sul tema, il riferimento a un anziano chef, aka Gualtiero Marchesi, che di recente ha sparlato dello chef modenese, dicendo che ai suoi cuochi non sono piaciuti i piatti dell’Osteria Francescana. A precisa domanda Bottura ha risposto: “Mai parlare senza aver provato di persona”).
4. Massimo Bottura scimmiotta Ferran Adrià con 15 anni di ritardo.
Risposta breve: Questa è bella
Risposta lunga: uguale.
5. Se giudicassimo i piatti di Massimo Bottura senza essere condizionati dalla sua filosofia non sarebbero altrettanto deliziosi.
Risposta breve: La filosofia non interessa ai clienti che riempiono il mio ristorante da qualche anno, interessa a me.
Risposta lunga: nel video (c’entra la filosofia dei patti buoni e sani)
6. I classici della cucina italiana reinterpretati da Massimo Bottura? Sono meglio gli originali di mia nonna.
Risposta breve: Ho dovuto dimostrare di saper fare le tagliatelle al ragù meglio di mia nonna, e della nonna di mia nonna.
Risposta lunga: nel video (si parla di un momento fondamentale nella storia dell’Osteria Francescana).
Avete qualcosa da aggiungere?
[Crediti | Riprese: Rossella Neiadin, montaggio Netaddiction, domande: Massimo Bernardi e Luca Sessa]