Il nuovo refettorio parigino di Massimo Bottura? Le parole di Elvire von Bardeleben, cronista del quotidiano francese Le Monde, ci hanno fatto saltare sulla sedia.
“Un flop, con i 120 posti a sedere riempiti a malapena per metà”.
Ma è giusto, ci siamo chiesti, giudicare un progetto solidale inaugurato da appena due mesi, solo sulla scorta delle cifre?
“Eppure gli avventori non dovrebbero mancare”, prosegue Le Monde, essendo il refettorio parigino –come gli altri inaugurati da Bottura a Milano, Rio, Londra, Bologna e Modena– un progetto destinato a offrire pasti gratis a bisognosi e senzatetto, preparati utilizzando ingredienti in esubero, invenduti, che nel caso del locale parigino sono fornite dalla catena Carrefour.
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Magari, comprensibilmente, non come nel giorno dell’apertura, quando oltre a Bottura c’erano Alain Ducasse e Yannick Alléno, due dei più noti chef francesi, a sbucciare cipolle, oltre all’attrice Marion Cotillard che serviva in sala.
Comunque, nonostante il battage promozionale riservato a tutto ciò che riguarda lo chef modenese, e gli ottimi risultati raggiunti dagli altri refettori, quello parigino stenta a decollare.
Alcuni attribuiscono lo scarso afflusso di bisognosi alla posizione particolare del refettorio, collocato all’interno della chiesa della Madeleine, in uno dei quartieri più centrali ed esclusivi di Parigi, l’8° arrondissement, che sarebbe disertato dai senzatetto, in particolare dai migranti, che vivono per la maggior parte nei quartieri a nord-est della capitale, lontani cioè dalla mensa botturiana.
Altri, invece, come alcune organizzazioni caritatevoli, attribuiscono la débâcle –sempre secondo Le Monde– al fatto che molti bisognosi avrebbero timore, una volta ritornati alla base, di trovare il loro posto-letto occupato, altri ancora diserterebbero la mensa perché l’orario di apertura, dalle 18-30 alle 20.30 di ogni giorno, coinciderebbe con quello in cui essere presenti nei dormitori pubblici.
Ma nella vicenda del refettorio parigino, la vera notizia, presunto flop a parte, pare essere il codazzo di polemiche e rimpalli che la notizia ha generato, anche in Italia.
Il giornalista Carlo Ottaviano ha riportato i commenti del quotidiano francese, ripresi anche dal Corriere della Sera, postando un commento su Twitter, con scritto che “Il Refettorio di Massimo Bottura a Parigi non andrebbe bene, secondo Le Monde”
Pronta la risposta di Bottura, che replica piccato: “caro, avresti dovuto aggiungere che non è questione di numeri ma di comunicazione. Il giornalista di Le Monde non ha capito niente del progetto”.
Caro, avresti dovuto aggiungere, ‘ma non è una questione di numeri ma di comunicazione. Il o la giorn.a di @lemondefr non ha capito niente del progetto’
— massimobottura (@massimobottura) 10 maggio 2018
Anche Jean-François Rial, gestore del refettorio parigino, è intervenuto per dire la sua:
This article is a shame, the journalist have decided before seing us to do an article against thé Reffetorio, expression of https://t.co/KZfYu2Uu96 Massimo Saïd, 1) it is not à projection of number 2) we have already more than 100 holeless and réfugees Rachid day!
— Jean-François Rial (@jfrial) 10 maggio 2018
“Questo articolo (l’articolo di Le Monde) è una vergogna, il giornalista ha deciso di scrivere un pezzo contro il refettorio senza neanche venirci. Come sostiene Massimo Bottura, non è un progetto che si basa sui numeri, e al momento diamo da mangiare a quasi 100 senzatetto al giorno.
Meno spazientite le parole che lo stesso Rial aveva detto proprio a Le Monde, specificando che “all’inizio non bisogna andare troppo veloci, e tra due o tre mesi saremo a 120 persone ogni giorno”.
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Alla fine, se per quanto riguarda i problemi dei migranti la questione potrebbe risolversi con la decisione di utilizzare un camion per portare direttamente i pasti pronti al loro domicilio, viene da chiedersi le ragioni di un articolo sprezzante e affrettato come quello di Le Monde.
Che in questo specifico settore, più che portare pace, bene e aspirazioni francescane, ha suscitato più che altro fumo, polemiche e battibecchi, ma niente arrosto né per i migranti né per gli altri bisognosi.
[Crediti: Le Monde, Il Corriere]