La vincitrice del premio Chef Donna 2021 assegnato dalla Guida Michelin è Isa Mazzocchi, cuoca del ristorante La Palta di Borgonovo Val Tidone, un centinaio di abitanti in provincia di Piacenza. Il premio, che trae ispirazione dalla figura da Barbe-Nicole Ponsardin (che a soli 27 anni prese le redini della Maison Veuve Clicquot, divenendo una delle prime donne imprenditrici dell’Epoca Moderna), passa nelle mani della chef Mazzocchi dopo essere stato assegnato, nel 2020, a Marianna Vitale, e prima ancora a Martina Caruso, alla meravigliosa Fabrizia Meroi e a Caterina Ceraudo.
Il riconoscimento, spesso criticato e additato come maschilista (abbiamo veramente bisogno di un premio di genere? Sì, dice Margo Scachter che presenta l’evento virtuale, mostrando un po’ di dati sull’occupazione femminile e la parità di genere) è comunque un premio importante e apprezzato nel mondo della gastronomia. Come a dire: preferiremmo non avere una sezione a parte, ma tutto sommato, come spesso accade, la proclamazione della chef donna dell’anno è un momento importante per accendere i riflettori sulle donne nell’alta cucina e un’occasione per ragionare sulla parità di genere nel mondo del lavoro.
Nonostante possa non sembrare così, l’Italia non è indietro in questo senso, almeno nel fine dining: il 21% delle chef “stellate” del mondo si trova proprio nel nostro Paese. Certo, ci mancano forse gli exploit all’Hélène Darroze, ma è evidente il peso della nostra tradizione culinaria al femminile. E lo si evince soprattutto in una premiazione come quella di quest’anno, che va a incoronare una chef che nel campo della tradizione, della manualità tipica femminile nell’impastare e dell’interpretazione della cucina territoriale ha fatto la differenza.
Tradizione solidissima, piatti che non si ripetono mai
Con Isa Mazzocchi la Guida Michelin premia la solidità, la tradizione, la cucina italiana. Un nome che è stato scelto – spiega “La Rossa” – proprio per il “fortissimo legame con il suo territorio, che promuove attraverso i suoi piatti e la sua cucina, in cui investe tutte le sue energie”, spaziando “tra passato, presente e futuro per portare l’ospite in un’esperienza senza tempo”.
La Palta, in dialetto piacentino, è sostanzialmente la tabaccheria di una volta. E che questo ristorante sia femmina non lo dice solo il nome, ma l’intera famiglia che lo guida: “La Palta è una donna: uno chef che sa dar vita ai piatti”, si legge nella descrizione del ristorante. In cucina c’è Isa Mazzocchi (accompagnata nell’impresa dal marito e dalla sorella), con la sua passione per la cucina piacentina, e in particolare una grande attenzione per la pasta fatta a mano. Da qui nasce, ad esempio, il Raviolo di ravioli, uno dei piatti divenuti iconici del locale, pur cambiando sempre ripieno e condimento e mantenendo, in sostanza, solo “la forma”.
Perché alla tradizione la chef aggiunge sempre un tocco di creatività e “follia” (la definizione è sua) acquisita grazie all’esperienza con lo chef George Cogny: il menu de La Palta cambia in continuazione, senza ripetersi mai, alla ricerca di stimoli e sensazioni nuove.
Una cosa però resta sempre uguale: la chef Isa mazzocchi firma tutti i piatti con un puntino bianco, una goccia di crema di latte che rappresenta il primo alimento che tutti abbiamo mangiato: “un modo per non dimenticare le proprie origini”, spiega la chef, che il suo ristorante e il suo staff descrivono come “una chef donna di successo che non ha dimenticato le sue radici”.
“Sono contenta che questo premio arrivi da noi, a Piacenza, terra in cui si trovano da sempre tantissime donne che cucinano, secondo la tradizione, e che hanno insegnato a noi a farlo” ha detto Isa Mazzocchi ricevendo il premio.