E’ un fiume in piena chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini, il protagonista di Unti e Bisunti e, ultimamente, di Camionisti in trattoria che ieri, in un’intervista al Corriere della Sera, si è scagliato contro l’intero carrozzone del food, chef ovviamente in testa.
“A me, del cosiddetto “sistema food” fa schifo tutto: le stelle Michelin, i programmi TV per diventare cuochi, le ricette buone solo per far sentire inadeguato chi non sa cucinare”.
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Uno dei primi bersagli sono le attività di street-food nate come funghi –più di mille negli ultimi cinque anni– da quando cioè è stata trasmessa la prima serie di Unti e Bisunti, che ha dato nuovo lustro al cibo di strada.
Contro le attività di street food spuntate come funghi
“Mi sono fatto portavoce di un messaggio usato poi al mero scopo di far soldi –afferma Rubio–. Il mio primo Unti e Bisunti è andato in onda su DMax proprio cinque anni fa, ma io volevo portare alla ribalta i vecchi artigiani affinché i giovani li aiutassero a non chiudere bottega, o usassero i social per segnalarli”.
Invece, chi è salito sul carrozzone vincente lo ha fatto “per moda o per business, senza salvare niente”, senza aver viaggiato per il mondo e buoni solo a riempirsi la bocca delle due magiche paroline, “street- food”: espressione che chef Rubio detesta profondamente.
Contro i ristoranti
Appassionato di locali veraci, senza pretese e fortemente caratteristici, Rubio dichiara di non andare quasi mai al ristorante, che considera un luogo “slegato dall’essere umano: io vado solo nelle bettole”.
In compenso adora i piatti di strada, in particolar modo il tacchino delle feste del Guatemala, il Kak’ik, buon cibo e anche momento di socializzazione; restando in Italia, Rubio assegna la palma del cibo di strada a Palermo, mentre Napoli, dice, ha perso ormai il primato.
“Siamo stati tutti rimbecilliti dalle leggi sanitarie. Il supplì buono è stato ammazzato dalle normative europee”, afferma Rubio che, quando il cronista gli fa notare che le leggi in fatto di cibo sono state stilate soprattutto per motivi igienici, ribatte senza esitare che di non avere mai avuto problemi: “Ho bevuto ogni acqua, mangiato frutta e verdure senza lavarle. Ho sviluppato gli anticorpi».
Contro McDonald’s
Ma non verso il cibo industriale, pare, tantomeno quello servito al McDonald’s: alla domanda sul cibo più strano mai mangiato, la lapidaria risposta è stata “Quello del McDonald’s e del supermercato”.
Contro (molto) il cibo a domicilio
Sulla stessa linea anche la risposta riguardo al cibo a domicilio, che sta a Rubio come Berlusconi a Di Battista: “il male assoluto”, dice lo chef, causa solo di obesità e depressione, e destinato a esser tristemente piluccato da soli sul divano mentre si guarda Netflix; un tema che sta a cuore a Rubio tanto da averci anche scritto una canzone, che verrà presto messa in circolazione.
Ce ne sarebbe già abbastanza così: lo chef se l’è già presa con la moda dello street food, i ristoranti, il cibo confezionato e pure con gli hamburger seriali.
Contro (moltissimo) gli chef
Eppure, le stoccate più affilate vengono riservate proprio a coloro che dovrebbero essergli più prossimi: gli chef.
“I più pensano di saper fare e non sanno nulla”, afferma sicuro, non risparmiando nemmeno i guru della cucina, i luminari come Gualtiero Marchesi, scomparso da poco e letteramente demolito da Rubio nel giro di due parole: “non serve un genio per mettere una foglia d’oro”, dice riferendosi al celeberrimo risotto allo zafferano con foglia d’oro del maestro scomparso.
Eppure, Rubio ha frequentato proprio la scuola di Gualtiero Marchesi, come si spiega? “Dovevo conoscere il nemico per combatterlo”, la feroce risposta.
[Crediti: Corriere della Sera]