La ristorazione e l’alimentazione hanno un ruolo fondamentale nella gestione dell’emergenza Coronavirus: a spiegarlo è José Andrés, lo chef che da anni si impegna per i più deboli con la sua organizzazione umanitaria World Central Kitchen. Chef più “iconico” del 2019 per la 50 Best Restaurants, in questi giorni Andrès si è prodigato, ad esempio, cucinando a bordo della Diamond Princess per i croceristi bloccati in quarantena.
Oggi, dalle autorevoli pagine del New York Times, racconta quale può e quale dovrebbe essere il ruolo – riconosciuto dai governi – della ristorazione (“uno dei settori di base della nostra economia: quattro volte più grande del nostro settore aereo nelle vendite e 18 volte più grande nei posti di lavoro”) in questa crisi.
In una situazione del genere, spiega Andrès, non si può non capire che la ristorazione è una risorsa per il Paese. “Oggi un esercito di cuochi americani è pronto a servire i nostri cittadini più vulnerabili, in un momento in cui quei cuochi hanno un disperato bisogno di sostegno”, spiega, proseguendo nel ragionamento. “Ci sono tre gruppi nelle nostre comunità che affrontano la più grande minaccia della pandemia: gli anziani, i senzatetto e le famiglie che lottano per sbarcare il lunario”. Per gli anziani, dice Andrès, “l’isolamento ne migliore per evitare la pandemia, ma i nostri genitori e nonni devono ancora mangiare per essere sani nel corpo e nell’anima”.
Difendere i ristoranti di quartiere
Per questo, spiega, è “il momento di difendere il settore privato – i nostri ristoranti di quartiere – per sostenere la vita dei nostri anziani”. Sono infatti proprio “i nostri ristoranti e partner di consegne a domicilio” che “possano dare da mangiare ai nostri anziani e consegnare i pasti a casa loro”. Un aiuto del governo in questo senso non solo aiuterebbe gli anziani con i loro pasti, ma sosterrebbe i ristoratori, “i nostri lavoratori agricoli, i fornitori di alimenti e gli agenti di consegna, che a loro volta spenderebbero i soldi per sostenere le proprie famiglie”.
L’importanza del delivery
E prosegue, spiegando come bisognerebbe lavorare sul delivery in questo momento: “Gli innovatori tecnologici americani, come Uber e GrubHub, possono adattare rapidamente un servizio di consegna a domicilio per i nostri vicini che hanno troppa paura di acquistare il proprio cibo. Gli imprenditori di livello mondiale di questo paese possono risolvere queste sfide in modo creativo ed economico”.
L’alimentazione come elemento educativo centrale
Per le famiglie, il ragionamento è diverso, ma rimane invece l’importanza dell’alimentazione come elemento educativo centrale: “è il momento di estendere il programma del pasto scolastico alle loro famiglie: trasformare le nostre cucine scolastiche in cucine comunitarie. Per coloro che vivono nelle aree suburbane e rurali, dovremmo usare la rete di scuolabus per consegnare pacchi di cibo lungo i percorsi in cui normalmente raccolgono e lasciano gli studenti”. Ma potrebbe non bastare, ammette Andrès, perché in questo momento “un esercito marcia sul nostro stomaco”. Su quello di medici, infermieri, di funzionari dell’ordine pubblico, che non possono più comprarsi un panino nel loro chiosco preferito mentre stanno lavorando. Per questo, dice lo chef, “è il momento di preparare le nostre arene e centri congressi – tutti sovvenzionati con dollari dei contribuenti, anche se di proprietà e gestiti da soggetti privati - per soddisfare le esigenze alimentari di questa catastrofe per la salute pubblica”.
“Addestrati ai più alti standard di igiene alimentare, con protocolli rigorosi per garantire che l’infezione non si diffonda attraverso il cibo, i nostri chef nell’arena dovrebbero essere l’ultima risorsa per cucinare in sicurezza per i nostri lavoratori in prima linea in questa guerra”.
[Fonte: New York Times | Immagine: Facebook]