Che Bruno Barbieri, nato a Medicina, nella città metropolitana di Bologna, e il modenese Massimo Bottura, non fossero quel che si dice amici per la pelle è cosa risaputa da chi frequenta le biografie degli chef famosi.
E come avviene spesso quando il finale di stagione s’avvivcina —parliamo della finale di MasterChef, in onda giovedì prossimo alle 21.15 su Sky Uno HD— i protagonisti si lasciano andare a qualche dichiarazione ad effetto approfittando delle interviste ai giornali.
Proprio Bruno Barbieri, ha dato una bella intervista, a tratti perfino sboccata, a Andrea Cuomo de Il Giornale, che ha passato una giornata al Fourghetti, il ristorante del giudice di MasterChef a Bologna.
[Siamo tornati al Fourghetti di Bruno Barbieri per capire come sta andando]
Intervista che riassumiamo con questo elenco di persone citate e cose dette da Bruno Barbieri. A cominciare da quelle non proprio gradevoli su Massimo Bottura.
Su Massimo Bottura: “Se vado a leggere una cosa di Bottura, che è un amico, non me ne frega un cazzo, perché racconta una storia non sua. La sua cucina non mi prende. Se devo prendere l’auto e andare a mangiare da lui o da Vittorio a Brusaporto io vado da Vittorio”.
[Qui è dove, comprensibilmente, il giornalista trasale facendo notare a Barbieri: “E meno male che è un amico”]
Su Gianfranco Vissani (1) : “Ora tutti si dicono marchesiani. Io mi ritengo vissaniano. Quando qualcuno me ne parla male mi incazzo. Io penso che Vissani sia stato uno dei tre cuochi più importanti del Novecento.
Su Gianfranco Vissani (2) “È un genio, grande conoscitore di ingredienti, palato assoluto. Faceva dei tortelli ripieni di stinco di vitello con una salsa al caffè profumata all’arancia, dicevi questo è scemo, poi andavi a mangiare il piatto e dicevi: puttana eva. Poi certo, lavorare con lui era un inferno, lui trattava i suoi collaboratori come schiavi“.
Su Gualtiero Marchesi: “Lo guardavo qualche anno fa e pensavo: ma non ti sei stancato? Non hai voglia di portare tua moglie al mare? Poi certo, ha portato la Francia in Italia, ha finalmente tolto la roba i piatti e non messa, Marchesi faceva un piatto con tre ingredienti, Vissani con 85“.
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Sui suoi inizi (1): “Lavoravo da Zi’ Teresa a Milano Marittima, pulivo 15 chili di calamaretti spillo al giorno. Poi arriva un amico del padrone, chef di una nave, e intuisce che io avrei potuto avere la mano buona. Mi sono imbarcato che avevo 17 anni, mio padre non voleva, io mi sono incazzato e infatti con lui non mi sono fatto vivo per un anno“.
Sui suoi inizi (2): “Nella nave da crociera ero il terzo cuoco in brigata e comandavo 110 cuochi che avevano tre volte i miei anni. Sono robe che non puoi dimenticare. Ho capito il potere dello chef. E ho capito che è facile fare bene da mangiare per venti persone, ma prova a farlo per 250, devi avere le palle”.
Sul Fourghetti (1): “Volevamo un locale sostenibile. Perché se questo locale non rende si va tutti a casa. Qui noi abbiamo fatto un investimento pazzesco, due milioni e mezzo”.
Sul Fourghetti (2): “Il progetto si espande, intanto stiamo per aprire in un’altra città italiana, e apriremo a Miami”.
Su Bologna: “Una città complessa, che si sta svegliando adesso da un lungo letargo, e per noi è stato un impatto difficile […] Se pensi che qui i Nas in un anno sono venuti sei volti mi scappa da ridere. Questo posto era un cimitero, se ti appoggiavi a una parete crollava. Ora è tutto nuovo di pacca”.
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Sulle sue perversioni gastronomiche: “Vado pazzo per i noodles liofilizzati. Una volta ero in un supermercato in zona Lodi, a Milano, e ne avevo preso sette o otto barattoli, senza pensare che la gente poi guarda nel carrello di Barbieri, e un tizio dietro di me alla cassa mi fa: ah beh, questo non me lo sarei mai aspettato… Guardi, gli dico, sono per il mio gatto. Ma mi fanno impazzire, cosa vuole che le dica”.
Sulle cucine migliori del mondo: “Per me ci sono tre grandi cucine al mondo: l’italiana per la materia prima, la francese per la tecnica e il rigore, la libanese che fonde la parte francese a quelle del mondo arabo, il basso Mediterraneo, un connubio che ingloba un intero mondo”.
[Crediti | Il Giornale]