È un territorio più verdeggiante, sapientemente coltivato e boscoso. Un ambiente in cui fa grande sfoggio di sé la viticoltura curata, che cesella i profili collinari e non dell’aerale. È proprio questa la culla della Vitovska, simbolo di una rivoluzione culturale che ha saputo riaccendere i riflettori sul territorio carsico e le sue peculiarità. Un vitigno che rappresenta la storia più antica (e in parte dimenticata) di una terra che solo una ventina d’anni fa ha ritrovato la sua dignità grazie alle espressioni vinificate in purezza.
Prima di addentrarci nelle caratteristiche del vitigno e poi dei vini, considerate le strutture bianche e rocciose che lo circondano, zone pianeggianti e colline con ripidi pendii terrazzati che si tuffano nel mare. Terra arsa battuta dalla Bora, luoghi di vento e pietra. È questo il contesto paesaggistico che disegna il Carso, un territorio in cui la forza degli elementi naturali conferisce ai luoghi una forte caratterizzazione, e dove fare viticoltura rappresenta una sfida quotidiana. Lo scenario carsico è però mutato negli anni, ed è molto diverso oggi dall’immagine brulla, dura e arsa descritta nei libri o immortalata nei documenti fotogratici del secondo dopoguerra.
Il vitigno
Fiera e resistente, come gli abitati del Carso, la Vitovska (con l’accento sulla i) ha grappoli grandi, compatti, piramidali e alati, con un peso medio compreso tra i 300 ai 500 grammi. Ha un ciclo vegetativo lungo, germoglia precocemente -generalmente verso la seconda metà di aprile- ma fioritura, così come l’invaiatura e la definitiva maturazione del frutto, appaiono più lunghe, se non tardive. È un vitigno vigoroso e resistente, che ha saputo adattatasi nei secoli al vento e alla siccità, perfettamente integrato nel sistema climatico stagionale del Carso, dove inverni freddi ed estati calde e siccitose scandiscono l’andamento climatico annuale più qui che in altre zone del Friuli Venezia Giulia.
Sono molteplici le storie sull’origine del nome, alcune fantasiose. Secondo lo storico e musicologo triestino Pavle Merku l’etimologia del nome non va ricercata nella località di Vitovlje, e non sarebbe nemmeno legata al termine sloveno vitez (cavaliere), pare invece provenga dallo sloveno arcaico, in cui vitovje era il viticcio che, essendo molto arricciato, diventa l’aggettivo che distingue questa Garganja della altre. L’uva ha assunto poi diversi sinonimi (Organca, Verganca, Grganka, Malvasia locale, Refosco bianco). È invece un’identificazione errata quella con la veneta Garganega.
I vini
Spostandoci dalla vigna alla cantina, la Vitovska è capace di donare vini caratterizzati da note di floreali, agrumate, di frutta a polpa bianca, e ancora sentori balsamici, salmastri e iodati. Più mature le note aromatiche nei vini ottenuti con macerazione più o meno lunghe sulle bucce, talvolta vinosi e caratterizzati da note ossidative sempre ben integrate alle note fruttate e iodate; non mancano le espressioni affinate in legno, capaci di arricchire il tema sensoriale con sentori speziati.
L’alcol non è mai invadente, al contrario veicola un sorso quasi sempre elegante, salino, asciutto e di calibrata freschezza. Elementi che rendono i vini da Vitovska di grande fruibilità e beva, talvolta anche in presenza di macerazioni sulle bucce più o meno lunghe.
Acciaio, cemento, legno, anfore e addirittura contenitori di pietra carsica. Freschi e giovani, o pensosi e macerati lungamente sulle bucce. Ad oggi è impossibile raccontare scelte stilistiche uniformi, piuttosto possiamo osservare come le diverse varietà e le sue differenti interpretazioni, legate spesso a tradizioni familiari dei vignaioli, abbiamo saputo intercettare diversi palati e nuovi estimatori.
Le attività di pubblicazione fanno parte di un progetto della rete CARSO KRAS per la valorizzazione dei vini autoctoni ad Indicazione Geografica Tipica Vitovska, Malvasia, Refosco e Terrano, finanziato dalla misura 3.2.1 del PSR 2014-2020 della Regione Friuli Venezia Giulia.