Con 5 miliardi di litri prodotti ogni anno l’Italia è il primo produttore mondiale di vino. Eppure, con la logica perversa di un Paese che spesso non valorizza i suoi beni, nessuno aveva mai pensato di insegnare storia del vino tra i banchi di scuola.
Vi sento, state bofonchiando inorriditi: volete forse che i nostri bambini imparino a bere in tenera età?
Non si tratta di questo, ma di un’ora di studio settimanale obbligatoria per le elementari e le medie, al pari dell’arte o della musica, altri cardini della cultura italiana.
E’ pronto il ddl da presentare alla Camera, su proposta del senatore pugliese di SEL Dario Stefàno, materia di studio: Storia e Civiltà del vino. Puglia, Veneto, Lazio e Umbria sarebbero disposte a fare da regioni pilota per il progetto.
Non pensate a bambini di 6-7 anni che frequentano corsi da sommelier o si dedicano a poco verosimili degustazioni.
Parliamo di storia, geografica dei vitigni, mitologia, coltura delle uve e produzioni del vino, con le inevitabili implicazioni sociali e religiose. Una buona idea che in Francia viene applicata da almeno 30 anni.
A insegnare la materia su testi appositi dovrebbero essere maestri e professori provenienti dall’area umanistica appositamente formati, anche grazie a una copertura economica prevista in 12 milioni di euro.
E’ proprio l’educazione al bere, secondo Attilio Scienza, professore di enologia e viticultura all’Università di Milano, il perno della questione: ragazzi edadolescenti bevono vino almeno 1 volta a settimana. Educarli a bere significa ridurre le quantità ed aumentare le qualità.
Di opinione opposta è Andrea Ghiselli, dirigente del CREA (Istituto Nazionale Ricerca Alimenti e Nutrizione): Come tutte le bevande alcoliche, il vino è una sostanza cancerogena. L’unico modo per parlarne a dei ragazzini è spiegare che nuoce alla salute.
[Crediti | Link: Corriere, Qz]