L’enoturismo italiano tira. Parecchio. Parliamo di un settore che interessa 14 millioni di viaggiatori all’anno che acquistano beni e servizi per un valore di 2,5 miliardi di euro. Senza considerare l’enorme indotto.
Sono ormai passati cinquant’anni da quando Mario Soldati ci ha insegnato ad andare in vigna e a parlare con i vignaioli per capire davvero il vino nel bicchiere.
Per molti anni non è stato per niente facile seguire i suoi consigli. Le cantine erano chiuse al pubblico e il visitatore era spesso percepito come un alieno, qualcosa tra il nemico alle porte e un rompiscatole che disturba la tranquillità del lavoro in azienda.
Poi la svolta.
Dopo lo scandalo del vino al metanolo nasce la necessità di recuperare la fiducia dei consumatori. Con lo slogan “Vedi cosa bevi” del Movimento Turismo del Vino, le cantine iniziano ad aprire le porte per accogliere i wine lovers e a raccontare loro la propria storia.
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Tutto bene quel che finisce bene? Quasi. Secondo le stime degli esperti il potenziale di crescita dell’enoturismo è fortissimo ma a condizione che tutti gli operatori procedano a passo spedito verso una migliore qualità dei servizi e una maggiore integrazione con le altre offerte del territorio.
Uno dei problemi maggiori che rimane ancora da risolvere è aiutare l’enoturista ad orientarsi. Alla ricerca di un’esperienza tra paesaggio, storia e cultura del vino ha bisogno di guide pratiche che lo aiutino nella scelta tra le migliaia di destinazioni enoturistiche senza tediarlo con elenchi scriteriati o noiosi cataloghi di vecchia maniera.
Tra le migliori pubblicazioni degli ultimi anni vi consiglio queste.
Vinology. Into the wine
50 Itinerari imperdibili tra vigneti e cantine d’Italia, a cura di Alessandro Torcoli, Mondadori 2018
Una guida smart, bella e informativa. Alessandro Torcoli, laureato con una tesi sull’enoturismo e direttore della rivista Civiltà del bere, è un’esperto del settore. Insieme ad un team di collaboratori navigati ha scritto la migliore guida enoturistica in lingua italiana.
Regione dopo regione, zona dopo zona, vengono presentate cantine famose o non ancora tali, ognuna con una sintetica descrizione delle sue peculiarità. Chiude ogni paragrafo una proposta per la visita dei siti storico-artistici più importanti, di bellezze paesaggistiche, nonché l’indicazione di eventi enoici e validi indirizzi del buon mangiare e dormire.
Brevi focus che mettono in evidenza temi chiave per ogni zona come “spumanti di montagna”, “arte in cantina” o “Lucca biodinamica” allargano lo spettro delle scelte per gli enoturisti più appassionati.
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L’intento di “distillare l’essenza di 50 terre del vino” è riuscito. Davanti all’impossibilità di inserire tutte le cantine meritevoli si doveva fare una scelta. Rimane però da chiedersi come mai l’isola d’Elba, un enoluogo che non solo offre cantine di accertata qualità enoturistica (Arrighi, Ripalte, La Chiusa) ma produce anche l’Aleatico Passito dell’Elba DOCG, uno dei più grandi passiti d’Italia, non sia stata inserita.
Per la seconda edizione che questa guida merita di vedere presto, si potrebbero magari anche fare i nomi di alcune delle “piccole cantine” di Pantelleria come Coste Ghirlanda, D’Ancona o Dietro l’isola che accanto alle più conosciute portano avanti il difficile lavoro di produrre vino nell’isola più remota d’Italia.
Andare per Vini e Vitigni
di Patrizia Passerini, Il Mulino 2018
Il libro, pubblicato nella collana “Ritrovare l’Italia”, svolge un’indagine colta e affascinante su alcuni vitigni del Bel Paese. Spinta dalla convinzione che la viticoltura possa essere “considerata uno degli elementi che unifica e
caratterizza l’Italia”, l’autrice ci invita a intraprendere un viaggio alla scoperta delle infinite storie intrecciate nel tessuto del vino italiano.
Attraverso fonti classiche come Plinio il Vecchio, Ovidio, Virgilio o Teofrasto, autori tardo antichi e medievali tra cui Cassiodoro, Dante e Pietro de’ Crescenzi fino a Montale e Cesare Pavese dei tempi più recenti, Passerini racconta un paesaggio vinicolo, imbevuto di storia e di poesia.
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Scopriamo così Casal dei Ronchi, acquistato nel 1353 da Pietro Alighieri, figlio del grande poeta, e ancora oggi proprietà dei discendenti. Incuriositi entriamo in piccoli musei archeologici a cui difficilmente avremmo prestato attenzione, visitiamo ville e giardini di squisita bellezza e conosciamo il luogo dove nacque l’Amarone o incontriamo la vite Versoaln, la più grande e la più vecchia d’Europa.
Su e giù per lo stivale l’autrice ci fa salire alla Rocca Calascio e scendere nelle cattedrali sotterranee di Canelli o nelle tombe etrusche di Tarquinia. Leggendo ti viene una gran voglia di viaggiare. E di riprendere in mano i classici.
Arricchiscono il quadro informazioni aggiornate su 16 vitigni, dall’Albana e il Biancolella fino al Verdicchio e il Vermentino, nonché le caratteristiche principali dei loro vini.
Un libro preciso, di ampio respiro culturale e scritto in uno stile decisamente accattivante. Godetevelo insieme al libro di Torcoli. D’ora in poi vi peserà ancor di più dover tornare a casa.