Vogliamo trasparenza, e se lo zucchero viene aggiunto al vino dev’essere indicato in etichetta.
Possiamo riassumere così la posizione dell’Alleanza cooperative agroalimentari italiane che non ha aderito alla proposta del Copa-Cogeca, organizzazione che rappresenta gli agricoltori e le cooperative agricole europee, sulla nuova etichetta del vino, che sarà presentata lunedì al commissario Ue alla salute.
Una pratica, quella di aggiungere zucchero nel vino, diffusa soprattutto nei Paesi del centro e del nord Europa, legale nell’Unione europea ma vietata in alcuni Paesi come Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Cipro e alcune aree della Francia.
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E la vicenda dell’etichetta, di fatto, riaccende la polemica sullo zuccheraggio del vino.
In sostanza, per i produttori dei paesi mediterranei l’impiego del saccarosio per arricchire il contenuto alcolico dei vini va perlomeno indicato in etichetta. Al contrario, per i produttori del Nord Europa l’uso del saccarosio non lascia residui nel vino, di conseguenza non va annoverato tra gli ingredienti. Altrimenti, sostengono, si dovrebbe fare altrettanto con buona parte dei 600 ingredienti che compongono il vino, tra cui stabilizzanti, anti schiumogeni, solventi, enzimi e conservanti.
In realtà, spesso anche Italia, specie nelle regioni settentrionali e nelle annate sfavorevoli, il contenuto alcolico naturale dei mosti d’uva risulta insufficiente. In questi casi si può arricchire il vino ma solo ricorrendo ad altri mosti d’uva, operazione più costosa rispetto all’aggiunta di zucchero.
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Nei negoziati tra le parti, prima della presentazione della nuova etichetta del vino all’Unione Europea, si è invece trovato un accordo per evitare “lenzuolate” sulla retro etichetta; verrà impiegata una tecnologia smart per consentire al consumatore di accedere al sito web del produttore e avere informazioni. C’è sintonia anche sulle calorie, che saranno indicate per 100 millilitri di prodotto bevuto.
Rimane il problema dello zucchero nella lista ingredienti.
Mettere lo zucchero nel vino significa aggiungere una sostanza naturale o no? E visto che in Italia farlo è un reato, non sarebbe giusto dire al consumatore chi lo fa e chi no?
[Crediti | Il Sole 24Ore]