‘Un prosecco, grazie’. Facile ordinare un calice del famoso vino veneto, vero? Ma quanti di noi hanno poi effettivamente le papille e il gusto allenati per riconoscere un vero prosecco da un vino dozzinale e ordinario?
Non tutti, certo.
Ed è proprio grazie alla nostra buona fede che prosperano i furbetti del prosecco: baristi e osti dai dubbi costumi che ci rifilano prodotti ‘alternativi’ e anonimi al posto del vino da brindisi nazionale.
Ma ora è iniziato il periodo di tolleranza zero, i furbetti del prosecco non avranno vita facile. In particolare per l’iniziativa dell’Icqrf (Ispettorato centrale tutela della qualità e della repressione frodi prodotti agroalimentari) organo del Ministero delle politiche agricole.
Assieme ad una sorta di ‘polizia delle bollicine‘, alcuni di questi ispettori si recano nei bar e ristoranti della Marca trevigiana ordinando prosecco a tutto spiano, proprio come dei normalissimi clienti , verificando poi che il vino servito corrisponda effettivamente a quanto ordinato, vale a dire autentico prosecco.
Nel caso così non fosse, l’irregolarità viene immediatamente segnalata alle autorità e competenti , e prevede una sanzione che può andare dai 2000 a 20.000 € e che nei casi più gravi può arrivare persino a configurare un reato penale, con conseguente denuncia alla procura della Repubblica.
Finora, la maggior parte di osti e baristi sono risultati in regola, servendo diligentemente quanto richiesto. Ma in alcuni casi non è andata così: a Venezia, un’osteria, alla richiesta di un Prosecco, ha spillato il vino da una damigiana contenente un anonimo vino bianco sfuso, servito poi con la dicitura ‘prosecco’ in etichetta.
Nel trevigiano, si è verificata una situazione analoga: in una trattoria, l’oste ha servito del Prosecco prelevandolo da un’anonima bottiglia su cui si leggeva la generica indicazione di ‘Secco’.
In entrambi i casi sono scattate immediatamente le relative sanzioni verso gli osti disonesti .
“Chi non rispetta le regole va sanzionato, faremo di tutto per difendere il lavoro del nostro territorio”, aveva detto il presidente del consorzio della Doc Stefano Zanette in relazione alla nuova procedura di controllo. “Inizia l’era della tolleranza zero”.
Una determinazione nel salvaguardare il vino nazionale che si è riscontrata anche recentemente, quando il prestigioso nome ‘prosecco’ è stato utilizzato impropriamente per pubblicizzare un infuso commercializzato in Gran Bretagna.
Ma come è evidente, non è necessario andare sino in Inghilterra per riscontrare scorrettezze e abusi verso il nostro vino: basta recarsi nella sua terra di origine.
[Crediti | Link: Corriere del Veneto]