Non avete idea delle opportunità che si perdono a non fingersi intenditori di Champagne. Anche se nel #dopoSilvio le vostre Visa potrebbero supplicarvi di non farlo, non c’è metodo migliore per sdraiarla al primo incontro. All’eterno passivo di bilancio aggiuntete due o tre lezioni di francese — la pronuncia ha da essere inappuntabile — e la capacità di dire ogni volta le cose giuste sdegnandosi moltissimo per quelle sbagliate. Ad insegnarvi come farlo, tranquilli, ci siamo qua noi.
1 | Sceglietevi una Maison del cuore, una qualunque. Ogni possibile scelta per motivi di gusto, più o meno pieno, più o meno acido, più o meno intenso, viene messa in minoranza da quel cruciale “perché mi annoio”. Scegliete una qualunque Maison (sono le aziende che producono il vino) e proponetela come vostro ideale di Champagne. Alla spiegazione del perché ne siete pazzi, tuttavia, non dite “bevo Moët perché l’ho visto fare a Scarlett Johansson”. Siate meno dilettanteschi, suvvia.
2 | Capacità di pronunciarne il nome. Fiat ha Ferrari e Toyota la Lexus. Allo stesso modo, ogni Maison possiede il suo marchio di lusso. Se domani volete avere qualcosa da raccontare agli amici fate decollare la festa stappando con signorile compiacimento Cristal (Louis Roederer) o Dom Perignon (Moët et Chandon) o la Grande Dame (Veuve Clicquot) o Belle Epoque (Perrier Jouët). Scegliete in base alla vostra capacità di pronunciarne il nome, tanto uno vale l’altro, sono tutti buonissimi.
3 | Pas dosé (senza zucchero), grazie. Prima di mettere il tappo ogni Maison aggiunge allo Champagne una dose di zucchero. Serve a “dosarlo”, a regolarne lo stile, da tendenzialmente secco a dolce. Ora, pare che nulla più del suono di “pas dosé” provochi nelle tipe irrefrenabili desideri di bambini subito. Se vi piace vincere facile guardatela con stucchevole romanticismo e sibilate: “mi piacciono solo quelli, sono freschissimi e si abbinano con tutto”.
4 | Io bevo solo Magnum. E’ il formato migliore (1,50 lt) perchè invecchia meglio e restituisce un vino più fresco rispetto alla bottiglia da 0,75. Purtroppo costa molto, sempre più di due bottiglie dello stesso vino. Ma dopo aver detto con tono stentoreo: “Io bevo solo Magnum”, osserverete l’inesorabile trasformazione della tipa nella più adorante delle groupie. (Tenetevi alla larga dalle mezze bottiglie o dagli orrendi formati da 0,18).
5 | Io bevo solo Krug. Occhio, bisogna poterselo permettere. L’offerta della storica Maison parte con uno Champagne “base” da oltre 150 euro mentre le cuvèe arrivano a 2.500 euro. Ma del resto, a chi vi ha detto che calza solo Lanvin cosa potete rispondere se non: “Krug, ou rien“.
6 | Girare il bicchiere. Non bevete lo Champagne nelle solite flute. Preferite bicchieri da vino bianco importante o anche da vino rosso. Girateli lentamente. Se vi viene chiesto il motivo, visto che di solito non si fa, dite con espressione vagamente snob che certi profumi nascosti non li sentireste in altro modo.
7 | La migliore annata degli ultimi 30 anni è il 1996. Nella zona dello Champagne le annate sono una cosa seria, da un anno all’altro i vini cambiano. Citando il ’96, una grande annata, conquisterete la stima incondizionata del sommelier. Ma detto fra noi, visto il prezzo da gioielliere, auguratevi che non sia disponibile, e ripiegate su 2004 e 2006. Ma mentre sospirate per lo scampato pericolo ricordatevi di calare l’asso. Sparate che avete bevuto il 1921, “un’annata che non si ripeterà mai più”.
8 | Se non c’è Champagne, piuttosto un Prosecco. Storpiare il nome della preziosa bevanda con vezzeggiativi da cummenda milanese tipo “sciampagn”, “sciampi” e cose così, non farà di voi una persona più desiderabile. E se lo Champagne non dovesse esserci, ordinate Prosecco. Sono vini così diversi che non andrebbero neanche accostati, ma nelle ore di passaggio dal “Bunga Bunga” a “Rimontiamo” (anagramma di Mario Monti e manifesto della nuova era) un po’ di sano orgoglio nazionale può farvi immaginare un tipo pieno di contenuti.
9 | Citate C.S.N.C.F.D (come se non ci fosse domani). Citate. Citate Oscar Wilde, Madama Pompadour (“Lo champagne è l’unico vino che rende le donne belle anche dopo averlo bevuto” ) ma citate. Ciao freni inibitori, ecco cosa succede a chi si sente parte di una comunità che ama lo Champagne. L’affondo arriverà citando Lily Bollinger, gran dama delle nobili bolle. “Bevo Champagne quando sono felice, e quando sono triste. A volte lo bevo quando sono sola. Ma quando sono in compagnia lo considero indispensabile. Mi ci diverto quando non ho fame, e lo bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco – a meno che non abbia sete”
Se siete fortunati, potreste sentirvi dire anche a voi: “ti ho già detto che ti amo, nelle ultime ore intendo”.
[Crediti | Immagine: GQ]