Lambrusco? No, thanks. Ancora poco tempo fa molti appassionati di vino americani non gradivano il nostrano Lambrusco: dolce, rosato, frizzante, il rosso vino emiliano ricordava le versioni a basso prezzo che negli anni Settanta e Ottanta invadevano gli scaffali dei grandi ipermercati americani.
Oggi al contrario, grazie alla sua rinascita qualitativa dovuta a una decina abbondante di produttori e di qualche realtà più industriale capace di interpretarlo senza forzature, non è insolito leggere di Lambrusco anche sulle autorevoli pagine del New York Times.
Intendiamoci, parliamo di un semplice e sincero vino di territorio, che chiama tortelli, salame e chiacchiere scurrili, ma il rinnovato interesse è evidente, grazie a un tenore alcolico che raramente supera l’11%, il prezzo contenuto entro i 20 dollari la bottiglia (più conveniente dello spumante), e l’adattabilità a ogni momento della giornata.
Ad esempio, un Lambrusco bianco o rosato sarà perfetto come aperitivo, mentre per una cena importante o per i dessert l’abbinamento ideale sarà con un Lambrusco rosso intenso. Il suo colore, infatti, può variare dal biondo dorato fino al rosato e al viola intenso.
Bouquet aromatici e colorazione del Lambrusco dipendono dal tipo di uve utilizzate per produrlo, in genere riportate in etichetta.
Quello ottenuto da uve Grasparossa, ad esempio, è un vino scuro, con aroma di more e adatto alle carni rosse, mentre un Lambrusco Sorbara sarà più tenue, con tonalità rosa salmone; le uve di varietà Salamino, invece, spesso utilizzate per la miscelazione, danno luogo a vini robusti, molto più tannici e adatti a pasti molto corposi.
Tra le diverse aziende segnalate dal NYT spiccano Tenuta Gavioli, di proprietà della famiglia Giacobazzi, nelle campagne a Est di Modena, dove pare che il Lambrusco sia stato prodotto fin dai tempi degli antichi romani.
La Tenuta utilizza il metodo di massa, o charmat, che comprende una seconda fermentazione attraverso l’introduzione di lieviti in enormi serbatoi di acciaio inox, un sistema efficiente e conveniente.
Altri tipi di Lambrusco invece sono prodotti con il cosiddetto metodo ancestrale, in cui i lieviti sono introdotti direttamente in bottiglia per creare le preziose bollicine.
Secondo Giovanni Giacobazzi, direttore di quarta generazione della cantina, si sta diffondendo il metodo champagne classico, quello che prevede la rifermentazione del vino direttamente nelle bottiglie, mentre i sedimenti vengono rimossi prima che le stesse siano tappate.
E’ un metodo usato per ottenere Lambruschi bianchi e rosati, spesso di Sorbara, così come avviene per altri spumanti italiani.
L’inviato del NYT ha visitato anche la tenuta Cleto Chiarli, fondata nel 1860, una delle più antiche della zona.
L’azienda produce attualmente ben sette tipi di Lambrusco, anche se Tommaso Chiarli, discendente di quinta generazione della famiglia, ammette alcuni errori nella produzione degli anni Ottanta, a cui ora si è rimediato offendo vini di ottima qualità.
Qui, le uve subiscono un trattamento meno vigoroso rispetto alla Tenuta Gavioli, dando luogo a un prodotto dai colori più freschi e luminosi.
La catena di enoteche-ristoranti che possiede una delle migliori liste di Lambrusco a New York è senz’altro Tarallucci e Vino (sic!), gestita interamente da giovani italiani.
Ha detto al New York Times il responsabile, l’emiliano Lorenzo Baricca: “Abbiamo una lista originale e insolita, con vini provenienti da uve non molto conosciute. Noi spesso suggeriamo un Grasparossa, che è facile da bere“.
I risultati non si sono fatti attenere: “Contrariamente a qualche anno fa la gente viene qui proprio domandando il Lambrusco”.
Finalmente, come in Italia anche a New York stanno imparando ad apprezzare il Lambrusco. Il nuovo Lambrusco.
[Crediti | Link: New York Times, immagini: Clara Vannucci]