Ho comprato 10 vini buoni e convenienti da Esselunga

Il rapporto tra vino di qualità e Grande Distribuzione è tutt'altro che buono. Ma chi cerca trova. Ecco i 10 vini migliori presenti negli scaffali di Esselunga, bottiglie che per il loro prezzo rappresentano dei veri affari

Ho comprato 10 vini buoni e convenienti da Esselunga

Per chi ama bere e raccontare il vino (eccomi), il rapporto con la grande distribuzione è e rimane complesso.

Non per una posa da enobullo o da adoratore della nicchia –chiunque abbia il culo piantato in terra e non sulle nuvole è consapevole del fatto che il consumatore medio compra al supermercato, probabilmente i prodotti in offerta, o comunque dei vini entro 5 euro– ma perché la grande parte di bottiglie che vedete negli scaffali sono vini piuttosto anonimi, sempre uguali a loro stessi quanto poco espressivi.

A volte davvero difficili da raccontare.

È una cosa che ha perfettamente senso: se produci 3 milioni di bottiglie di una tipologia non puoi permetterti differenze sensibili tra annate in termini di gusto, alcolicità, o eccentricità eccessive.

Puoi invece permetterti politiche di prezzi aggressive e incontrare le necessità del bevitore non per forza interessato a recitare la lista delle denominazione di origine controllata e garantita italiane al figlio, la sera per addormentarlo.

Come ha senso lo stallo descrittivo nel raccontare un Chianti da 2 euro.

Troviamo un compromesso. Ci sono ovviamente delle eccezioni e cercando bene si trova sempre qualcosa degno di interesse. Da assiduo frequentatore di Esselunga per esempio ho un pugno di produttori che vale la pena consigliare.

Proviamo?

Verdicchio Dei Castelli di Jesi superiore – Pievalta

Costola di Baroni Pizzini, Pievalta è una delle migliori espressioni del Verdicchio di Jesi. Dopo un decennio in cui si è puntato sulla biodinamica e la certificazione Demeter, nessuno discute più la qualità e le potenzialità di invecchiamento delle etichette aziendali.

Non è stato sempre così e nei primi anni, il supporto distributivo di Esselunga ha dato un bell’aiuto alla diffusione del marchio, specie del vino di entrata. Non è cambiata questa politica e ancora oggi ci sono dei periodi dell’anno che il vino esce sottoprezzo. E a 6 euro è probabilmente tra le 10 migliori bevute in Italia. Non supera comunque i 10 euro.

Fiano di Avellino – Feudi di San Gregorio

Negli ultimi anni il profilo dei vini di Feudi San di Gregorio, colosso produttivo simbolo del meridione, è cambiato molto. Vini meno costruiti e “piacioni”, molto più vicini al territorio e all’espressione vera dei vitigni. Pare retorica, ma non lo è.

La qualità media della proposta è tutta rassicurante, ma se volete scoprire un buon Fiano, gustoso, ricco e sanamente didattico, fateci un pensiero. Anche questo è frequentemente in offerta, intorno agli 8 euro, ma solitamente, a quel prezzo, se ne può prendere solo una bottiglia. Altrimenti anche qui siamo sui 10 euro.

Riserva del fondatore – Giulio Ferrari

Blindati dal lucchetto, marginati in un angolo austero, guardati con sospetto, i vini di alto profilo e costi considerevoli esistono anche nei supermercati. È l’angolo “guardare ma non toccare”, non necessariamente generoso di grandi proposte.

Lasciate perdere la sequela di Champagne anonimi che mediamente imperversa. Se volete investire in una grande bolla per una volta buttatevi in Italia, su Giulio Ferrari, tra gli apici della spumantistica nazionale.

È appena uscita l’annata 2005, solito connubio di eleganza e finezza. Sfoggiatelo a Natale così vi sentite meno in colpa per la spesa mai inferiore ai 50 euro.

Pigato – Rocche del gatto

L’outsider per eccellenza dell’Esselunga. Una piccola cantina ligure frutto delle visioni anticonformiste di Fausto De Andris, uno che fa i vini naturali da prima che andassero di moda, uno che alle fiere dei vini porta 20 annate dei suoi Pigato e Vermentino per dimostrarne le potenzialità.

Anche questo Pigato si trova ogni tanto scontato intorno ai 5 euro, ma ve lo consiglio al di là del prezzo: un’interpretazione molto personale del vitigno, con una lunga macerazione sulle bucce, solitamente tipica dei vini rossi. Provatelo con pesci particolarmente grassi.

Verdicchio Bucci

Verdicchio atto II. Esselunga sfoggia anche il vino di entrata di Ampelio Bucci, la cui riserva è probabilmente il più celebrato Verdicchio al mondo. Ma per quello dovete tirare fuori oltre 30 euro e rivolgervi altrove.

Il base è un vino pronto (ma non prontissimo) subito, dimenticabile anche qualche anno in cantina. È una bevuta piuttosto sottile, mai particolarmente esplosiva al naso, ma una buona sintesi del carattere del vitigno. Ancora sui 10 euro.

Lambrusco di Sorbara secco – Cavicchioli

Probabilmente è colpa degli hipster e del grande ritorno dei rifermentati in bottiglia, veri vini bevanda sempre più concorrenti delle birre artigianali, ma il Lambrusco, grazie alla sua schiettezza e semplicità generosa, gode di buona salute.

Nelle cantine della GDO la tipologia sconta ancora molto il suo profilo di mercato dominante –prezzi irrisori, bocca dolcissima, longevità sostanzialmente nulla– ma qualcosa di buono si trova, anche se anche dei grandi marchi mancano le selezioni migliori, La vigna del Cristo per Cavicchioli e Il fondatore per Chiarli.

Starei allora sul Lambrusco di Sorbara di Cavicchioli, un frizzante secco e onesto che si allontana un po’ dal profilo della spremuta di fragola che ancora va per la maggiore. Ve lo portate a casa per meno di 5 euro.

Barbaresco – Prunotto

Non c’è il Piemonte giusto all’Esselunga, me ne cruccio, ma se serve una consulenza sono qui (si scherza!). Soprattutto il dio Nebbiolo è malamente rappresentato.

Provate con Prunotto, cantina storica con più di un secolo alle spalle, che ora è fuori con il Barbaresco 2013. Bella annata, tipologia importante, carattere un po’ commerciale, ma vicino al palato di chi ama grandi vini un po’ ammorbiditi. Solitamente a 20 euro.

Cirò – Librandi

È un decennio abbondante che la Calabria sta risalendo faticosamente la china enologica attraverso versioni sempre più espressive e sincere del suo vitigno migliore: il gaglioppo, un’uva possente e austera che contraddice lo stereotipo del rosso del sud tutto frutto e dolcezza.

Da queste parti non troverete le piccole cantine che hanno dato vita a questa sorta di new wave (A’ Vita, Arcuri, Cataldo Calabretta e altre), ma Librandi, azienda di dimensioni importanti. Il loro Cirò rappresenta un buon modo per iniziare a confrontarsi con il vitigno. Spendendo molto poco. Tipo 6 euro.

Chianti Classico – Badia a Coltibuono

Dimenticate la possibilità di rintracciare dei sangiovesi minimamente interessanti nel calderone del Chianti e buttatevi nella fascia del Chianti Classico dove potete almeno cominciare a capirci qualcosa.

La fortuna vi sorride perché è disponibile anche un’azienda inattaccabile come Badia a Coltibuono che avevo già inserito tra i 10 vini da provare. Sinceramente non l’ho mai incrociata nei miei pellegrinaggi fantasmatici, ma sul sito c’è. E costa 13 euro.

E web canta.

[Crediti | Link: Immagine di copertina: Lifephoto]