Il Chianti è un ipotesi, un’idea che sfugge: la vittoria dell’immaginario sul bicchiere. Brand imponente e caos legislativo, fiaschi in centro a Firenze e bottiglie griffate.
Un mondo che ingloba territori disparati, mercati diversi e fasce di prezzi molteplici: dai 2 euro del vostro supermercato segreto preferito ai 100 delle riserve più altisonanti e muscolari.
Orientarcisi può essere un calvario.
E per inciso, il Chianti Doc, con i suoi 10 milioni di litri venduti, per un valore complessivo di oltre 454 milioni di euro, si conferma ai primi posti tra i vini nazionali più venduti, lo dice una ricerca Iri appena presentata al Vinitaly.
Vengono in soccorso le anteprime toscane che a fine febbraio sistematizzano il tutto con una full immersion imponente. Ci si spacca il palato con quasi 400 vini in 2 giorni, ma si esce con le idee più chiare.
Tra i 2016, ancora giovani e a volte poco definiti, bevete questi:
Chianti Principio | Azienda agricola La svolta
Se cercate un Chianti semplice, snello e dissetante, fruttato e pronto per pasteggiare andate a Malmantile, vicino Firenze e provate i vini di La svolta. Bella realtà, uva da agricoltura biologica, tre versioni del Chianti, tra cui questo senza solfiti aggiunti. Fanno anche olio e miele.
Chianti Rufina | Fattoria Selvapiana
Se preferite un Chianti più “serio” e pepato, ma non banale provate questo Chianti Rufina, zona generalmente più interessante. Un vino pulito e preciso, dal sorso ricco e dall’ottima bevibilità.
Chianti Montalbano | Fattoria Betti
Dalle colline di Montalbano uno dei 2016 più definiti e interessanti: ha corpo, struttura, freschezza e un bel naso complesso, tra frutta, fiori e spezie. Prendete e bevetene tutti (cit.).
Chianti dei Colli fiorentini “Ugo Bing” | Fattoria di Fiano
Uno dei Sangionese più vicino alle aspettative di chi ama il lato più selvaggio e meno ammaestrato del vitigno. Da carne ruspante, anche selvaggina se volete.
Passiamo al Chianti classico 2015, ovvero la tipologia più importante in un’annata abbastanza celebrata. La qualità media è interessante e alcuni picchi sono importanti. Nonostante il grande calore del 2015 fortunatamente sono vini che mediamente si bevono bene e non hanno eccessi alcolici. Cerchiamo di uscire un po’ dal seminato dei nomi più noti con:
Chianti Classico | Brancaia
Vi piace il pepe? E i frutti di bosco? Aggiungeteci una bella carnosità e un tannino vigoroso e avete un Chianti potente ma solare, serio ed espressivo. Un animale da tavola, specie per la cucina toscana.
Chianti Classico | Val delle corti
Ottima espressione di un territorio (Radda in Chianti) da dove escono alcuni dei migliori vini della tipologia. Naso sottile e poco esplosivo, bocca fragrante e intensa. Democratico, ma non piacione.
Chianti Classico | Montesecondo
Tra i più espressivi e d’impronta naturale: sicuramente il più salato, perfetto per chi vuole un sangiovese sincero e profondo che finisce sotto i 30 minuti. Allegramente.
Chianti Classico | Riecine
Ho cercato di non includere i mostri sacri, ma la 2015 di Riecine era già in grande forma. Caldo e setoso, con un naso molto più fino e balsamico degli altri vini provati. In bocca è ricco, saporito e scalpita parecchio. Godimento.
Infine 2 riserve di un annata disgraziata come la 2014. Si è buttato molto e si sono avuti numerosi problemi di maturazione dell’uva, eppure i vini continuano a dimostrarsi spesso molto interessanti, eleganti e di bevibilità pazzesca. Se vi piacciono i rossi dolci e muscolosi però meglio astenersi.
Chianti Classico Riserva Il Campitello | Monteraponi
Della serie il manico conta più dell’annata, un vino grandioso di un’austerità e di una complessità assoluta. Ciliegioso e speziato, floreale e sapidissimo, da non farsi scappare. Ma ce n’è poco, molto poco.
Chianti Classico Riserva “Caparsino” | Azienda agricola Caparsa
Biologico, come il precedente (ma è abbastanza irrilevante)e di grande acidità e ricchezza: un sangiovese autentico, fresco, goloso. Il convivio è il suo regno.