Si torna a parlare di legge sul biologico, tornano a infuriare le polemiche sulla (supposta) equiparazione tra biologico e biodinamico, e sulla legittimazione che la nuova normativa darebbe a questa “pratica antiscientifica”. Evviva, non vedevamo l’ora. Ora però spunta anche un’altra questione, quella del Tavolo del biologico, al quale sarebbe inopportuno far sedere la biodinamica.
Se ne parla di nuovo perché il disegno di legge, approvato a maggio 2021 al Senato, dopo aver concluso l’iter in commissione alla Camera, è oggi approdato alla discussione in Aula. Potrebbe essere approvato senza modifiche, nel qual caso il testo diventerebbe legge; oppure potrebbe passare qualche emendamento, il che riporterebbe la palla al Senato – e sarebbe la seconda volta, la prima fu nel 2018. Il testo è lungo e articolato, complesso e completo: è la legge sul biologico che da anni il settore si aspettava e reclamava, e che ormai anche la normativa europea imponeva.
Biologico e biodinamico sono la stessa cosa?
Ma il discorso pubblico si concentra soprattutto sulla biodinamica, la pratica agricola inventata da Rudolf Steiner che prevede – oltre ai tipici standard dell’agricoltura biologica – l’uso di metodi curiosi e vagamente esoterici come il cornosilice e il cornoletame. Cacca di mucca: la mia impressione è che se la pratica fosse altrettanto esoterica ma meno scatologica, ci accapiglieremmo molto di meno, e invece parlare di escrementi ci fa tornare tutti bambini, allegria, ma la mia impressione non conta.
La prima a lanciare strali fu la senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo, parlando di pratica “stregonesca”, che non dovrebbe avere l’onore di essere nominata in una legge dello Stato, né tantomeno equiparata alla coltivazione biologica. Allora viene da chiedersi: la legge equipara biodinamico e biologico? In apparenza sì; in effetti si legge all’articolo 2, comma 3:
Ai fini della presente legge, i metodi di produzione basati su preparati e specifici disciplinari applicati nel rispetto delle disposizioni dei regolamenti dell’Unione europea e delle norme nazionali in materia di agricoltura biologica sono equiparati al metodo di agricoltura biologica. Sono a tal fine equiparati il metodo dell’agricoltura biodinamica ed i metodi che, avendone fatta richiesta secondo le procedure fissate dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali con apposito decreto, prevedono il rispetto delle disposizioni di cui al primo periodo.
Attenzione però: il biodinamico, come gli altri eventuali metodi che ne fanno richiesta, è equiparato al biologico se rispetta le disposizioni di legge italiane ed europee sul biologico. Ovvero se è biologico: cosa che normalmente avviene; tutte le aziende biodinamiche sono anche biologiche, e finché rispettano i parametri del biologico, nessuno può dir loro niente se poi mettono la vescica di cervo sottoterra o recitano filastrocche in aramaico. Quindi la legge non equipara proprio nulla, diciamo che prende atto di una situazione già esistente.
Quello che la legge non fa, come scrive su Facebook Michele Fino, professore di diritto all’università di Scienze gastronomiche, è prevedere che possa esistere un biodinamico che non è biologico: questa sarebbe davvero una novità di cui scandalizzarsi, ma questo la legge non lo dice, anzi afferma espressamente il contrario. Quindi, niente paura: l’Italia non finanzia il cornoletame, come abbiamo già scritto all’epoca.
Sorge allora il dubbio che se ne voglia colpire uno (il biodinamico) per educarne cento (le aziende “solo” biologiche, che sono la maggioranza). E se si va a rileggere l’intervento di Cattaneo al Senato, è più che un sospetto:
Si tratta di prodotti che si trovano nei supermercati a prezzi doppi o tripli rispetto a quelli privi di certificazione biologica, ma che non hanno nulla di più se non il prezzo. Ecco perché mi spaventa, seguendo le parole del relatore, che si voglia incentivare il consumo del biologico.
Insomma, parlare di streghe e cacca di mucca per gettare discredito su un intero settore, su delle pratiche agricole più rispettose dell’ambiente e della natura, rispetto a quelle dell’agricoltura convenzionale, e dalle quali la stessa agricoltura tradizionale avrebbe molto da imparare: come ci ha raccontato qualche tempo fa l’agronomo e scrittore Giovanni Sartori in questa intervista.
La biodinamica seduta al Tavolo del biologico
Contro “l’ingresso della magia nell’ordinamento giuridico” si è espresso più volte anche il neo Nobel per la fisica Giorgio Parisi, l’ultima in un pezzo sull’Huffington Post. Dopo aver riportato con ironia alcune delle assurde pratiche biodinamiche, pure lui però conviene sul fatto che l’equiparazione sia nei fatti prima che nella legge: “Apparentemente questa norma sembra essere del tutto superflua. Se un agricoltore rispetta il regolamento per l’agricoltura biologica, è evidente che produce automaticamente prodotti biologici, anche se segue i disciplinari della biodinamica…”.
Però poi aggiunge che “le associazioni dell’agricoltura biodinamica, hanno una corsia preferenziale: la legge garantisce loro un rappresentante al Tavolo Tecnico che deve proporre e organizzare gli interventi a favore dell’agricoltura biologica. Le associazioni biodinamiche riceverebbero un trattamento di favore rispetto alle associazioni semplicemente biologiche”. Vero? Vediamo la legge, che all’art. 5 istituisce il “Tavolo tecnico per la produzione biologica“. E al successivo comma 3 specifica la composizione:
Il Tavolo tecnico è costituito da tre rappresentanti nominati dal Ministro (…) da un rappresentante nominato dal Ministro della salute, da un rappresentante nominato dal Ministro della transizione ecologica, da quattro rappresentanti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano (…), da un rappresentante dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, da un rappresentante della cooperazione agricola, da quattro rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole a vocazione generale, da un rappresentante per ciascuna delle associazioni maggiormente rappresentative nell’ambito della produzione biologica e da un rappresentante delle associazioni maggiormente rappresentative nell’ambito della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biodinamico, da due rappresentanti delle associazioni dei produttori dei mezzi tecnici utilizzati nell’agricoltura biologica, da tre rappresentanti delle associazioni dei consumatori, da tre rappresentanti della ricerca scientifica applicata nel settore della produzione biologica (…), da tre rappresentanti dei distretti biologici di cui all’articolo 13 e da tre rappresentanti degli organismi di controllo.
E quindi sì, è vero, c’è un rappresentante del biodinamico, ma in mezzo a tutti gli altri: avete visto quanta gente c’è, seduta? Più che un tavolo, pare una sagra. Quindi non è corretto dire, come fa Parisi, che ci sia un trattamento di favore rispetto al “semplicemente bio”: queste associazioni hanno invece molti più rappresentanti, sembrerebbe in proporzione al loro numero e diffusione sul territorio.
Non solo: ma questa della legge non è, proprio come la suddetta equiparazione, neanche una novità. Ricalca invece la composizione del già esistente Tavolo tecnico sull’agricoltura biologica, istituito con un Decreto del 2013, nove anni fa quindi: “Cra, Inea, Ismea, Ciheam/Iamb, Confagricoltura, Cia, Coldiretti, Federbio, Aiab, (…) Associazione per l’agricoltura biodinamica (…)”. Anche qui, come si vede, insieme a decine e decine di altri rappresentanti di enti e associazioni. Una questione di potere? Certo, ovvio. Un insulto alla Costituzione? Non mi pare proprio.