Se i francesi li chiamano “vins de soif”, vini da sete, una buona idea è rispondere con “vini da piscina”, oppure direttamente “poolwine”, come vuole il progetto di Vincenzo Donatiello, 33enne sommelier lucano da 5 anni nel ristorante Piazza Duomo di Alba, regno dello chef stellato Enrico Crippa.
Da bevitore seriale, che per lavoro assaggia migliaia di vini ogni anno, Donatiello –già miglior sommelier junior d’Italia nel 2004– ha scoperto in anni di contatto con le migliori firme enologiche internazionali centinaia di vini dal tasso di bevibilità elevato perché leggeri, immediati e semplici, come ha spiegato a La Stampa.
Vini semplici e piacevoli”, spesso snobbati da esperti e cantine, che non essendo facilmente abbinabili al tipo di cucina di Crippa non rientrano tra le 1800 etichette servite nel ristorante di Alba. Nonostante questo, “sono quelli che consumo di più, e avevo voglia di raccoglierli e raccontarli online”, dice Donatiello, che in primo tempo aveva pensato a un libro, ma “leggendo le schede fatte di punteggi e tecnicismi ho pensato che è proprio questo linguaggio aulico e quasi mistico ad allontanare il vino dalla gente e la gente dal vino”.
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Ma come si riconoscono i vini da piscina? Sono quelli che “finiscono subito” risponde Donatiello, i classici vini beverini che però escono dagli schemi: anche un Barolo o un Brunello possono essere vini da piscina, per esempio, se il Barolo è annata 2011, caratterizzata da un alto tasso di bevibilità, e servito come aperitivo alla temperatura di 15 °C, oppure il Pinot Noir di Borgogna.
Insomma, come avrete capito i vini da piscina sono roba serissima, e se alcuni produttori potrebbero storcere il naso per la definizione di “vinelli”, nonostante arrivino da questi buona parte dei loro guadagni, in molti approvano il progetto senza esitazioni.
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Come Alessio Planeta, siciliano, completamente d’accordo con il progetto Poolwine: “Se mi dicono che abbiamo prodotto un vino da piscina, io ne sono felice, soprattutto se poi se ne bevono una piscina intera”.
A questo punto siete incuriositi e ci chiedete qualche dritta? Affidatevi ai consigli di Donatiello, che sempre attraverso La Stampa suggerisce i migliori vini da piscina, per soddisfare lo spirito, d’accordo, ma pure placare la sete.
1) Palmento Rosso 2016 – Anna Martens
Figlio di due uve regine –Nerello Mescalese e Nerello Cappuccio– è uno dei vini di punta di Anna Martens, che ha iniziato la produzione di vino dieci anni fa sulle pendici dell’Etna. “Colore rosso scarico ma di intensa vivacità, esprime nel bicchiere un carattere gioioso e una beva contagiosa”, ha scritto Roberto Fiori su La Stampa, con profumi persistenti di frutta rossa.
2) Langhe Chardonnay Sterbu 2016 – Rizzi
Per quanto in piemontese sterbu voglia dire torbido, questo Chardonnay non filtrato prodotto a Trelso, nella Bassa Langa, è una “gioia per gli occhi, l’olfatto e il palato” spiega La Stampa. Brilla nel bicchiere e rinfresca con note di agrumi e frutta gialla.
3) Saint Romain 2016 – Alain Gras
In Borgona il nome di Alain Gras è una garanzia. Un Saint Romain di classe, ma che non disdegna di accompagnarvi in piscina per la facilità di beva. È quasi agosto e fa un caldo terribile: “sdraiatevi al sole e all’ora dell’aperitivo accompagnatelo con un rinfrescante gazpacho”.
4) Lambrusco Modena ancestrale 2016 – Francesco Bellei
Se il collegamento tra Lambrusco e salumi è partito automatico, ben venga. In realtà con il vino di Bellei è meno scontato, ma portatelo comunque in piscina, il più rosa dei Lambrusco che vi possa capitare vi stupirà per i profumi di rosa e mirtilli e per il palato vivace da aperitivo scanzonato.
5) Cerasuolo d’Abruzzo 2017 – Tiberio
Nella produzione di Cristiana Tiberio, una tra le vignaiole di cui gli appassionati italiani vanno più fieri, questo Cerasuolo ha il valore di un simbolo. I profumi di rosa e ciliegia accendono l’estate, “dall’hamburger all’aperitivo”, ovviamente consumato in piscina, ” è impossibile dirgli di no.